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Supersilent alla Stazione Leopolda

Musicus Concentus - Firenze - 15.05.2008

Nella coreografica Stazione Leopolda chiusura col botto per Musicus Concentus - in collaborazione con Fabbrica Europa - con uno dei gruppi di punta della scena nord-europea, il quartetto norvegese Supersilent.

La Leopolda è gremita di pubblico, in gran parte giovane e alternativo, e lo scenario si mostra da subito suggestivo.

La serata si annuncia più che mai interessante ma con una sfida in più in quanto l’acustica della stazione Leopolda risulta poco idonea a reggere una pressione sonora come quella della serata.

Ad accompagnare i Supersilent c’è però Johny Skalleberg (già tecnico del suono di Nils Petter Molvaer) il quale, dopo un accurato sound-check, riesce prodigiosamente a mettere a punto un bel suono coeso, sopra ogni aspettativa.

Da circa un anno Arve Henriksen ha iniziato a suonare la batteria con Supersilent per cui si assiste a un cambio d’assetto sul palco che vede le due batterie di Vespestad e Henriksen dietro e Storlokken e Sten davanti.

L’inizio del primo brano (una suite della durata di circa 50 min.) è dolce e lirico e le tessiture delle tastiere creano una situazione ideale per la tromba "flautata" di Henriksen, che si produce in un primo assolo da “pelle d’oca”.

La suite prosegue con lunghe parti in cui i quattro si intrecciano magnificamente senza mai sovrastarsi e il repertorio muove i suoi passi tra le atmosfere di Chiaroscuro (album di Henriksen), Olivier Messiaen e la musica schizzata più estrema dei Supersilent.

L'incedere incalzante e criptico a cui si assiste non fa mai riferimento a brani noti, standard o cover, dando vita alla nuova creatura in tempo reale e in modo del tutto imprevedibile (come del resto accade in studio di registrazione).

La bellezza di questo progetto risiede d’altronde proprio nella sua imprevedibilità, nel mandare in scena ogni volta uno spettacolo diverso, che muta, evolve, vira e fa sgorgare la musica come l'acqua alla fonte, alternando lirismo - degno sfondo sonoro di un fiore che sboccia o di un’alba rosata - e cascate di suono impenetrabile.

L’interplay tra i componenti è come sempre straordinario, il cambiamento in corsa di Henriksen (l’innesto della batteria) non muta il risultato nella sostanza e rende anzi più avvincente e interessante la sfida.

Bello vedere come le due batterie, così diverse per pronuncia e fraseggio, interagiscano tra loro - più pennellato e leggero Vespestad, impulsivo e convulso Henriksen: verso la fine della prima suite danno vita a una vera e propria escalation al cardiopalma.

I Supersilent, in tour da qualche settimana (qualche giorno prima erano a Moers), sono sembrati insomma in gran forma: belle e suggestive le improvvisazioni di Storlokken, ispirate a Messiaen, unici come sempre gli impasti timbrici messi in campo da Helge Sten (alias DeathProd) - viscerali e sotterranei, pieni di distorsioni e noise texture.

A differenza che nel DVD Supersilent 7, Henriksen, posizionato sulle retrovie, si alterna alla voce e alla tromba con doti tecniche invidiabili e sonorità inconfondibili, mentre alla batteria fa, per usare un gergo calcistico, un gioco decisamente più di squadra.

Il pubblico assiste in silenzio religioso, estasiato per tutto il concerto, e ringrazia con un lungo applauso finale.

La performance risulta più equilibrata di quella con Nils Petter Molvaer al Bla di Oslo, a settembre 2007, in occasione dell’uscita del disco Supersilent 8, e più lirica e raffinata dell’ultimo disco.

Riesce a presentare un campionario sonoro ampio, variegato, dall’impasto timbrico onirico e multiforme, alternando il falsetto di Henriksen all’energia debordante delle due batterie, riuscendo a coniugare la visceralità di Deathprop alla visione colta di Storlokken (ispirata a Messiaen) e dando vita a un corpo unico che non si sfalda mai, nemmeno quando indugia oltremodo nelle atmosfere.

Supersilent è un progetto sempre molto intrigante ma unico e indefinibile, mai identificabile in un genere musicale.

10 anni e 8 album all’attivo e fin dalle origini un nutrito gruppo di sostenitori all’interno del mondo del jazz (sono molti i festival, oltre a Musicus Concentus, che li hanno ospitati: Saalfelden, Jazz in Sardegna, Moers, ecc.), nonostante la loro sia una musica che si muove a cavallo tra elettronica sperimentale e contemporanea.

Una probabile ragione sta nel fatto che, non facendo Jazz (se per Jazz si intende BeBop o swing), nel DNA ne hanno però l’idea più alta, che mette in campo una capacità e una voglia di improvvisare e rischiare davvero uniche.

Supersilent torneranno in Italia il 28 di giugno (dopo parecchie date in giro per l’Europa): suoneranno a Benevento, nel Festival che vede la direzione artistica del giovane trombettista Luca Aquino, e ci sono dunque tutti gli ingredienti per augurarsi che la loro performance sia addirittura migliore.

Foto di Luca Vitali (tranne quella di Henriksen, scattata da Claudio Casanova)

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