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Matthew Shipp: The Piano Equation

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Matthew Shipp: The Piano Equation
È difficile non riconoscere fin dalle prime battute lo stile pianistico di Matthew Shipp: l'articolazione del tocco che combina geometrie complesse, dure, spigolose, e volate leggere, quasi noncuranti su alcuni passaggi; l'indugiare sulle sonorità scure di certi accordi e cluster; il soffermarsi su motivi ostinati, liberandosi di essi attraverso virate repentine di atmosfera; i contrasti dinamici. Insomma, un continuo dialogo in alternanza tra controllo e liberazione, dentro una sintassi politonale (o pantonale, come amava definire la propria musica Schönberg). Eppure, nonostante questa riconoscibilità immediata, il pianista che da quasi quarant'anni calca la scena creativa, dopo il suo trasferimento a New York nel 1984, riesce a tenersi sganciato da motivi rigidi e preconfezionati, riesce a rinnovare costantemente le proprie trame.

Lo dimostra ancora una volta il suo ultimo lavoro in solo, The Piano Equation, prima uscita nel catalogo dell'etichetta TAO Forms, fondata dal batterista Whit Dickey, che con Shipp ha condiviso molte avventure musicali fin dai primi lavori come leader del pianista, nel 1992, poi con il quartetto di David S. Ware e in tante altre situazioni, dal duo a varie forme di trio e quartetto, coinvolgendo tra gli altri William Parker, Ivo Perelman, Mat Maneri, Nate Wooley. Uscito pochi mesi prima che Shipp compisse i sessant'anni, questo CD si aggiunge alla corposa documentazione discografica in solo del pianista, iniziata con la pubblicazione di Symbol Systems, nel 1996, e giunta nel 2018, con l'uscita di Zero per l'etichetta ESP-Disk, a superare la soglia dei dieci dischi.

Il titolo del disco evoca la predilezione del pianista per i riferimenti a termini (e modelli plastici) matematici e geometrici, che senza dubbio si traducono nel modo di pensare la propria musica, fondendosi alle numerose allusioni cosmiche e cosmologiche. Inutile andare a trovare i riferimenti con altre grandi figure della musica nero-americana: lasciamo questo piacere a chi legge. Ma tornando a stringere sulla matematica, nel citato Zero incontravamo il titolo "Blue Equation." E proprio un'altra equazione, "Piano Equation" è il brano che apre il disco presente, con un incedere solenne, meditativo, a tratti evocativo di movenze e contrappunti bachiani, ma comunque di svolgimento rapsodico, evitando le risoluzioni. Nella prassi cara a Shipp, il sistema è costantemente aperto.

Anche la "Swing Note" del secondo brano, dove appaiono i gesti ritmici vivaci e spigolosi del bebop, si svincola comunque da ogni possibile procedimento che risolva, mentre "Vortex Factor" sembra voler giocare tra le atmosfere cupe e sinistre di Ran Blake, maestro di Shipp al New England Conservatory di Boston, e le intricate suggestioni post-weberniane. Non mancano le aperture a sontuose armonizzazioni (comunque immerse in una selva di enigmi), che particolarmente in "Land of Secrets" e "Tone Pocket" chiamano alla mente Ellington e Gershwin. "Clown Pulse" si immerge in un blues stralunato, con screziature stride. "Cosmic Juice" chiude il viaggio della navicella spaziale di Shipp ancora in modo enigmatico, immergendo scure macchie sonore in silenzi inquietanti. Aderendo all'intrepido istinto avventuroso, ma pure alla coerenza di un mondo davvero ricco.

Album della settimana.

Track Listing

Piano Equation; Swing Note from Deep Space; Piano In Hyperspace; Vortex Factor; Land of the Secrets; Void Equation; Tone Pocket; Clown Pulse; Radio Signals Equation; Emission; Cosmic Juice.

Personnel

Album information

Title: The Piano Equation | Year Released: 2020 | Record Label: Tao Forms


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Concerts

Apr 26 Fri

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