Freddie Hubbard: At Onkel Pӧ's Carnegie Hall
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Se si dovesse per gioco indicare un trombettista della storia del jazz che sintetizzasse tecnica strumentale, flessibilità espressiva, capacità mimetiche in relazione al contesto e ricchezza di curriculum forse la scelta cadrebbe su Freddie Hubbard. Il suo aplomb di giocatore era mirabile, valgano per tutte le sue apparizioni a fianco di John Coltrane, in Out to Lunch di Eric Dolphy, in Compulsion!!!!! di Andrew Hill. Come regista invece era ondivago, riuscendo ad inanellare imprese di vaglia ma anche accettando spesso proposte al ribasso. Quando il labbro non tradiva, il suo controllo virtuosistico aveva pochi paragoni.
Fa piacere allora ascoltare questi inediti registrati dal vivo alla Onkel Pӧ's Carnegie Hall di Amburgo che, se non si inscrivono certo in una discografia selezionata del trombettista, mostrano ancora carattere, mestiere e quella tecnica inarrivabile che si stava sprigionando nel coevo VSOP. Il quintetto in azione presenta diversi moduli piuttosto tipici di un jazz moderno lontano dalle sperimentazioni correnti ma ben ancorato al linguaggio di un hard bop brillante per quanto un poco prevedibile.
L'incipit di "Love Connection" (tratta dall'album omonimo) scalda i motori del gruppo sull'onda di un funky scattante ed estroverso, costruito su alternanza di tensioni e distensioni, veicolo di assoli in uno spirito da jam ben noto. Il pezzo più interessante è "Little Sunflower" (ripescato dall'opaco Backlash), sia per il riuscito impasto di flicorno e flauto nelle esposizioni tematiche, che per la dialettica svolta tra i toni delicati della prima parte e quelli ben più accesi della seconda. L'intervento di Hubbard al flicorno qui è da antologia.
"Take It to the Ozone" (da Super Blue) ricorda la tipica lingua dei Jazz Messengers di Blakey, in cui Habbard ha a lungo militato, e ci presenta la perizia muscolare del tenore di Hadley Caliman, molto efficace nel corso di tutto l'album.
Dopo lo standard "Here's That Rainy Day," "Blues for Duanc" (tratto da The Hub of Hubbard), si concentra in soli quattro minuti di preziosismi e precede la conclusione invece abnorme (25 minuti..) di "One of a Kind," in cui il gruppo dispiega nuovamente tutti i suoi mezzi notevoli, lasciando spazio anche al piano di Billy Childs e alla batteria di Carl Burnette. In quegli anni il contrabbasso era affidato a Larry Klein, futuro consorte di Joni Mitchell.
Interessanti le note interne di Holger Jass, che raccontano l'atmosfera magica che pervadeva il jazz club di Amburgo, noto per accogliere ogni tendenza musicale, dal free al punk, dal 1970 al 1985.
Fa piacere allora ascoltare questi inediti registrati dal vivo alla Onkel Pӧ's Carnegie Hall di Amburgo che, se non si inscrivono certo in una discografia selezionata del trombettista, mostrano ancora carattere, mestiere e quella tecnica inarrivabile che si stava sprigionando nel coevo VSOP. Il quintetto in azione presenta diversi moduli piuttosto tipici di un jazz moderno lontano dalle sperimentazioni correnti ma ben ancorato al linguaggio di un hard bop brillante per quanto un poco prevedibile.
L'incipit di "Love Connection" (tratta dall'album omonimo) scalda i motori del gruppo sull'onda di un funky scattante ed estroverso, costruito su alternanza di tensioni e distensioni, veicolo di assoli in uno spirito da jam ben noto. Il pezzo più interessante è "Little Sunflower" (ripescato dall'opaco Backlash), sia per il riuscito impasto di flicorno e flauto nelle esposizioni tematiche, che per la dialettica svolta tra i toni delicati della prima parte e quelli ben più accesi della seconda. L'intervento di Hubbard al flicorno qui è da antologia.
"Take It to the Ozone" (da Super Blue) ricorda la tipica lingua dei Jazz Messengers di Blakey, in cui Habbard ha a lungo militato, e ci presenta la perizia muscolare del tenore di Hadley Caliman, molto efficace nel corso di tutto l'album.
Dopo lo standard "Here's That Rainy Day," "Blues for Duanc" (tratto da The Hub of Hubbard), si concentra in soli quattro minuti di preziosismi e precede la conclusione invece abnorme (25 minuti..) di "One of a Kind," in cui il gruppo dispiega nuovamente tutti i suoi mezzi notevoli, lasciando spazio anche al piano di Billy Childs e alla batteria di Carl Burnette. In quegli anni il contrabbasso era affidato a Larry Klein, futuro consorte di Joni Mitchell.
Interessanti le note interne di Holger Jass, che raccontano l'atmosfera magica che pervadeva il jazz club di Amburgo, noto per accogliere ogni tendenza musicale, dal free al punk, dal 1970 al 1985.
Track Listing
Love Connection; Little Sunflower; Take It to the Ozone; Here's That Rainy Day; Blues for Duane; One of a Kind.
Personnel
Freddie Hubbard: trumpet; flugelhorn; Hadley Caliman: saxophones, flute; Billy Childs: piano; Larry Klein: bass; Carl Burnett: drums.
Album information
Title: At Onkel Pӧ's Carnegie Hall | Year Released: 2017 | Record Label: Jazzline Records
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