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Un prezioso inedito: Enrico Pieranunzi, Paul Motian, Marc Johnson
La performance danese contenuta nel CD è un compendio di profonda liricità ed energia in cui si mettono in evidenza le riflessioni pianistiche piene di pathos di Pieranunzi, intermezzate da fughe hard- bop al fulmicotone, i fraseggi di Marc Johnson, straordinari per sinteticità melodico-ritmica, e le stravaganze ritmiche di Paul Motian. Un'altalena di emozioni, evidente anche dalla scelta dei brani, ad iniziare da quello di apertura del disco "Abacus," a firma del batterista, dall'andamento obliquo ed imprevedibile. A seguire un brano di Pieranunzi "The Night Gone By" e poi una serie di standard come, "Invitation," un medley di "Body and Soul/If I should Lose You," "Everything I Love" e "Pannonica." Il brano di Thelonious Monk, a differenza dell'originale composto in tempo di 4/4, viene suonato in 3/4, una scelta che accentua la natura surreale, a tratti straniante, del tema della composizione, riportandoci alla mente le atmosfere sognanti di "Fellini's Waltz," uno dei brani più famosi di Enrico Pieranunzi.
Qualche mese prima del concerto alla Jazzhouse, nel febbraio 1996, Pieranunzi, Motian e Johnson avevano inciso l'album The Night Gone By "un'esperienza speciale"come ricorda Enrico Pieranunzi"Era la prima volta che registravo a New York e devo dire che Satoshi Hirano, produttore di un'etichetta giapponese "specializzata" in trii piano-contrabbasso-batteria [N.d.R. la Alfa Jazz] e mio grande fan, fece le cose in grande. Registrammo in uno dei migliori studi newyorchesi, con un grande tecnico del suono, David Baker. Ebbi la possibilità di scegliere il meraviglioso strumento su cui avrei inciso tra decine di Steinway gran coda che facevano bella mostra di sé in un grande hangar gestito dalla Pro Piano, una delle più grandi compagnie americane di noleggio pianoforti. Il sogno di ogni pianista! Tutto questoil tecnico, il pianoforte, la produzioneebbe un'influenza notevole sul bellissimo suono del CD. Ma la sua qualità elevatissima è dovuta soprattutto all'immensa classe e maestrìa dei miei due leggendari partner. Con loro avrei poi condiviso tanto altro: non solo il tour che si aprì proprio quel 2 dicembre 1996 col concerto alla Jazzhouse ma, quattordici anni dopo, addirittura la mia prima esperienza al Village Vanguard. Una storia musicale importante, quella con Johnson e Motian, che mi ritengo privilegiato di aver vissuto. Il concerto di Copenhagen che la Storyville sta pubblicando ne è un'ulteriore, preziosissima testimonianza."
Una performance dal vivo fotografa in maniera autentica e viscerale un particolare momento della vita di un'artista, con tutte le sue intime felicità e sofferenze. Per Enrico Pieranunzi l'istantanea creata dell'ascolto della registrazione alla Jazzhouse, rimasta "sepolta" per lungo tempo tra le ordinarie scartoffie, riporta in superficie il ricordo dell'amico e collega Paul Motian. "Quando ho ascoltato il CD-DVD per la prima volta, è come se si fosse materializzata l'atmosfera di quella serata. Paul Motian era tornato al mio fianco, con il suo drumming inconfondibile e potente. Ho poi ritrovato brani che all'epoca suonavo spesso e ora non più. E naturalmente m'ha investito la magia unica del contrabbasso di Marc Johnson, un musicista straordinario al quale sono legato da un rapporto di stima totale e incondizionata che dura ormai da quasi quarant'anni."
"L'ascolto del CD scatenò un'immediata tempesta di sensazioni, flash mentali fulminei, ricordi legati a quei mesi, a quell'anno" continua Pieranunzi"Poche settimane prima di quel concerto danese era mancata, dopo vari anni di sofferenze, mia madre. Suonare in genere e suonare in particolare con due giganti come quelli con cui mi esibii sul palco della Jazzhouse mi dava molta felicità. Ma in quel periodo, inevitabilmente, avevo tanta malinconia dentro."
The Copenhagen Concert: December 2, 1996 si segnala, oltre che per le conclamate qualità improvvisative dei tre musicisti coinvolti, anche per un'ottima qualità audio, spesso deficitaria in operazioni discografiche di questo genere. Il materiale inedito contenuto nel disco entra di diritto nel patrimonio documentaristico di valore assoluto della storia del "jazz""la musica dell'istante"come la definisce al termine dell'intervista, Enrico Pieranunzi, che conclude osservando "nel jazz i musicisti guardano sempre avanti, al prossimo assolo, al prossimo brano che scriveranno, al prossimo concerto. Il "prima" per quanto interessante difficilmente potrà avere il sapore eccitante del "poi," di quello che farai. E allora è fatale che molte cose che hai suonato le dimentichi, oppure le metti in secondo piano. Tranne in casi particolari, come quello che riguarda questo CD. A volte, come in questo caso o in quelli di "riscoperte" più o meno clamorose, contano molto anche le circostanze, che sovente prendono la forma dell'incontro con la persona giusta, quella che ha la curiosità, la passione e la voglia di aiutarti a tirar fuori quello che tu, magari, avevi quasi del tutto dimenticato..."
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