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Tim Berne & Snakeoil feat. Sentieri Selvaggi Ensemble al Teatro Manzoni di Milano
 
                                    
                				            Teatro Manzoni
Milano
08.03.2015
L'evento è di quelli da sottolineare più volte sull'agenda con la biro rossa. Ossia l'incontro tra Snakeoil di Tim Berne (formazione di vertice insieme a poche altrel'ottetto di Steve Lehman, gli organici di Henry Threadgill, il quintetto di Steve Coleman, ....della scena improvvisativa più illuminata, e Sentieri Selvaggi, prestigioso ensemble di musica contemporanea diretto da Carlo Boccadoro. E l'evento non ha deluso le attese, anzi.
L'esibizione è risultata tecnicamente divisa in due set, il primo per solo quartetto, il secondo con l'aggiunta dei sei musicisti del Sentieri Selvaggi Ensemble. A sua volta, il secondo set si è ulteriormente frazionato tra una composizione di Berne arrangiata da Boccadoro e una mini suite in sei movimenti scritta dallo stesso Boccadoro appositamente per l'evento.
In tutto questo trambusto di numeri e al di là della pausa tecnica necessaria per la sistemazione del palco, la musica si è dipanata con un flusso organico e coeso, certo con connotazioni specifiche e caratterizzanti in relazione alle differenti situazioni, ma sempre comunque con un senso palpabile di unitarietà.
Il quartetto, al solito strepitoso, ha ormai raggiunto una sorta di classicità, che proietta la sua musica ben oltre i generi e le classificazioni. È un organismo proteiforme che si muove con naturalezza, precisione geometrica, sensibilità, tra le maglie di una scrittura complessa e stratificata, ingannevolmente monolitica, soggetta a sottili slittamenti che a volte diventano veri e propri smottamenti.
In questo contesto ci piace sottolineare il ruolo chiave giocato dal batterista Ches Smith straordinario creatore di suoni e ritmi tra piatti, pelli, conga e vibrafono, in un continuo gioco di invenzioni con le linee dei fiati (ottimo Oscar Noriega ai clarinetti) che provoca, indirizza, sorprende in continuazione. Originale il modo con cui si relaziona al pianoforte di Matt Mitchell, in un dialogo dove le componenti melodiche e ritmiche perdono i connotati canonici per intrecciarsi, confondersi avvicendarsi in una danza sabbatica difficile da etichettare e per questo ancor più intrigante.
Quando i sei musicisti di Sentieri Selvaggi si accomodano sul palcoscenico e mettono le loro cristalline capacità strumentali al servizio degli arrangiamenti di "Cornered (Duck)" -brano conclusivo di Shadow Man, ultimo album ad oggi del quartetto per ECM -la musica di Berne acquista in maestosità, prestandosi a coloriture raramente presenti nei lavori del contraltista di Syracuse ma qui decisamente pertinenti e integrate alla struttura originaria. La suite di circa trenta minuti che chiude il concerto è una riuscita e non scontata sintesi di scrittura e improvvisazione, con la partitura aperta a sezioni nelle quali i musicisti possono mettere in campo le loro doti improvvisative, tra ritmi spezzati, cambi di direzione, dialoghi spumeggianti e incroci pericolosi tra piccole sezioni dell'ensemble al gran completo.
Affascinante.
Foto
Roberto Cifarelli
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