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Vanessa Tagliabue Yorke: Identità di una voce suggestiva

Vanessa Tagliabue Yorke: Identità di una voce suggestiva

Courtesy Roberto Cifarelli

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Il jazz tradizionale è un punto di congiunzione con la storia di musicisti che hanno rappresentato socialmente, in un determinato contesto storico, la loro gente, un lascito che mi sostiene nel mantenere una direzione di ricerca, di rispetto e difesa della mia identità creativa.
Spingendosi dalla parte opposta a ciò che si presenta consuetudinario, o solo in apparenza rassicurante, dal punto di vista musicale e umano Vanessa Tagliabue Yorke ci fa scoprire, col suo ultimo lavoro discografico dal titolo Diverso Lontano Incomprensibile, mondi dalle forme musicali e linguistiche differenti e suggestive. Una vocalità ricca di vellutata intensità quella della cantante e compositrice che, nei dodici brani presenti nel disco, si confronta con testi in lingua orientale, medio— orientale, francese e inglese, cogliendone le peculiari espressioni lessicali e fonetiche. Ad accompagnarla un ensemble di sette musicisti provenienti dall'ambito della musica classica e jazz: Francesco Bearzatti, Paolo Birro, Enrico Terragnoli, Salvatore Maiore, Giovanni Maier, Michele Rabbia, Laura Masotto, Stefano Menato, Eva Impellizzeri e Leonardo Sapere.

Prima della registrazione dell'album c'è stata—come la descrive Tagliabue Yorke— una fase iniziata "con la decantazione delle idee, con la scrittura dei brani, interrotta, poi ripresa e proseguita con la comprensione delle lingue utilizzate nel disco. Parlando dello studio della lingua araba, per esempio, l'apprendimento dell'esatta pronuncia ha richiesto quasi sei anni. Inoltre l'approccio a scale utilizzate nella musica araba, che prevedono i quarti di tono, ha richiesto determinati arrangiamenti per consentire ai musicisti presenti, non abituati ad utilizzarle, di poterle eseguire in modo personale. Diverso Lontano Incomprensibile è un disco"— prosegue —"in cui ho voluto fortemente avvicinarmi alle diversità culturali che mi affascinavano in virtù della mia provenienza dall'ambito del jazz tradizionale nel quale l'identità musicale è stata rivendicata da individui sottoposti a torture sociali, privati in origine della propria libertà per essere resi schiavi. Questa musica è un punto di congiunzione con la storia di musicisti che hanno rappresentato socialmente, in un determinato contesto storico, la loro gente, un lascito che mi sostiene nel mantenere una direzione di ricerca, di rispetto e difesa della mia identità creativa. Se avessi in questo disco associato alle mie composizioni soltanto un testo in lingua inglese mi sarei cristallizzata su qualcosa di molto consolidato e invece ho sentito il bisogno di osservare come l'uso di diversi idiomi, suoni ma anche posizioni della bocca mi potessero spingere verso la ricerca timbrica. Sono partita dal presupposto che le varie lingue già contengano in sé la musicalità, quelle micro-variazioni tonali che influiscono sul colore dell'oggetto musicale."

Tra i compositori che hanno avuto un'influenza determinante sulla fase di scrittura e arrangiamento dei brani Vanessa Tagliabue Yorke cita il compositore francese Gerard Grisey, ideatore di un innovativo linguaggio musicale basato sul processo di indagine e analisi della natura dei suoni, denominato con il termine di musica spettrale—"Ho analizzato una delle mie partiture preferite di Gerard Grisey nella quale gli archi erano scritti ad altezze spesso non utilizzate, cercando di non discostarmi da quello che faceva lui, per creare un'impasto di suono che mi piacesse. Dall'altra parte ho dovuto tener conto dell'uso più ampio degli armonici da parte del compositore francese da ricondurre soprattutto alla possibilità di avere a sua dispozione una compagine di strumentisti più larga, diciotto elementi, rispetto ai sette che mi hanno accompagnata nel disco. Ho dovuto lavorare sulla sintesi creativa per l'utilizzo intelligente degli armonici, mantenendo comunque una forte identità."

Importante nella realizzazione del disco sono state le fasi di registrazione, missaggio e produzione curate da Stefano Amerio nello studio Artesuono "il mio preferito" confessa la cantante-"ti dà una qualità di lavoro che ti permette di raggiungere i tuoi obiettivi estetici attraverso il supporto di tecnici specializzati, elemento fondamentale nella definizione di un oggetto musicale. Con le sue qualità tecniche Stefano Amerio ha catturato il suono della mia voce per quello che è, in perfetta sintonia con i miei desideri."

Il disco rappresenta una tappa importante per la definizione dell'identità artistica e umana di Vanessa Tagliabue Yorke costruita nel corso di una carriera nella quale l'incontro con Mauro Ottolini segna un punto di svolta—"la fiducia che ha riposto in me, in un momento nel quale ero sconosciuta, è stata decisiva. Mi ha permesso di lavorare a fianco di musicisti più avanti di me, per quanto riguarda la loro carriera musicale. La loro qualità di lavoro mi ha molto stimolata nel mio percorso di crescita. Mauro con la sua eccletticità e curiosità mi ha consentito di avvicinarmi alle cose piu difficili con piu determinazione e coraggio. Abbiamo un comune approccio qualitativo, stiamo attenti al fatto che il nostro strumento abbia un suono curato, frutto di una ricerca duttile e della disponibilità ad abbracciare tutte le sonorità a nostra disposizione. Per esempio nel disco Musica per Una Società Senza Pensieri del 2015, con il progetto Sousaphonix, abbiamo fatto una selezione di brani da tutte le culture del mondo, misurandoci con qualcosa di lontano dal nostro ambito jazzistico ma che, nello stesso tempo, ci ha molto arricchito. Nelle nostre produzioni si evidenzia sempre un amore per qualcosa di unico, rintracciabile in un dato luogo, in un determinato momento storico, che abbiamo provato a valorizzare attraverso la nostra arte."

Il trait d'union tra Vanessa Tagliabue Yorke e il trombonista e compositore veneto è stato il comune interesse per la musica di Bix Beiderbecke a cui dedicano nel 2012 il loro primo lavoro insieme dal titolo Bix Factor -"La figura di Bix ha rappresentato per me, più di altre, una spinta a non considerare in termini di contrapposizione il mio interesse per la musica classica e jazz, aiutandomi a sviluppare in entrambi gli ambiti la mia sensibilità musicale."

L'ultima riflessione di Vanessa prende le mosse dalla sua partecipazione nel 2017 al concerto dedicato al cantautore Luigi Tenco, nel cinquantesimo anniversario della sua morte, con l'orchestra sinfonica di Sanremo diretta e arrangiata da Mauro Ottolini—"Tenco è stato un artista che non ha avuto paura di mescolare con autenticità visioni ed idiomi musicali differenti, suggestioni jazzistiche con la musica d'autore, la poesia con un ideale vicino alla musica classica di Debussy. Possibilità che possono aprirsi anche nell'ambito della musica italiana del presente. Ho voluto proprio per questo dare un titolo italiano a quest'ultimo disco, spinta dalla volontà di far riflettere sul fatto che spesso facciamo molto per registrare dischi che abbiano un respiro globale ma poi facciamo altrettanta fatica ad uscire dell'Italia per renderli visibili al di fuori dei suoi confini, dalla logiche culturali ed istituzionali del nostro paese."

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