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Chitarra mediterranea: intervista a Giovanni Palombo

Chitarra mediterranea: intervista a Giovanni Palombo
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Seguiamo da tempo l'attività di Giovanni Palombo, chitarrista romano partito dal fingerpicking puro di matrice folk e successivamente approdato su territori musicali più vicini al jazz, soprattutto per via della sua collaborazione con il clarinettista Gabriele Coen con il quale ha fondato il quartetto Camera Ensemble, proponendo una musica comunque sempre radicata nell'area del Mediterraneo. In occasione della recente pubblicazione del suo ultimo lavoro, Taccuino di jazz popolare, abbiamo intrattenuto col chitarrista una breve conversazione per parlare di questo suo nuovo progetto.

All About Jazz: Due parole sul progetto Taccuino di Jazz Popolare.

Giovanni Palombo: Taccuino di Jazz Popolare, segue di alcuni anni il precedente album Retablo, che era tutto incentrato sulla chitarra. "Taccuino" cerca di fissare il periodo musicale degli ultimi tre anni circa attraverso composizioni e collaborazioni, e come cerco di fare sempre, raccoglie lo sforzo di esprimere la verità che trovo nella musica, le sintesi che sto cercando e sperimentando. Si cerca l'espressione massima di cui si è capaci, non sempre ci si riesce. La registrazione, le ore in studio, la preparazione dei brani, introducono a volte elementi inattesi, anche tensioni, e certe giornate la esecuzione può non essere delle migliori. Ad esempio, ho escluso dall'album un brano di sola chitarra perché non ero soddisfatto della mia esecuzione nel giorno in cui l'ho registrato. Ciò detto, trovo che i momenti della registrazione di un proprio progetto sono le pietre miliari del percorso artistico, una istantanea necessaria di quello che stai facendo, che rende più chiaro dove vai e dove stai andando. Per questo è importante registrare in uno studio in cui ci si trovi bene, e in cui si possa lavorare al meglio, e per questo voglio ringraziare anche da qui Enrico Moccia e Francesco Lupi di Emme Record Label per la professionalità ma soprattutto per l'ottima interazione che abbiamo avuto.

AAJ: Trovo particolarmente riuscita la scelta del titolo. "Taccuino" suggerisce l'idea di appunti da sviluppare e approfondire, mentre Jazz Popolare è forse la migliore definizione della tua musica di adesso, fortemente improntata al jazz ma senza mai dimenticare le proprie radici nella musica popolare, e particolarmente quella mediterranea. È questa l'idea che volevi suggerire?

GP: Esatto, come sai la mia musica si muove sulla ricerca di un incontro tra musica mediterranea e in parte popolare e il jazz. Direi che il fulcro è l'unione di intense melodie cantabili con una armonia quasi sempre di matrice jazz. Riunire questi aspetti in modo coerente e appagante non è così scontato. Per questo parlo di ricerca. L'accento può ovviamente cambiare ed essere su un elemento o su un altro, e poi a volte ci sono echi di musica classica, oppure di canzone popolare, insomma una sorta di sincretismo musicale che trovo stimolante e ricco. Un percorso basato su suoni acustici (ovviamente amplificati) e dove anche l'improvvisazione ha una presenza importante. Il "Taccuino" esiste veramente, ed è quello in cui raccolgo le mie idee e annotazioni musicali più o meno definite, a volte brani allo stato embrionale, tutto materiale il cui sviluppo dà poi luogo alle composizioni.

AAJ: In questo disco troviamo rappresentati diversi momenti della tua carriera musicale, da quelli in passato già ampiamente collaudati della chitarra sola e del quartetto con Gabriele Coen alle novità del presente dei duetti con Pasquale Laino e Alessandro D'Alessandro. Per il futuro cosa prevedono i tuoi progetti musicali?

GP: Il quartetto Camera Ensemble è una realtà collaudata, nella quale mi riconosco pienamente. Abbiamo la nuova collaborazione del percussionista Francesco Savoretti che ha portato la sua musicalità e il suo versatile polistrumentismo percussivo, e comunque con Gabriele Coen e Benny Penazzi si suona sempre con entusiasmo e in modo consolidato. Suono ormai da un paio di anni nei duetti con Pasquale Laino oppure Alessandro D'Alessandro e devo dire che sono entrambe situazioni di spessore con musicisti capaci e di livello, che mi danno modo di apprezzare e di godermi le diverse sfaccettature musicali della musica e delle mie composizioni. L'altro "mondo parallelo" della musica a cui appartengo, quello della chitarra acustica, mi offre inoltre spesso la collaborazione con altri chitarristi, e recentemente si è attivato un trio di chitarre con l'argentino Luis Borda e il tedesco Wolfgang Netzer. Ero in tour con loro in Germania quando purtroppo è sopraggiunta l'emergenza. Quando possibile suono anche con altri artisti del giro dell'Acoustic Music Records, l'etichetta tedesca con cui ho inciso diversi CD, ad esempio con Claus Boesser-Ferrari e più raramente con Peter Finger. Quindi i progetti dei prossimi tempi saranno incentrati su queste varie situazioni, mentre una novità di rilievo è la collaborazione in duo con il vibrafonista Pierpaolo Bisogno, suggerita dalla etichetta Emme Record Label e con cui entrambi abbiamo realizzato i nostri CD più recenti.

AAJ: Come nascono le tue collaborazioni artistiche? Scrivi la tua musica avendo già in mente un certo organico per eseguirla, o scegli i musicisti in funzione della musica? Quale dei due processi è più importante per te?

GP: Inizierei con il dire che mi piace comporre e quindi lo faccio usualmente, inizialmente senza pormi la questione di chi suonerà il brano e con quali strumenti. C'è quasi sempre il piacere di scrivere musica, e volere arrivare a una scrittura compiuta, che va poi interpretata. Partendo da questo, direi che sono possibili le varie situazioni, a volte mi trovo a comporre un brano pensando che sarebbe bello sentirlo suonare ad esempio da un sassofono, o da una fisarmonica. Di qui la scintilla di una collaborazione, spesso legata ad avere visto suonare un musicista con lo strumento in questione. Anche se a volte lo stesso brano eseguito occasionalmente da un altro strumento può sorprenderti per efficacia e bellezza. Le composizioni che scrivo sono spesso arrangiate per Camera Ensemble, quindi mi sforzo di farle suonare adeguatamente per questo quartetto. E poi conta sempre molto l'affiatamento e anche l'empatia, che contribuiscono alla coerenza musicale, e alla affinità del sentire. Non sempre accade ma penso che nella musica questi siano punti importanti che fanno la differenza.

AAJ: Taccuino di Jazz popolare è stato autoprodotto utilizzando una campagna di crowdfunding. Puoi raccontarci come mai hai deciso per questa formula, e come è andata l'esperienza?

GP: Registrare in modo soddisfacente un CD è impegnativo sia artisticamente che economicamente, e il crowdfunding è un metodo di raccolta fondi utilizzato molto negli ultimi dieci anni nei settori più disparati e anche nella produzione discografica. D'altra parte, tranne che nella musica pop (e non tutta), e in altri pochi casi, la figura del produttore non esiste. Al massimo ci sono collaborazioni con studi di registrazione, etichette, associazioni varie, con cui si dividono le spese. Diversi colleghi e amici musicisti avevano utilizzato questo sistema per riuscire ad ammortizzare i costi, ma l'idea mi incuriosiva anche perché si basa sui tuoi sostenitori artistici, amici, allievi, gente che potenzialmente avrebbe acquistato il CD. Anticipare l'acquisto del CD (ed è questo che principalmente accade), dà un sostegno efficace alle spese, e stringe una particolare relazione con i sostenitori. Ci sono spesso sorprese di persone che non ti aspettavi sostenessero il progetto, e anche richieste, domande, acquisti di house concert a sostegno, e insomma si sprigionano una serie di energie e meccanismi che suscitano entusiasmo, a volte piccole delusioni, ma in generale posso dire di avere avuto un riscontro positivo. Ho raccolto circa un terzo delle spese preventivate, niente male anche se mi aspettavo di più. Il crowdfunding comunque è impegnativo, soprattutto nell'argomento della comunicazione web nella quale non brillo troppo. E devo ringraziare il prezioso aiuto dell'amico Alberto Menenti che in questo mi ha coadiuvato.

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