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Webern/Beethoven/Rihm/Di Bari - Divertimento Ensemble

Anton Webern - Drei kleine Stücke op. 11

Ludwig van Beethoven - Sette variazioni in mi bem.magg. e Sonata in re magg. op. 102, n. 2

Wolfgang Rihm - Chiffre IV

Marco Di Bari - Bird’s fractal voice

Teatrino di Corte della Villa Reale - Monza - 21.04.2007

Intima e distesa l’atmosfera che aleggia nelle stanze della Villa Reale a Monza, in una serata caratterizzata dal respiro raccolto del trio e del duo.

Tanto delicate e raffinate sono le sonorità che gli eccellenti Maurizio Longoni, Relja Lukic e Maria Grazia Bellocchio traggono dai rispettivi strumenti, quanto variegati e saporiti sono i piatti presentati nel consueto contrappunto enogastronomico. Come quest’ultimo viene eleborato cura intorno alle verdure, declinate in varie modalità dall’antipasto (con fragranti fagottini mediorientali ai pinoli), alle portate principali (culminate nel macco siciliano, puré di fave servito con la cicoria di campo e i pomodorini caramellati), sino al dolce (la gustosa torta medicea, preparata con le erbette secondo la tradizione emiliana, e accompagnata da una spuma al the verde), la sensibilità con cui gli interpreti conferisce un peso e un colore preciso a ogni singola nota, a ogni passaggio delle variazioni beethoveniane sul tema Bei Männern, welche Liebe fühlen dal Flauto Magico. Ancor più evidenti queste qualità nell’op. 102 n. 2, ultima delle cinque sonate per violoncello e pianoforte e uno dei primi lavori in cui germina il “terzo stile” del compositore di Bonn, di cui viene messa in evidenza la fitta trama contrappuntistica sviluppata nell’allegro conclusivo. Una cura del dettaglio non meno puntuale restituisce gli scarnificati aforismi weberniani contenuti nei Tre piccoli pezzi completati nel 1914 da Anton Webern: una tensione estrema scintilla, nell’arco di una manciata di minuti, da questi gioielli, finemente cesellati dal pianoforte e dal violoncello. A questi ultimi si aggrega il clarinetto dell’ottimo Maurizio Longoni per l’esecuzione dei restanti brani in programma: Chiffre IV, di Wolfgang Rihm, e Bird’s fractal voice, scritto da Marco Di Bari. Il brano del compositore tedesco, quarta parte di un ciclo ultimato nel 1985, scolpisce lo spazio e lo scorrere del tempo con suoni che si irradiano dal pianoforte agli strumenti d’accompagnamento ora come schegge acuminate e graffianti, ora come fruscii impalpabili.

La composizione dell’autore abruzzese rivela fin dal titolo quali i propri presupposti, spiegati con chiarezza divulgativa nel dialogo con Sandro Gorli prima del concerto. La struttura complessiva del brano, al pari delle singole componenti interne, filtra il confronto con il mondo naturale - richiamato nel titolo ed emblematizzato dai richiami di uccelli che integrano la strumentazione “ordinaria” - attraverso complesse equazioni frattali. Le raffinate geometrie di Benoit Mandelbrot - da tempo ben note alla biologia, alla meteorologia e a molti altri campi - si trasformano, infatti, in suono, ricreando quella “dimensione sospesa tra il vedere e l'ascoltare” in cui Enzo Restagno individuava, con il consueto acume, la cifra peculiare di Marco Di Bari. Portando a compimento le ricerche intraprese con i Sei studi nuovo-classici sulla fisiologia della percezione (1993) e la Prima sonata (1994) - i cui esiti sarebbero poi confluiti nell’opera Camera Obscura (2001) - Bird’s fractal voice, del 1996, lascia germogliare da una quinta vuota, presentata su diverse scale di grandezza, un gioco finissimo di rispecchiamenti, di mimesi, di contrasti tra zone ad alta densità ed episodi più rarefatti. La precisione dei tre esecutori intreccia con efficacia le sonorità naturali degli strumenti sia con le tecniche estese praticate sugli stessi (pressione dell’arco sotto il ponticello, intervento diretto sulle corde del pianoforte, soffio nel bocchino del clarinetto basso) sia con i richiami per uccelli, sviluppando traiettorie in cambiamento continuo, senza privare del tutto l’ascolto di punti di riferimento percettivo.

La logica rigorosa sottesa alla composizione non ne sminuisce, pertanto, l’impatto emotivo, né passa in secondo piano rispetto all’aspetto gestuale, che assurgerà ad elemento primario nella Farsa per ensemble scritta da Mauricio Kagel nel 2006, la cui esecuzione è in programma a Milano domenica 13 maggio.

Visita il sito del Divertimento Ensemble e consulta il programma di Rondò 2007

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