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Don Byron e Aruàn Ortiz al Pinocchio di Firenze
Pinocchio Live Jazz
Firenze
27.11.2021
Ripresa la stagione dopo un anno e mezzo di interruzione causata dalla pandemia, il Pinocchio Live Jazz di Firenze ha presentato come evento speciale della sezione autunnale il pianista cubano residente a New York Aruán Ortiz e il clarinettista Don Byron, che da alcuni anni collaborano in un duo assai singolare per selezioni musicali e originalità delle interpretazioni, con il quale nel 2018 hanno anche pubblicato per la Intakt l'album Random Dances and (A)Tonatilies.
Entrambi esploratori di molteplici ambiti musicali e collaboratori di artisti avvezzi alla ricerca, Ortiz e Byron hanno in questo caso affiancato ad alcune loro composizioni originali una larga scelta di musica altrui, reinterpretata però in modo assai personale, mettendo a frutto proprio la loro frequentazione della musica creativa. Il concerto è infatti iniziato con "Alabama" di John Coltrane, nel quale i due musicisti hanno operato in modo assai "mimetico," con Byron al tenore su espressività prossime a quelle del grande Maestro di Hamlet e Ortiz disposto a un accompagnamento tyneriano. Ma si trattava solo del primo dei molti scenari attraversati nel corso dei due set del concerto; ne è infatti seguito uno subito molto diverso, una composizione di Geri Allen nella quale Byron è tornato al suo primo strumento, il clarinetto (peraltro in quest'occasione usato meno del tenore) e al suo più usuale stile: frammentato e un po' stralunato, con forte espressività e dinamica sulle note alte. Uno stile perfettamente in linea con quello nervosamente percussivo, eppure elegantissimo, di Ortiz. Cambio di brano e cambio di scenario: un blues condotto classicamente da Byron e monkianamente dal pianista, seguito da un singolare intreccio tra "Summertime" e ritmi caraibici.
Nel prosieguo del concerto, poi, Ellington si è alternato a Bach, Anthony Braxton al catalano Federico Mompouche Ortiz ha dichiarato essere tra i suoi compositori predilettimentre anche gli stilemi dei due protagonisti della serata mutavano di brano in brano. E se Byron, ben noto a Firenze per le sue frequenti presenze in vari organici fin dalla metà degli anni Novanta, ha confermato quel che si sapeva di lui, più sorprendente è stato il pianista, che ha mostrato una tecnica prodigiosa, uno stile personalissimo anche nel suo eclettismo, e soprattutto una eleganza di movenze e una sospesa scelta dei tempi davvero ammirevoli.
Grande serata, dunque, che ha riproposto il Pinocchio come luogo fondamentale per gli appassionati fiorentini; uno spazio la cui mancanza si spera di non dover soffrire ancora, né per la pandemia, né per le problematicheeconomiche, ma soprattutto di riconoscimento istituzionaleche l'avevano preceduta e che, a causa delle sofferenze che il no-profit ha subito nel periodo del confinamento (il jazz club è ospite di una Casa del Popolo), potrebbero tornare d'attualità.
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