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Billy Mohler Euro-American Quartet al Pinocchio di Firenze

Billy Mohler Euro-American Quartet al Pinocchio di Firenze

Courtesy Annamaria Lucchetti

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Billy Mohler Euro-American Quartet
Pinocchio Live Jazz
Firenze
5 aprile 2025

Esplosiva conclusione della stagione 2024-2025 del Pinocchio Jazz, anche quest'anno ricchissima di eventi prestigiosi che abbiamo ampiamente documentato, che prevedeva come ultimo appuntamento la nuova formazione europea del contrabbassista statunitense Billy Mohler, denominato Euro-American Quartet. Originario di Los Angeles, Mohler —che abbiamo recentemente intervistato —è musicista dalle molteplici frequentazioni, che vanno dal jazz classico a quello più sperimentale fino agli Smashing Pumpkins e Lady Gaga. Proprio per questo il suo approccio al contrabbasso, che spesso alterna al basso elettrico, è sorprendentemente originale, così come la musica che compone e propone con i propri gruppi.

A far parte del suo quartetto Mohler aveva chiamato il sassofonista e clarinettista Francesco Bigoni, ferrarese ma da anni residente in Danimarca (peraltro fresco della nomina di direttore didattico di Siena Jazz), il trombettista Hermon Mehari, statunitense di origini ma da tempo di stanza a Parigi, e per un paio di date l'affermato batterista Jeff Ballard, residente da qualche anno in provincia di Firenze. Musicisti adatti alla musica del contrabbassista, che infatti hanno mostrato sul palco del Pinocchio di averla assimilata molto bene, nonostante fosse solo il secondo concerto assieme.

Le composizioni presentate nei classici due set di un concerto durato complessivamente circa un'ora e mezza provenivano perlopiù dai due più recenti dischi di Mohler, The Eternal e Ultraviolet. Brani relativamente semplici, ma anche ampiamente sfaccettati, che ruotavano attorno al suo contrabbasso dal singolare andamento tanto ritmico, quanto sempre narrativo, mobilissimo nel dettare alla formazione direzioni sempre cangianti, ma pronto a recuperare il filo del discorso compositivo dopo ogni assolo o passaggio corale. Brani comunque sempre trascinanti, sia per l'andamento sostenuto e coinvolgente, sia per gli spazi concessi ai quattro protagonisti: i due fiati che alternavano gli assoli a unisoni spesso sfalsati, mettendo in mostra le loro qualità interpretative —Bigoni, che ha utilizzato il solo sax tenore, una rilassata molteplicità di approcci e una grande varietà di fraseggi, Mehari una notevole pulizia del suono e una coinvolgente intensità dinamica —, Ballard la sua proverbiale sensibilità nell'accompagnamento unita alla travolgente irruenza degli assoli, il leader, appunto, il personalissimo ed elastico suono, con arpeggi sintetici e cavata stretta, che con un azzardato neologismo derivato da Ornette potremmo definire "ritmomelodici."

L'esito è stato, come detto, entusiasmante: il pubblico, che fortunatamente assiepava la sala come raramente è capitato, ha seguito il concerto con attenzione e calore, acclamando spesso i passaggi più intensi e richiedendo alla fine più bis. E lo stesso Mohler, quasi commosso, ha ringraziato spettatori e organizzatori per possibilità di far ascoltare la propria musica a un nuovo pubblico.

Serate che fanno bene al jazz e anche a chi lo ascolta, in questi tempi purtroppo così drammatici che stiamo vivendo.

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