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Claxton-Berendt: Jazz Life

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Jazz Life

di William Claxton e Joachim E. Berendt

Edizioni Taschen

pagine 552

Euro 49,99

Chiunque ami profondamente il jazz avrebbe voluto vivere negli Stati Uniti tra la fine degli anni cinquanta ed i primi sessanta, nella stagione forse più esaltante della sua storia: respirare l'aria fumosa di locali come il Birdland, il Village Vanguard o il Lighthouse; assistere alle esecuzioni dei grandi esponenti delle scuole passate (giù fino al New Orleans e al Dixieland) accanto agli esponenti del bop, dell'hard-bop e del West Coast; vivere i primi segni del rinnovamento con Mingus, Ornette, Evans, Coltrane.

E, ampliando l'orizzonte, partecipare a un meeting dell'Abyssinian Baptist Church a Newark, alle street parade nel French Quarter di New Orleans oppure ad una jam session a casa di Joe Mares.

Queste cose e molte altre si possono rievocare sfogliando le pagine di "Jazz Life" di William Claxton e Joachim E. Berendt, un libro culto che la Taschen ha ristampato nei mesi scorsi in un'edizione speciale - super economica per la qualità dell'opera - in occasione dei suoi 25 anni.

Il volume, di 550 pagine in grande formato, include un CD di originali registrazioni riprese sul campo da Berendt e ed è molto più di un libro fotografico.

Si può definire la cronaca di un viaggio coast to coast negli Stati Uniti, toccando i luoghi simbolo della musica afroamericana ma è in effetti un'indagine etnografica che ricrea, con gli approfonditi reportage di Berendt (in inglese, francese e tedesco) e le splendide foto di Claxton, la straordinaria dimensione culturale del mondo afroamericano. Bronislaw Malinowski o Ruth Benedict non avrebbero potuto far meglio.

Ai primi di ottobre del 1959 - ricorda il fotografo nell'introduzione - ricevette una telefonata da un critico tedesco che in perfetto inglese, si presentò come Joachim Berendt. Questi gli proponeva una collaborazione per illustrare un volume che avrebbe documentato i multiformi ambiti del jazz negli Stati Uniti. L'offerta era generosa (settemila dollari) e Claxton pur dovendo lasciare per qualche mese la giovane moglie, decise di accettare.

I due affittarono una Chevrolet Impala e partirono. Il critico col suo registratore Nagra ed il fotografo con le sue fotocamere: dalla nuova (per allora) reflex Nikon F, alla classica Leica M3 e alla vecchia Rolleiflex, regalatagli da Richard Avedon. L'itinerario prevedeva di partire da Manhattan, passare da Philadelphia e Washington, scendere a New Orleans e poi andare a Memphis, Chicago, St.Louis, Detroit, Kansas City. Quindi fermarsi in California (con una sosta al festival di Monterey), andare a Boston, Newport e ritornare a New York.

Il libro può essere affrontato in due modi: chi non conosce le lingue può affidarsi alle centinaia di foto, bellissime ed evocative, che meritano più di uno sguardo superficiale. Molte di loro fissano la specificità psicologica di un artista, evidenziando aspetti del suo percorso musicale o esistenziale: un esempio sono la celeberrima istantanea presa dall'alto del giovane Ornette col sassofono di plastica oppure quella di Art Pepper in cima a Fargo Street - Los Angeles - in una pausa dal carcere, con il precipizio alle spalle pronto a inghiottirlo. O quelle meno note di Joe Albany, Sam Jones e Charles Mingus a Newport, di rara intensità.

A differenza di ciò che pensava Claxton ("i libri fotografici sul jazz sono tristi") le immagini di questo volume sono spesso estroverse e solari. Si vedano la posa serena di Scott La Faro a Monterey, quella gioiosa di Charlie Mariano e Toshiko Akiyoshi, in posa nella cabina per le foto tessera, il quintetto di Cannonball Adderely sulla spiaggia di Santa Monica, Thelonious Monk sorridente al tavolino di un bar che sorseggia un drink.

Altre fotografie hanno un carattere davvero antropologico, documentando momenti perduti dell'America di quegli anni: si vedano quelle sul funerale a New Orleans, il Luna Park di St. Louis con la gente davanti al tendone di Baby Flo, la locale "donna cannone," oppure i tre bambini fuori Washington Square, che suonano i loro piccoli strumenti con aria professionale.

Gli scritti di Berendt coniugano la parte storico-critica all'attualità e al reportage di viaggio, aiutando a precisare il contesto socio-musicale. Il viaggio durò quattro mesi e raccolse migliaia di fotografie, centinaia d'interviste e montagne di registrazioni sul campo, alcune delle quali incluse nel compact allegato al volume.

Un testo imperdibile e una magnifica strenna natalizia per appassionati e cultori della musica afroamericana.


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