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Dave Douglas: Alloy

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Dave Douglas: Alloy
La lega di metalli a cui si riferisce Dave Douglas nel suo ultimo lavoro è quella delle trombe nella front-line. Tre personalità differenti, che si fondono in un tenace amalgama musicale, il cui prodotto ha caratteristiche di versatilità, elasticità, brillantezza, empatia. Ma è senz'altro possibile estendere tali caratteristiche all'intera formazione messa in scena dal trombettista, scaturita da una commissione del Festival of New Trumpet Music. Un gruppo inedito e singolare nel suo organico strumentale, con una coppia di ritmi accanto alle trombe, a cui si aggiunge la formidabile forza connettiva e spaziale del vibrafono di Patricia Brennan.

Alla batteria troviamo la scansione mutevole, grintosa e duttile di Rudy Royston, collaboratore di Douglas da più di tre lustri. Al contrabbasso, la giovane Kate Pass si rivela preziosa per sensibilità e accuratezza. Senza dubbio, Douglas intendeva ottenere da questo gruppo la maggiore libertà possibile, e per questo ha apparecchiato una serie di brani in cui gli elementi compositivi e di orchestrazione sono importanti, ma offrono con discrezione più possibilità di deviare, di modellare indirizzi in tempo reale.

È una caratteristica sempre presente nel lavoro del trombettista, qui raggiunta in modo particolarmente efficace, tangibile in tutto il CD. Permette a tutti di spaziare all'interno delle idee compositive, di adottare spunti molteplici per gli sviluppi e le improvvisazioni, di agire dentro la forma del pezzo con il massimo dell'apporto personale.

Il brano che mostra con tutta luminosità questa concezione è "Fields," nel suo sviluppo collettivo all'insegna di una costante dialettica di idee, di battute, di atmosfere. Può essere considerato una sorta di antitesi rispetto agli altri brani, dove gli equilibri tra parti composte e improvvisazioni sono costantemente rimodellati. Qui, nel cuore anche cronologico del lavoro, si dà forma al momento più astratto, collettivo e avventuroso, più arioso nel procedere su tempo libero e nel rapprendersi in idee policrome, in costante successione.

Si può dire che, in prospettiva, "Fields" riesca a gettare una luce differente su tutti gli altri brani. Le trombe mescolano ampie pennellate, gli episodi disegnano alternanza e contrasti dinamici, timbrici, gravitazionali. Gli squarci che si aprono con il vibrafono di Brennan e con il breve intervento di Royston acquistano grande evidenza emotiva e stilistica.

L'idea di lega metallica, di mescolanza durevole e duttile, impregna tutto l'album, sin dal titolo eponimo, dove la tromba granulosa, sordinata di Douglas si alterna in stretto dialogo con quella di Alexandra Ridout, mobile e morbida, a tratti evocante il grande Kenny Wheeler. Passando per il giocoso "Friendly Gargoyle," dove il leader cita di sfuggita il Dizzy Gillespie di "Manteca." E forse non lo fa in modo del tutto casuale, perché se quella parola in spagnolo significa burro, possiamo ipotizzare che Douglas, nella sua finezza e ironia linguistica potesse evocare con quella citazione il termine italiano mantecare, il cui significato è proprio molto vicino ad "alloy." Chissà.

Desideriamo di nuovo evidenziare come il leader abbia avuto grande sensibilità e intuizione nell'assemblaggio del gruppo e nell'allestimento dei materiali, con risultati eccellenti. Il terzo talento alla tromba è David Adewumi, che pure merita attento ascolto. Si colloca a destra nella scena stereo, mentre Ridout è sulla sinistra e Douglas al centro. Di Adewumi è il primo, felino assolo nel conclusivo "Standing Watch," blues dal carattere verace, ruvido e fibroso. Sigillo polposo, irrorato di riflessi tipici della fisionomia multiforme di Douglas.

Album della settimana.

Track Listing

Announcement: Vigilance; Friendly Gargoyle; Alloy; Fields; The Antidote; The Illusion of Control; Future Community Furniture; Standing Watch.

Personnel

Album information

Title: Alloy | Year Released: 2025 | Record Label: Greenleaf Music

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