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Death of a Bebop Wife

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Death of a Bebop Wife

di Grange (Lady Haig) Rutan

Cadence Jazz Books

2007.

Dietro il titolo pruriginoso, si cela la biografia di Al Haig (1924-1982): grande pianista, ancorché personaggio tra i più sottovalutati del bebop. L’ha scritta la sua prima moglie Grange Rutan, che ha impiegato ben quindici anni per raccogliere le oltre quattrocento testimonianze di musicisti, produttori discografici e giornalisti.

Da Parker a Gillespie, è tutto un florilegio di interviste, che si inscrivono nel solco della storia orale, inaugurata da Ira Gitler per quel che riguarda la storiografia statunitense del jazz. Ma oltre a non essere in diversi casi fonti di prima mano (citazioni di citazioni), questi rimandi non vanno oltre l’acritico elogio, senza far capire al lettore la morfologia dell’arte del pianista.

Ricorrendo ad una terminologia filosofica, si potrebbe definire questo libro più votato all’aspetto essoterico (la superficie) che non a quello esoterico (il nocciolo della materia), scontentando così il lettore più curioso.

Non mancano certo gustosi aneddoti musicali, per controbilanciare la sostanziale asetticità del libro, su cui gravano altre pecche. Oltre alla ridondanza delle pagine (534 di questa levatura sono davvero troppe), la discutibile valenza di alcuni capitoli, incentrati sulla storia personale dell’autrice nonché sulle vicissitudini umane del marito.

Ed è appunto questo il limite principale dell’opera: come nel caso della biografia di Gavin su Baker, lo scandagliare in luogo della musica i lati oscuri (droghe, violenza, fedina penale, accusa di omicidio della seconda moglie) di una personalità musicale eminente, che francamente all’appassionato di jazz interessano poco o niente.

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