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Antonio Borghini: Banquet of Consequences

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Antonio Borghini: Banquet of Consequences
Dalla fine degli anni Novanta avevo assistito all'esordio di Antonio Borghini in seno al collettivo bolognese Bassesfere, al fianco di Fabrizio Puglisi, Cristina Zavalloni, Domenico Caliri, Edoardo Marraffa e tanti altri. Già nei primi anni del Duemila il contrabbassista aveva cominciato a collaborare anche con maestri internazionali del calibro di Tristan Honsinger, Anthony Braxton, Butch Morris, John Tchicai...

Da quando nel 2009 ha deciso di spostarsi a Berlino, come altri cervelli in fuga alla ricerca di ulteriori esperienze stimolanti, le notizie su di lui sono diventate purtroppo molto saltuarie; forse anche per una carenza di promozione e distribuzione nel nostro paese delle sue nuove incisioni, come pure per la scarsità, per lui, delle opportunità concertistiche. Peccato, perché le sue collaborazioni hanno continuato ad essere sempre di prim'ordine, assieme ad esponenti dell'attualità, ma anche a maestri storici della scena europea e internazionale. Questo CD viene quindi a colmare, per me e presumo anche per molti altri jazzofili italiani, un vuoto ingiustificato. Inciso a Berlino nel marzo di quest'anno—è sorprendente come in molti casi oggi si siano abbreviati i tempi fra incisione ed edizione di un disco—è in uscita in novembre nel catalogo della meritoria We Insist!

I tre brevi brani intitolati "Dialogue" (First, Second e Third), probabilmente improvvisati al momento, presentano andamenti imprevedibili e frammentari, che alternano fasi marcate ed altre più rarefatte e puntillistiche, in cui s'inseriscono aforistici ma puntigliosi interventi dei singoli. Ad essi vengono intercalati brani ben più articolati, dotati di una parabola narrativa conchiusa. Dal casuale sfarfallio di note che caratterizza l'incipit di "The Flop," che apre il CD, prende subito corpo una decisa cadenza ritmica su cui s'invola un ebbro assolo del contralto; si materializza poi un tema astruso, esposto soprattutto dal pianoforte e dai due sax, fino a giungere alla repentina chiusura. Il caotico e turbolento collettivo iniziale di "Umfundisi" lascia progressivamente emergere un tema danzante e coinvolgente, che si riferisce decisamente nel suo andamento melodico-ritmico ai tipici, indimenticabili brani dei sudafricani della scena londinese degli anni Settanta. È sorprendente come alcune note o pronunce "sparate" dai due fiati (non le si può certo definire fraseggi) siano identiche, nel suond come nella funzione espressiva, a certe sortite dei sassofonisti, in particolare di Dudu Pukwana, nelle performance dei Brotherwood of Breath.

Nel successivo "Lobster Promenade" la situazione cambia radicalmente e si entra nel quieto, pigro e avvolgente mood di una ballad d'altri tempi, che sembra riecheggiare come in un sogno le movenze di un classico standard. Le prime battute di "Parade," allusive e appena accennate un po' come si verifica in "The Flop," ricordano (consapevole citazione?) i clacson del traffico nella nebbia che Charles Mingus alla fine degli anni Cinquanta inseriva in apertura di "A Foggy Day." Lentamente prende il via una corsa più allegra che frenetica, intessuta di varie idee melodiche tramate dalle voci del collettivo. L'avvio del conclusivo "A Banquet Song," meditativo, un po' fosco, quasi d'attesa, lascia gradualmente il posto a metà brano ad una marcetta che nell'impianto ritmico e melodico sembra alludere all'incedere di "Glory Glory Hallelujah," per poi divenire più articolata inserendo anche l'uso delle voci, prima di spegnersi serenamente.

Nel panorama jazzistico europeo di oggi, un disco come Banquet of Consequences risulta emblematico in quanto rappresenta la continuità, la persistenza di una pratica improvvisativa e compositiva che affonda le radici in una sperimentazione del passato, ma tuttora viva, soprattutto della sfera tedesca, olandese e inglese, e Borghini sembra voler dichiarare con orgoglio la propria appartenenza a questo ambito.

In particolare, con una sensibilità e un entusiasmo rinnovati, viene confermata l'attuale creatività di un free europeo che sa racchiudere presente e passato, poesia e costruzione, consapevolezza e slancio emotivo, integrando strettamente aperte ricerche timbrico-strutturali e temi melodici estremamente orecchiabili afferenti a diverse tradizioni popolari, anche se articolati attraverso una fervida improvvisazione collettiva. D'altra parte la formazione pilotata da Borghini si affianca ad altre significative esperienze della contemporaneità (si pensi per esempio al gruppo Tell No Lies del pianista Nicola Guazzaloca), avvalendosi dell'organica coesione che lega da tempo i suoi componenti, tutti indispensabili e capaci di contribuire con idee fresche e mirate.

Album della settimana.

Track Listing

The Flop; First Dialogue; Umfundisi; Lobster Promenade; Second Dialogue; Parade; Third Dialogue; A Banquet Song.

Personnel

Additional Instrumentation

Tobias Delius, clarinet

Album information

Title: Banquet of Consequences | Year Released: 2023 | Record Label: We Insist! Records


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