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Teddy Charles: la rotta di un navigatore dimenticato
ByStrumentista, compositore e produttore discografico, Teddy Charles ha espresso il meglio di sé nella scena musicale degli anni cinquanta, introducendo nuovi concetti espressivi in proficue collaborazioni con le avanguardie afro-americane di quegli anni (in particolare Charles Mingus ma anche Booker Little, Mal Waldron, Booker Ervin) e con l'area musicale bianca (Hall Overton, Teo Macero, Jimmy Raney, Jimmy Giuffre).
Il suo percorso esistenziale è stato dominato da due grandi passioni, la musica e il mare. Ambiti che hanno convissuto oppure preso alternativamente il dominio della sua vita. Nella metà degli anni sessanta, Teddy Charles abbandonò completamente il mondo del jazz e fino ai primi ottanta fece rotta tra le isole dei Caraibi, trasportando rum, sapone e altri beni con la sua goletta, come un personaggio dei racconti di Conrad.
Il suo rientro nel jazz fu parziale: pur esibendosi in vari contesti (tra cui la prima apparizione italiana, al Verona Jazz Festival del giugno 1988) Charles continuò a coniugare l'attività artistica con quella di capitano. Nell'area tra Riverhead, Greenport e Martha's Vineyard era considerato uno dei massimi operatori nella navigazione commerciale verso i Caraibi. Solo nel 2008, dopo oltre 40 anni di assenza dagli studi, tornò a incidere quello che è rimasto il suo ultimo progetto (Dances with Bulls, Smalls Records).
Il ruolo innovativo di Charles, come strumentista e come compositore, si rivelò subito. Già dalle incisioni del 1952-53 introdusse innovativi concetti musicali entro la forma del be-bop, collocando il vibrafono in un ruolo d'avanguardia che sarà sviluppato solo negli anni sessanta, con Bobby Hutcherson e Walt Dickerson.
Le registrazioni con gli organici New Directions sono stupefacenti per l'audacia espressiva che si manifesta nell'architettura formale e in campo armonico: i brani si sviluppano ben oltre le usuali 32 misure, evidenziando liberi contrappunti, continui mutamenti di metro e ritmo, un nuovo modo fondere composizione e improvvisazione. In campo armonico troviamo audaci incursioni nella modalità e nella politonalità.
Theodor Charles Cohen (il cognome ebreo fu eliso dopo i primi dischi, su pressione del suo manager che lo giudicava un deterrente commerciale) era nato il 13 aprile 1928 a Chicopee Falls, Massachusetts. In casa c'era un pianoforte e fu incoraggiato a dedicarsi alla musica già dall'età di 5 anni, prima dalla madre e poi dal fratello maggiore, appassionato di jazz e imitatore di Fats Waller. Theodor mostrò talento e s'iscrisse alla Julliard School, dove rimase due anni e mezzo. Era il 1946 e New York era in pieno fermento il be-bop.
"Cominciai a frequentare la 52ma strada - ci disse in un'intervista del giugno 1988 durante la sua permanenza a Verona - Allora mi interessava molto la batteria e presi ad andare in giro con Max Roach. Comunque suonavo anche il piano e, prima di passare al vibrafono, Hank Jones mi fu di enorme aiuto per capire dal di dentro la tecnica del pianismo moderno" [Teddy Charles: "Il bebop è stato la mia nave-scuola" in Musica Jazz agosto/settembre 1988]. Teddy Charles iniziò a suonare il vibrafono per gioco, quando alla Juilliard aspettava di entrare nella practice room per i batteristi. Poi un giorno ascoltò il collega Ed Shaughnessy in una jam session, si rese conto dei suoi limiti e decise di dedicarsi al nuovo strumento, dove poteva sviluppare prospettive armoniche.
In questo senso, un incontro fondamentale fu quello con Hall Overton, con cui studiò composizione e che affiancherà il vibrafonista in alcune importanti incisioni. Overton è una figura dimenticata anche per il suo progressivo interesse al lavoro di orchestratore classico e di insegnante (in ambito jazzistico è ricordato per le splendide partiture dei brani di Monk, nel concerto di questi alla Town Hall). Assimilato pienamente il linguaggio boppistico, Teddy Charles fu scritturato nel 1948 nel gruppo modernista guidato da Benny Goodman e l'anno successivo nell'orchestra di Chubby Jackson ("la band più eccitante con cui ho suonato," disse) e nel sestetto di Buddy DeFranco, comprendente Jimmy Raney e Max Roach. Quasi tutto il 1950 lo passò nel gruppo di Oscar Pettiford, accelerando la sua maturazione.
Gli anni cinquanta: nuove direzioni
Il debutto da leader venne all'alba degli anni cinquanta a nome Teddy Cohen. Dopo una briosa session in trio del 10 novembre 1951, dove Charles evidenzia piena autonomia timbrica, con il suono luminoso e vibrante che diverrà centrale nel suo stile, la session dell'anno seguente in quartetto (Raney alla chitarra, Dick Nivison al contrabasso, Ed Shaughnessy alla batteria) mostra già avanzate soluzioni. Si vedano ad esempio l'astratto e sospeso "Nocturne" di alto rigore formale e il libero contrappunto improvvisato tra Raney e Charles in "Composition For Four Pieces". Appena un mese dopo, il 19 gennaio 1953, il vibrafonista tornò in studio per registrare con un nuovo trio ampliando la strumentazione a marimba, xilofono e glockenspiel. Con il contributo di Overton al piano e Shaughnessy alla batteria la dissoluzione della forma tipica del jazz divenne completa. I quattro brani ("Mobiles," "Antiphony" e "Decibels" di Overton e "Metalizing" di Charles) sono i più avanzati di quella fase e svelano l'ampiezza della concezioni compositive e improvvisative degli autori, influenzati da Stravinskij e Milhaud. Di questo si fa scarsa menzione nella storie del jazz ed è incredibile che anche testi recenti (come la Storia del Jazz di Stefano Zenni) omettano totalmente ogni citazione alla figura di Charles, per non parlare di Overton. Poco dopo quell'incisione il vibrafonista seguì in California il produttore della Prestige, Bob Weinstock, che doveva realizzare alcune session. Fu incoraggiato da Red Norvo e vi restò alcuni mesi, collaborando con i massimi esponenti di Los Angeles, sia dell'area bianca (Howard Rumsey, Chet Baker, Bob Cooper) che nera (Frank Morgan, Wardell Gray, Sonny Clark). Le cose più significative vennero da due session a suo nome del 21 e 31 agosto 1953, pubblicate dalla Prestige negli album Collaboration: West ed Evolution.
Il 21 agosto vediamo Teddy Charles a capo di un quartetto con Shorty Rogers alla tromba, Curtis Counce al contrabasso e Shelly Manne alla batteria. Il contrappuntistico "Variation on a Motive by Bud" chiarisce in modo esemplare l'inconsistenza di una netta separazione stilistica tra il jazz dell'area californiana e quello di New York. In quel brano serrato, basato su una frase tema di Bud Powell in "Get Happy," è evidente che anche un esponente chiave dell'estetica West Coast come Rogers, sapeva esprimersi nel più infuocato idioma bop.
Ogni brano della session evidenzia arditi procedimenti, come il politonale "Further Out" e il modale "Etudiez le cahier" mentre altri capolavori nascono il 31 agosto, con l'ingresso di Jimmy Giuffre al tenore e baritono e la presenza di due nuovi temi di Charles. Il suggestivo "Margo" rasenta l'atonalità col suo fluttuante centro tonale mentre l'enfasi modale di "Bobalob" preannuncia Kind of Blue.
Tornato a New York nel 1954, Teddy Charles prese a esibirsi con un quartetto senza pianoforte, che includeva in momenti diversi il trombettista Art Farmer, il sassofonista J.R. Monterose, il trombonista Bob Brookmeyer, i bassisti Charles Mingus e Teddy Kotick, i batteristi Ed Shaughnessy e Gerry Segal. Con quei musicisti incise il disco The Teddy Charles Quartet featuring Bob Brookmeyer. Il vibrafonista suonò e registrò con gruppi di rhythm & blues e fino al 1955 non incise dischi a suo nome. L'incontro più importante e musicalmente produttivo fu ovviamente quello con Mingus che troviamo nella session Prestige del 6 gennaio 1955 assieme a Monterose e Segal. Il pregio dei sei brani incisi sta nell'intenso dialogo tra Charles e Mingus e nella pregnanza dei loro assoli.
Entrato a far parte del mingusiano Jazz Composers Workshop, Teddy Charles ebbe un ruolo jazzisticamente propulsivo, proprio nella fase in cui il contrabbassista era attratto da concezioni accademiche. Mingus negli anni successivi fece autocritica con queste parole: "Allora fu scritta ed eseguita molta buona musica ma era preparata in anticipo assai più che improvvisata dagli strumentisti. Ricordo un incidente che capitò durante le prove dove Teddy (Charles) aveva lasciato molte battute aperte sulle quali improvvisare e noi tutti dicemmo: -Cos'hai sei pigro? Scrivi quelle altre battute-".
Il contributo di Charles, come strumentista e arrangiatore, fu centrale nella produzione del disco di Miles Davis Blue Moods, unica incisione del trombettista per la Debut e primo LP a 12" dell'etichetta. L'album fu registrato il 9 luglio 1955 negli studi di Van Gelder con una formazione atipica che comprendeva oltre Mingus, Charles e Davis anche il trombonista ellingtoniano Britt Woodman e il batterista Elvin Jones. Charles arrangiò tre dei quattro brani incisi, lasciando a Mingus "Alone Together," la cui esecuzione fu resa problematica dagli errori di scrittura del bassista. Charles ricordò quella session come una delle più difficili da portare a termine e Davis ne criticò la musica perchè "non aveva fuoco".
In realtà fu un album dal magnifico mood, che si apre con una versione di "Nature Boy," magistrale tanto nell'assolo di Davis che nell'orchestrazione. Non a caso l'album ebbe cinque stelle nella recensione di Down Beat.
The Teddy Charles Tentet
L'esperienza col Workshop mingusiano portò Charles all'esigenza di guidare un medio organico per realizzare le sue "personali idee sul jazz," riunendo i musicisti a lui più affini. Il risultato fu l'album Atlantic, The Teddy Charles Tentet, inciso nel gennaio 1956. È senza dubbio l'opera più rappresentativa del vibrafonista, come strumentista e compositore/arrangiatore, ma è anche un disco manifesto delle forme orchestrali di quel decennio: accanto alle sue, Charles incluse partiture di George Russell, Gil Evans, Mal Waldron e Jimmy Giuffre.
"Quello che realmente voglio presentare in questo disco - scrisse il vibrafonista nelle note - è il jazz di oggi. Non di dieci, due o quindici anni fa. E neppure qualcosa di futuristico o sperimentale. Soltanto una rappresentazione dei miei esecutori preferiti, usando gli strumenti del jazz contemporaneo e suonando in un ensemble capace di raccogliere in modo organico i loro talenti individuali (...). Man mano che l'idea cresceva, ho pensato che in una raccolta di jazz attuale andavano rappresentati alcuni compositori di alto profilo. Ne ho contattati diversi e i quattro che appaiono qui sono solo una minoranza, per ragioni di spazio. Ho pensato fosse più importante offrire ad ognuno un ampio spazio di scrittura. In successivi album ne presenterò altri".
Purtroppo la promessa finale potè realizzarsi parzialmente (solo due nuovi temi "Word from Bird" di Charles e "Show Time" di Bob Brookmeyer furono registrati il 23 ottobre 1956). Teddy Charles s'era ispirato in qualche modo alla Tuba Band di Miles Davis/Gil Evans ma la composizione dell'organico variava: tre sassofoni, tromba, tuba, chitarra, vibrafono e sezione ritmica. Tra gli esecutori ricordiamo Art Farmer, Gigi Gryce, J.R.Monterose, Jimmy Raney, Mal Waldron, Teddy Kotick.
La sequenza musicale è strepitosa a partire da "Vibration" di Mal Waldron (oggi incluso nella collezione d'archivio del Rutgers Institute tra le più grandi incisioni di tutti i tempi). Non potendo soffermarci in dettaglio ricordiamo le due composizioni e orchestrazioni di Charles: "The Emperor" e "Green Blues" a cui si aggiunse un nuovo arrangiamento dello standard "Nature Boy". "Word from Bird," ispirato alla frase d'apertura di "Parker's Mood," fu pubblicato nel 1957 in un disco Atlantic dallo stesso nome con l'orchestrazione di Brookmeyer e quattro brani in una session del 12 novembre 1956. Affiancato da Mingus, Overton e Shaughnessy, Charles offre intense emozioni. Il suo strumento spicca per ricercatezza armonica, profondità timbrica e sapiente costruzione degli assoli: ricchi di mordente nei brani boppistici e capaci di esaltare i valori melodici delle ballad. Una piccola gemma è "When Your Lover Has Gone," irresistibile nel coniugare leggerezza ritmica, sontuosità timbrica e chiarezza melodica.
Al febbraio 1957 risale un disco Prestige (pubblicato col nome Olio) che segnala l'intensa partnership creatasi con Mal Waldron. A capo di un gruppo comprendente anche Thad Jones alla tromba, Frank Wess al tenore e flauto, Doug Watkins al contrabbasso ed Elvin Jones alla batteria, il leader mostra piena assonanza con l'hard-bop senza restringere per nulla i suoi orizzonti. Nei mesi successivi lo vediamo far parte di un workshop organizzato da Teo Macero e diretto da Edgar Varèse con la presenza di Mingus, La Porta, Overton, McKusick e altri.
In quell'anno vediamo Charles partecipare a interessanti incisioni, alcune delle quali in proprio. Di queste ultime ricordiamo il pregevole Vibe-Rant (con Idrees Sulieman alla tromba, Waldron al piano, Addison Farmer al contrabbasso e Jerry Segal alla batteria) capace di coniugare swing e ricercatezza e ancora Coolin,' realizzato con lo stesso gruppo ampliato al sassofonista John Jenkins e Three For Duke con Overton e Pettiford. Da non dimenticare il magnifico e misconosciuto Prestige Jazz Quartet (con Mal Waldron al piano, Addison Farmer al contrabbasso e Jerry Segal alla batteria).
Tra le molte collaborazioni ricordiamo dischi a nome di Teo Macero (Teo Macero with the Prestige Jazz Quartet), Curtis Fuller (Curtis Fuller and Hampton Hawes with French Horns), Gunther Schuller (Modern Jazz Concert), Sam Most (The Amazing Mr. Sam Most).
In ognuno di questi lavori, musicalmente più tradizionali, spicca il maestoso controllo timbrico di Charles, l'uso sapiente del vibrato e il suono caldo e avvolgente che, avvicina il suo vibrafono più a un pianoforte che a uno strumento a percussione.
Dopo vari dischi in formazioni di Rhythm & Blues, nel 1959 Teddy Charles incise in sestetto per la Bethlehenm Salute to Hamp, piacevole omaggio a Lionel Hampton in cui spicca il morbido disegno delle ballad "He's Gone Again" e "Moonglow".
Nei cinque anni successivi, prima di occuparsi prevalentemente dell'attività di produttore, Teddy Charles incise ancora dischi d'alto valore, in proprio o con altri organici. L'anno 1959 si concluse con tre dischi poco conosciuti: Swingin' Guys and Dolls, On Campus e Something New, Something Blue.
Il primo è il commento musicale del musical Guys and Dolls (il titolo italiano del film fu "Bulli e Pupe") in cui Charles condivideva i ruoli d'arrangiatore/esecutore con Teo Macero per tre medi organici comprendenti Phil Woods, Bob Brookmeyer, Zoot Sims, Ed Shaughnessy, Mose Allison, Addison Farmer, Jimmy Raney e altri. Nonostante Macero dichiarasse nelle note che l'unico scopo del disco era far divertire l'ascoltatore ci sono pagine sofisticate come "I'll Know," "Never Been In Love," "Adelaide" o "My Time".
Il secondo fu registrato dal vivo all'università di Yale con un settetto comprendente Sam Most al flauto, Dave McKenna al piano, Bill Crow al contrabbasso e i fidi Sims, Raney e Shaughnessy. Charles spicca in una variopinta versione di "Whiffenpoof Song," Raney in "Yesterdays," Zoot Sims in "These Foolish Things," Sam Most nel serrato "That Old Black Magic". Something New, Something Blue è un pregevole ma dimenticato progetto di Teo Macero pensato per quattro arrangiatori (Manny Albam, Bill Russo, Teddy Charles e lo stesso Macero) e due medi organici d'altissimo livello comprendenti Donald Byrd, Bob Brookmeyer, Hal McKusick,Teddy Charles, Mal Waldron, Art Farmer, Phil Woods, Bill Evans e altri. Charles contribuì in qualità di orchestratore nei brani "Swinging Goatsherd Blues" e "Blues in the Night".
Ancora pregevole e a lungo dimenticato è il disco Jazz in the Garden at the Museum of Modern Art, che documenta un concerto del 25 agosto 1960. Assieme ai fidi partner Mal Waldron, Addison Farmer ed Ed Shaugnessy troviamo la pregnante partecipazione di Booker Little e del sassofonista Booker Erwin. Il clima è ricco di tensione e la musica va oltre i tipici modelli dell'hard bop, presentando brani articolati nei tempi e nei ritmi e raffinate ballad come "Embraceable You," dov'è protagonista Teddy Charles.
Di quegli anni ricordiamo ancora partecipazioni ai dischi dei cantanti Nat Wright e Betty Blake, a Mingus Dynasty di Charles Mingus, ad Out of This World del quintetto Donald Byrd/Pepper Adams, a Pepper Adams Plays the Compositions of Charlie Mingus, a For Pianists Only di Mal Waldron.
L'ultimo disco da leader, prima della lunga pausa dalla scena attiva, fu Russia Goes Jazz (United Artists, 1963), un singolare - ma non memorabile - lavoro di adattamento jazzistico di temi di Stravinskij, Rimsky-Korsakoff e Khatchaturian.
Gli anni sessanta: dal jazz alla navigazione
Come abbiamo detto, dall'inizio degli anni sessanta, Teddy Charles si occupò sempre più nel ruolo di produttore discografico: già alcuni dischi che abbiamo menzionato vedevano la sua diretta partecipazione in tal senso (a cui si aggiunsero lavori con Prestige, United Artists, Bethlehem per Coltrane, Donald Byrd, Kenny Burrell, Booker Little e altri) ma con l'esplosione commerciale del rock e le diminuite opportunità per i jazzmen fu sempre più coinvolto con il mondo della pop music (curò ad esempio i primi dischi di Simon & Garfunkel). "Ma poi venne quel terribile rock - ha ricordato Charles - con gente che con sapeva cantare, non sapeva suonare ed era una vera atrocità. Così dissi ai dirigenti non chiamatemi più a produrre questa spazzatura...".
Già da qualche anno Teddy Charles aveva sviluppato la passione per la vela e nel tempo era diventato un esperto marinaio. Nella metà degli anni sessanta, dopo la rottura del suo matrimonio, prese a navigare con la sua goletta per il mar dei Caraibi, istituendo un servizio merci tra le isole.
Il fuoco del jazz sembrava ormai spento ma in un locale di Antigua c'era un pianoforte disponibile per i clienti: "Iniziai a suonare per gioco con qualche musicista locale. Tornarono i ricordi ed ebbi nostalgia del mondo del jazz. Forse non era troppo tardi per tentare un ritorno".
Il ritorno alla musica
Nel 1980 costituì col pianista Harold Danko un sodalizio stabile quanto quelli che aveva realizzato con Hall Overton e Mal Waldron. Iniziò così a esibirsi nei club di New York pur continuando a occuparsi di attività marittime con l'acquisto del noto Seven Seas Sailing Club di City Island.
Nel 1988 si trasferì a Greenport, restaurando la Mary E, una goletta a due alberi del 1906. Nel 1988 venne per la prima volta in Italia su invito di Nicola Tessitore, direttore di Verona Jazz, che propiziò così il suo ritorno discografico. La Soul Note pubblicò infatti l'esibizione veronese del 25 giugno Live at the Verona Jazz Festival 1988: uno splendido quartetto che comprendeva Danko al pianoforte, Ray Drummond al contrabbasso e Tony Reedus alla batteria.
Quell'esibizione fu tra le più avvincenti del festival, come ricordò Gian Mario Maletto su Musica Jazz, recensendo il disco: "Ora si possono assaporare a mente fredda e degnamente valutare gli intrinseci valori musicali che questo artista ha saputo preservare e trasmetterci. La concezione generale di Charles - non limitata agli assoli ma estesa agli arrangiamenti del quartetto e soprattutto a quelle situazioni di invitante, raffinata bellezza - è fatta insieme di eleganza e di intensità, di profondità emotiva e di grande libertà". Tra le cose migliori di quella serata ricordiamo la sua astratta composizione "Third Leveling" eseguita in duo con Danko e l'introduzione all'altro suo brano "All The Things You Ain't".
Resta ancora inedita la registrazione di un concerto in duo con Max Roach, dato a Rovigo due sere dopo.
Dell'attività svolta nei vent'anni successivi si conosce poco, salvo alcuni concerti nei locali di Long Island e altre esibizioni nell'area di New York (come la serata del 23 aprile 2003 al Cornelia Street Café col clarinettista Perry Robinson e il batterista Ed Schuller). Le uniche documentazioni discografiche sono state la partecipazione al disco di Teo Macero The Eclectic Side of Teo Macero (una libera improvvisazione con Danko sul tema "Darkness Of Time" e altro).
Nel 2008 abbiamo il ritorno sotto i riflettori con un nuovo gruppo, presentato al Village Vanguard e in altri locali di Manhattan, un disco in studio (Dances with Bulls, inciso per la Smalls Records) e un tour in Olanda.
Nel 2007 il giovane sassofonista Chris Byars aveva contattato Charles per delle informazioni su Gigi Gryce, suo vecchio partner. Da quell'incontro iniziò una relazione professionale tra il vibrafonista e il quartetto di Byars (il trombonista John Mosca, il bassista Ari Roland e il batterista Stefan Schatz) che ha portato all'incisione in studio con l'aggiunta in organico di Harold Danko.
Registrato il 23 luglio 2008 nei Nola Studios, Dance with Bulls prende il titolo dall'omonima nuova composizione di Charles che apre il disco. Un magnifico tema dissonante introdotto da un lungo quadro free, in piena coerenza con l'estetica dei gruppi New Directions. Accanto alla riaffermazione delle radici mingusiane ("Nostalgia in Times Square") gli altri temi del disco sono vecchi brani di Charles in scintillanti versioni.
L'attività dei due anni successivi è considerevole. Del suo tour olandese del novembre 2008 abbiamo una traccia video, registrata al Bimhuis di Amsterdam col trio di Walter Wolff.
Di questa formazione è stato pubblicato anche un eccellente album live che dimostra l'intatto spessore musicale dal vibrafonista. Del 2009 ricordiamo la partecipazione di Charles ai concerti in onore di Charlie Parker all'Iridium di New York e l'incisione per la Steeplechase, nel gruppo di Byars, della composizione "Bop-ography".
Tra le ultime esibizioni Charles ricordiamo quelle dell'anno successivo -23 e 24 aprile- al Kitano Hotel a capo di un quartetto con Harold Danko ed ancora il concerto del 30 maggio a Los Angeles, con un rinnovato tentet, all' East Coast Sounds Festival dove rileggeva storici temi come "The Emperor" e "Green Blues".
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