Allievo di Makanda Ken McIntyre e Dave Liebman, attivo sulla scena jazzistica alla testa di propri gruppi a partire dalla fine degli anni Ottanta, e in parallelo in seno a formazioni dirette da Reggie Workman e Ronald Shannon Jackson, il sopranista Rob Reddy ha maturato nel corso degli anni una visione alquanto personale del fare jazz, come questo bell'album in quintetto, registrato nel luglio 2016 con dentro musicisti del calibro di Pheeroan AkLaff, altro suo sodale di lunga data, e Brandon Ross, testimonia eloquentemente.
Lo compongono dieci brani tutti a firma del leader, informati sin dall'inizio da una bella verve, collettiva e individuale, da un clima teso e dinamico (a volte, come in segmenti di "Duck Duck Goose" e "Without a Paddle," persino un po' troppo saturo) che non manca tuttavia di recuperare periodici ripiegamenti, come accade nell'ampio "Time Smells Good" o nella prima parte di "Redemptive Grace," assorta e concentrata, prima di un'esplosione improvvisa che incammina la musica lungo itinerari di neanche troppo vago umore mingusiano.
In definitiva un album di sicuro spessore, che non stanca all'ascolto ma nel contempo sa abilmente eludere le risacche dell'ovvietà e della prevedibilità.
Track Listing
Hear Me?; Right As Rain; Duck Duck Goose; Without a Paddle; Forsaken; Hear Me? (Very Slight Return); Time Smells Good; Paralysis of Analysis; Redemptive Grace; Hear Me? (Slight Return).
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o