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Alex Steinweiss, The Inventor of the Modern Album Cover

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Alex Steinweiss, The Inventor of the Modern Album Cover

di Alex Steinweiss, Kevin Reagan, Steven Heller

Edizioni Taschen

420 pagine, Euro 49.99

Come tutte le edizioni della Taschen, non è certo questo un libro che si possa portare a letto la sera per conciliare il sonno: non per il soggetto, che anzi per la sua alta qualità illustrativa sarebbe assai indicato, ma per via della mole del volume (cm. 35x29x4 e oltre 3 chili di peso), il quale per un'agevole consultazione richiederebbe di essere collocato su un solido leggìo inclinato.

Fatta questa marginale considerazione sul calibro fisico dell'opera, veniamo al suo contenuto, che in questa edizione trilingue (inglese, francese, tedesco) risulta di una certa complessità, non d'immediata decifrazione. I documentati testi di Kevin Reagan e Steven Heller accompagnano un apparato iconografico ricchissimo, ripercorrendo in svariati capitoli l'intera, poliedrica attività del grafico e artista Alex Steinweiss (Brooklyn, 1917): dal 1933, quando era ancora studente alla Abraham Lincoln High School, fino agli anni Duemila.

Quindi un'opera non incentrata solo sulle copertine dei dischi, come enfatizza il titolo, ma tesa a dare un affresco esauriente della carriera lunghissima e onnivora dell'autore. I vari settori in cui egli si è espresso (gli annunci per la Marina americana, i poster per film, marche di sigarette o altri prodotti, gli studi per logo e lettering, le etichette per distillerie, la grafica per libri e riviste, i cicli artistici con tecniche varie, dalle tele, alle ceramiche, ai collage...) vengono però sempre messi in relazione, secondo un percorso intrecciato, con il suo cover design, magari di anni precedenti.

Che cosa caratterizza l'impronta stilistica di Steinweiss? Innanzi tutto un'equilibrata composizione di elementi astratti e geometrici, di elementi figurativo-descrittivi e di un ponderato e sofisticato lettering. Il tutto viene impaginato con un disegno leggiadro e sinuoso, con colori a campiture nette, secondo ritmi, direttrici e spaziature ragionate, su sfondi neutri e uniformi. Uno stile personale, raffinato ed elegante, a volte un po' civettuolo, che, messo a punto in gioventù negli anni Trenta-Quaranta, è stato da lui applicato coerentemente in tutti i settori affrontati, protraendosi con poche variazioni fino ad oggi.

Uno stile, il suo, che forse non si può comprendere appieno se non lo si mette in relazione con altri due importanti ambiti, contemporanei o poco precedenti: da un lato l'arte dei manifesti, che aveva già conosciuto un periodo d'oro fra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, transitando dal Liberty al post-Futurismo, all'Art Deco; dall'altro gli studi teorici, europei o americani, sulla percezione visiva, che hanno poi trovato un'applicazione finalizzata alla commercializzazione dei prodotti più svariati, tramite un opportuno uso dei colori, dei caratteri tipografici, del confezionamento.

Per quanto riguarda in particolare le copertine dei dischi, Steinweiss ci si è dedicato soprattutto fra gli anni Trenta e i Sessanta, lavorando prevalentemente per la Columbia e la Decca, ma anche per case discografiche minori. Il suo stile grafico si estende senza modifiche sostanziali dal 78 al 33 giri per album di musica classica, jazz e pop. A tale proposito egli è stato sicuramente l'artefice, forse non l'unico, del superamento della busta in cartoncino leggero con il foro rotondo centrale, che lasciava leggere l'etichetta del 78 giri in essa contenuto.

Con lui la copertina, oltre che costituire un contenitore più robusto, si trasforma definitivamente in un accattivante annuncio visivo della musica proposta dal disco, ma anche in un "vestito" che possiede un valore artistico autonomo rispetto all'oggetto "rivestito," in un'icona emblematica tesa a caratterizzare una collana, un'etichetta, un autore.

Forse non è un caso se un libro così impostato viene edito oggi: Steinweiss è ancora in vita e non è estraneo all'impresa, quasi per vedere riassunte le tappe della sua attività in un'opera monumentale. D'altra parte è indubbio che la sua linea grafica non solo ha influenzato un gusto tutto sommato disimpegnato e borghese, imperante fra gli anni Quaranta e Sessanta, ma ha anche ispirato un movimento recente dagli evidenti propositi revival: in certa grafica attuale infatti, anche se eseguita al computer con processi creativi totalmente diversi, si scorge l'indubbia derivazione dal nostro protagonista. Si guardino per esempio certe illustrazioni sulle riviste femminili o sugli inserti dei quotidiani: le figurine stilizzate, le linee flessuose, le espressioni scanzonate e ammiccanti, le campiture piatte dei colori pastello ricordano espressamente la grafica pubblicitaria ottimista ed evasiva che ha accompagnato lo sviluppo economico postbellico.

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