Led Bib: The People in Your Neighbourhood

I Led Bib si confermano con questo album, il settimo della loro carriera iniziata nel 2003, compreso il live The Good Egg uscito sempre nel 2014 solo su vinile, come una delle formazioni più vispe della giovane e sempre più agitata scena jazz britannica insieme a gruppi come i Polar Bear, i Get The Blessing e gli ACV dell'ottimo Andy Champion.

Capitanati dal batterista Mark Holub riescono a inanellare 11 composizioni originali dense di idee incendiarie come sono d'altronde le loro performance dal vivo. Siamo nel terreno minato del jazz rock, ma, niente paura, i Led Bib non sono l'ennesima opaca copia dei Weather Report o dei Lifetime Visions Orchestra di Tony Williams: qui d'altronde siamo in Inghilterra e, semmai i riferimenti dovrebbero o, a seconda delle posizioni, potrebbero essere altri come i Soft Machine, i Ninesense di Elton Dean o la Brotherhood of Breath di Chris McGregor.

E, difatti, lo spirito rivoluzionario dei gloriosi Seventies emerge più volte tra le metriche dei Led Bib insieme al piacere dello swing, al fascino della melodia e alla perenne tentazione di incrociare l'idioma jazz con i linguaggi più vari: rock in primis, ma anche space rock, dub ecc. Il bello è che questa operazione ai Led Bib riesce benissimo, quasi fosse naturale mettere d'accordo Sun Ra con i Can dell'era Tago Mago.

Dalla traccia d'apertura, "New Teles" con sassofono e sintetizzatore a condurre le danze, a "Giant Bean" che invade piacevolmente i territori dello space rock fino alla finale "Orphan Elephants" scritta dal bassista Liran Donin, è un continuo cambio di prospettiva e tutto "suona" finalmente fresco e realmente progressive. Certamente, una delle più belle e convincenti produzioni del 2014.

Da tenere d'occhio e da non perdersi in concerto.

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