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1000 dischi per un secolo, 1900>2000

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1000 dischi per un secolo, 1900>2000

di Enrico Merlin

Il Saggiatore - 2012 - pp. 960,

Di una cosa si può essere abbastanza certi: o l'editoria italiana non brilla per particolare fantasia o libri come questo continuano ad avere un forte riscontro di vendite. Facile che entrambe le opzioni siano vere.

Non occorre infatti avere una memoria prodigiosa per elencare solo qualcuno tra i tantissimi esempi di libri che segnalano la discoteca ideale, sia di settore che generale: dal classico "Il centodischi jazz," che qualcuno dei lettori meno giovani ricorderà, ai "1001 album" di Robert Dimery, dagli agevoli volumetti di Carlo Boccadoro per la Einaudi al ponderoso "Ventiquattromila dischi" di Riccardo Bertoncelli, dalla collana "I 100 dischi ideali" della Giunti ai "600 album fondamentali di Rock e altre contaminazioni" edito dalla rivista BlowUp e al quale anch'io ho dato il mio contributo.

Nel vortice dei numeri, Il Saggiatore sceglie cifre tonde: 1000 dischi per un secolo, 1900>2000 e sceglie di affidarlo a Enrico Merlin, che spesso le biografie confinano solo dentro i pur lusinghieri confini definitori da telequiz di "massimo esperto mondiale di Miles Davis," ma che è invece anche musicista e studioso di grande apertura e acume, nonché appassionato mosso da una inesauribile curiosità.

Scegliendo come criterio [articolato attraverso una serie di ulteriori parametri che definiscono il linguaggio musicale stesso] quello del "contenuto innovativo" di un disco, Merlin dedica così a ogni opera scelta una articolata scheda che oltre alle informazioni base e all'analisi, si estende anche a suggerimenti web, rimandi, citazioni. Il tutto stampato con un carattere tipografico che farà la gioia della Associazione Italiana Medici Oculisti: immagino sia stato inevitabile per pensare di dare al volume una qualche "maneggevolezza" idonea alla sua natura di strumento di consultazione, ma il rischio è quello di ritrovarsi tra le mani un libro comunque abbastanza scomodo da scartabellare e con il testo microscopico.

Con un bel secolo a disposizione, l'autore spazia dalla "Tosca" di Puccini a "Cathode" di Otomo Yoshihide, intrecciando e accostando, pagina dopo pagina, molti capolavori della classica, del blues, del jazz, del rock, dell'avanguardia, non limitandosi a recensirli, ma cercando il più possibile di far sì che la contestualizzazione del disco schiuda al lettore quanti più stimoli e rimandi possibili, trasmettendogli la passione, la curiosità e la capacità di esplorare autonomamente le musiche del Novecento, il che è alla fine forse l'obbiettivo più prezioso a cui chi parla di musica può ambire.

Questo approccio rende in questo modo piuttosto inutile l'abituale giochetto che scatta con libri di questo tipo, cioè quello di scovare le "imperdonabili dimenticanze" e di stigmatizzare i "sopravvalutati intrusi," non tanto perché il problema non si ponga, quanto per l'evidente natura personale del percorso, che non può ambire a essere esaustivo, ma che può solo - con onestà—raccontare possibili traiettorie di scoperta e senso culturale. Certo su alcuni giudizi si può non essere d'accordo e si percepisce qui e là che a voler davvero scegliere come criterio l'innovatività il numero dei dischi complessivo poteva essere anche inferiore, ma anche qui la ricchezza di spunti e di chiavi di lettura compensa ampiamente le eventuali riserve.

Qualche appunto più preciso si può forse fare sull'eccessiva presenza di dischi di chitarristi o legati alla chitarra, nonché la schiacciante preponderanza di opere provenienti del mondo anglosassone. È evidente che parlando di jazz, blues, rock e pop, specialmente di quelli editi su supporti un tempo di grandissimo consumo nel mondo occidentale, a questo è difficile sfuggire, ma la quasi totale marginalità di schede dedicate a dischi italiani o di altre geografie si nota ed è forse un'occasione perduta per dare al lettore una visione dotata di ulteriori aperture culturali e di senso.

"1000 dischi per un secolo, 1900>2000" è certamente un libro importante, il migliore che si possa trovare nel suo genere e uno strumento prezioso. Viene anche naturale pensare a che ricchezza potrebbe rappresentare un lavoro come questo direttamente sul web, con la possibilità di continui riferimenti incrociati, aggiornamenti in tempo reale, links e esempi audio o video integrati nelle schede. Anche per raggiungere quelle fasce di fruitori [in primis i diciottenni] che difficilmente oggi si trovano a spendere una quarantina di euro per uno strumento comunque legato a modalità di fruizione della musica in cui si riconoscono solo molto parzialmente. E ai quali potrebbe magari essere più utile che non ai soliti appassionati. Da pensarci!

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