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Un tuffo nella visionaria e sterminata discografia di Braxton

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Letto in controluce il caleidoscopisco corpus delle ormai quattrocento composizioni di Anthony Braxton è percorso da una serie di "venature" piene di linfa ed energia creativa che tratteggiano il profilo di una personalità davvero unica nel panorama musicale contemporaneo.

Volendosi immettere anche solo in una a caso di queste è possibile ripercorrere tutte le diverse fasi del comporre del sassofonista americano in merito alle quali (fortunatamente) lo stesso Braxton ha da sempre fornito indicazioni utili alla sua comprensione.

Riconfigurare l'intero suo sistema musicale non risulta, infatti, agevole se non per chi da anni ne segue l'evoluzione. Utile in tal senso può essere per il pubblico italiano la lezione tenuta al Festival di Angelica [The Angelic(a) Conversation (maggio 2006)] in cui, a conclusione della lunga fase della Ghost Trance Music, durata circa un decennio (1995 - 2006), Braxton ha anticipato i contorni della fase della Falling River Music e della Diamond Curtain Wall Music.

La lezione bolognese non rappresenta tuttavia un evento isolato per Braxton, che tra l'altro da anni affianca l'attività di insegnante a quella di musicista. Ponderosi, ancorché ai più inaccessibili, sono i tre volumi Triaxium Writings (1985) e i cinque Composition Notes A-E (1988) [editi entrambi dalla Frog Peak Music] che riproducono scritti, note di copertina e partiture grafiche delle sue composizioni. Più agili, ancorchè decisamente complessi, sono una serie di saggi, pubblicati sul sito della Wesleyan University, che abbozzano alcune delle linee di ricerca che puntellano la complessa sintassi del sistema linguistico, gestuale e musicale della Tri-centric music (o anche Tri-centric Dot Unit Offering).

Per inciso la Tri-centric music - citando un passo della lezione sopraccennata - "si fonda su una struttura tripartita, i cui elementi si combinano fra loro seguendo progressioni che seguono il 3 - o ancora meglio 3 al cubo - come numero primario: la casa del cerchio fa riferimento a logiche mutevoli, esperienza immediatamente vissuta e improvvisazione; la casa del rettangolo fa riferimento a idee specifiche, dinamiche strutturali e identità compositiva architettonica; la casa del triangolo fa riferimento a trasposizione, dimensione simbolica e dimensione ritualistico-cerimoniale".

Scorrendo l'ampia discografia redatta da Jason Guthartz sul sito Restructures colpisce il vasto numero di composizioni e performance in solo, in duo, in trio, in quartetto, di lavori per ensemble, orchestra e gruppi a geometria variabile, in sostanza di formazioni e di partiture spesso intercambiali, che vengono disintegrate, frantumate e poi riadattate a più riprese e in più versioni confermando la sensazione che tutto quanto forma questo vasto corpus non abbia alcunchè di ultimo o definitivo, ma che al contrario vada preso nel suo insieme.

Entrando nel merito delle opere, non possono poi sfuggire due venature portanti rappresentate da una parte dal corpus delle compositions, giunte ad essere quasi duecento, che riproducono nella loro globalità l'architettura teoretica della visione musicale di Braxton, e dall'altra dal corpus degli standards (motivi o temi) rappresentativi di una profonda ricerca nel linguaggio della musica afro-americana.

Funzionale a quanto andremo ad analizzare nelle pagine di questo speciale è delineare altre due venature rappresentate dalle composizioni per solo sassofono e per solo piano. I due strumenti, che risultano essere gemelli ma al tempo stesso poli opposti nella sensibilià braxtoniana, costituiscono una sorta di terra vergine nella quale il sassofonista americano ha da sempre spaziato tanto sul piano sperimentale quanto su quello esecutivo.

La recente pubblicazione di alcuni CD ed in particolare di due cofanetti di musiche esige un approfondimento perché come sempre gli oggetti dati alle stampe del sassofonista americano sono rilevanti per qualità e quantità. Per ragioni diverse, difatti, i due cofanetti si preannunciano quali punti di definizione nella sua sterminata discografia.

Piano Music (1968—2000) [Leo Records, 9 CD] presenta ordinate cronologicamente le compositions per solo piano o adattate per piano interpretate dalla pianista belga Geneviève Foccroulle in una serie di registrazioni effettuate presso la Wesleyan University.

Standards (Brussels) 2006 [Amirani records, 6 CD] documenta una lunga session live del novembre 2006 al PP Café di Bruxelles in cui Braxton, in quartetto insieme a Alessandro Giacchero, Antonio Borghini e Cristiano Calcagnile, improvvisa su un vasto e diversificato numero di standards più o meno 'tradizionali.'

Laddove Piano Music (1968—2000) permette di addentrarsi nella complessa e monumentale archiettetura sonora del mondo braxtoniano attraverso la guida di un solo strumento, focalizzando l'attenzione su una serie di elementi chiave utili per capire il suo percorso compositivo, Standards (Brussels) 2006 consente di poter fruire e godere delle capacità interpretative e improvvisative di Braxton, della sua libertà assoluta e radicale al servizio di temi '(pre)determinati.'

Alla mole di musica composta e improvvisata dei due cofanetti, vanno affiancate le sue sempre importanti e periodiche documentazioni. Laddove Quartet (Moscow) 2008 [Leo Records] presenta la lunga Composition 367 B. Diversa la registrazione in cui Braxton si presenta in veste di direttore dell'Italian Instabile Orchestra in una registrazione all'Alto Adige Jazz Festival Creative Orchestra Bolzano 2007 [Rai Trade].

Foto di Claudio Casanova.

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