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Franco D'Andrea Trio: Something Bluesy and More
ByLa prima sensazione suscitata dall'ascolto di questo CD è quella di estrema fluidità, di eleganza del movimento d'insieme e dei singoli meccanismi, di agio reciproco all'interno del trio, cosa che ben si trasmette anche alla fruizione. L'apporto di Gabriele Evangelista al contrabbasso e Roberto Gatto alla batteria, un'accoppiata che già compariva nello splendido Sketches of the 20th Century, si manifesta con flessibilità e disinvoltura perfettamente funzionali. Questa fluidità è generatrice e al tempo stesso risultato del particolare approccio di D'Andrea, che si muove con meravigliosa elasticità tra le origini della musica afroamericana registrata e le istanze più contemporanee. La cosa non è particolarmente insolita per chi è abituato a frequentare la produzione del pianista, ma il prodigio sta proprio nel risultato, ogni volta in grado di aggiungere stupore.
Pur nella grande varietà cronologica e stilistica che compone il materiale di questo disco, l'omogeneità del prodotto si manifesta come fatto naturale, che scaturisce da un'unica fonte, si dirama ripetutamente, ma trova sempre un proprio indirizzo forte. Una cosa non facile, la cui audacia risalta già leggendo i titoli affiancati nel programma. Certo, si tratta di brani che fanno parte del codice genetico di D'Andrea. Materiale che lui ha frequentato e scandagliato ripetutamente nel corso della propria vicenda. Ma lavorare su una tale vastità di stimoli senza mai perderne il controllo, anzi, mettendo tali forze in costante dialogo, non è cosa che si incontra quotidianamente nel mondo dell'arte e della creatività.
Gli equilibri flessibili risaltano fin dall'incipit di "Saint Louis Blues," che apre il CD e, guarda caso, è il brano che affonda la propria origine più lontano, quel 1914 nel quale fu pubblicato dall'autore, William Christopher Handy. Un incipit che chiama subito in causa la contemporaneità, su una frase circolare senza dubbio nell'impronta di D'Andrea. Come poi il fraseggio e le armonie del pianoforte portino nel campo largo del blues, per accennare e quindi approdare al celebre tema, è frutto appunto di equilibri flessuosi. Come dal ritmo latino scandito da Gatto si scivoli nella marcia delicata che accompagna il tema di supporto è frutto di questi continui spostamenti, nei quali intervengono movimenti sotterranei, innesti che rendono l'atmosfera blues ricca di accenti, caratteri, tinte.
Alcuni brani sono introdotti da riff che recano l'impronta lampante del pianista. Così l'ellingtoniano "Caravan" e "Soft Winds" di Benny Goodman, il cui incipit proietta immediatamente nella dimensione di D'Andrea. Altri pezzi ricevono ingegnosi stimoli, come quello che mette in risalto fin dall'inizio la frase dell'inciso di "The Telecaster," composizione di Billy Strayhorn, inventandone nuovi equilibri gravitazionali, che tra l'altro calzano perfettamente e illuminano scorci molto interessanti. Altri ancora ricevono la pregnante lettura nella quantità di varianti che il pianoforte indaga a tutto campo, come in "Half The Fun," altro gioiello di Strayhorn.
O come nel coltraniano "A Love Supreme," in cui i tre musicisti si muovono con grazia felpata, dove risalta uno degli interventi memorabili di Evangelista. "Exploration" è l'unico brano firmato da D'Andrea: un'indagine nell'astrazione di motivi e incroci ritmici, su costante fluttuazione tonale. "Tenderly" chiude il disco, dove l'alchimia del trio, di respiro ampio, profondo, è incorniciata dalla sontuosa, enigmatica riflessione del pianoforte. Chi ascolta, condivide esplorazione e stupore.
Album della settimana.
Track Listing
St. Louis Blues; Caravan; Livery Stable Blues; Exploration; Soft Winds; Half the Fun; I've Found a New Baby; The Telecaster; A Love Supreme; Tenderly.
Personnel
Album information
Title: Something Bluesy and More | Year Released: 2024 | Record Label: Parco Della Musica
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