Home » Articoli » Album Review » Bill Frisell, Thomas Morgan: Small Town
Bill Frisell, Thomas Morgan: Small Town
By
A certi dischi non si può far altro che arrendersi. C'è poco da raccontare, da spiegare. Li si ascolta e li si ama: punto. Senza porre condizioni o veti, senza affannarsi a cercare giustificazioni. Quello che c'è da sapere è tutto lì. E arriva dritto e preciso alla testa e al cuore.
Dritto, preciso e perfetto nel caso di Bill Frisell e Thomas Morgan. Che qualcuno -finalmente! -ha avuto la buonissima idea di mettere insieme su un palco. Quello del mitico Village Vanguard di New York, che più o meno un anno fa ha ospitato una serie di esibizioni del mirabolante duo chitarra-contrabbasso. Poi ci hanno pensato Manfred Eicher e l'ECM a selezionare il meglio del meglio e a dare forma di disco a un incontro benedetto (straconsigliato il doppio vinile, pubblicato in via del tutto eccezionale per rimarcare la sacralità dell'evento). Il risultato? Un'indicibile meraviglia. Pura magia snocciolata lungo otto brani che raccontano di un'intesa prodigiosa, di affinità elettive e di meccaniche celesti.
Si comincia con un commovente omaggio a Paul Motian, nume tutelare sia di Frisell che di Morgan: "It Should Have Happened a Long Time Ago," brano inciso per la prima volta nel 1985 per l'omonimo esordio del trio Motian-Frisell-Lovano. Undici minuti di incanto, tra deliziosi loop di chitarra e languidi arpeggi, legnose impennate del contrabbasso e improvvise picchiate. Un sogno, un'inafferrabile chimera. Decisamente più "materica" la rilettura dell'immancabile "Subconscious-Lee," standard-ossessione che Frisell ha interpretato e reinterpretato centinaia di volte, mentre con la tripletta "Song for Andrew No.1," "Wildwood Flower" e "Small Town" si arriva dritti al cuore "americano" del repertorio del chitarrista di Baltimora, là dove le strade polverose del Midwest si srotolano tra cittadine tutte uguali, oceani di mais e fattorie dipinte di rosso.
Finale in crescendo con un felpato omaggio al Fats Domino di "What a Party" e con una strepitosa versione di "Goldfinger" che da sola basta per far dimenticare la patinata sciatteria dei recenti When You Wish Upon a Star e Guitar in the Space Age!, tra i punti più bassi del Frisell calligrafico. Nel mezzo i dodici e passa minuti di "Poet -Pearl," meditazione in forma di pulviscolo stellare sull'arte del dialogo che sa di estasi e rapimento.
Brividi, insomma. Di quelli che si avvertono solo quando si è in presenza di qualcosa di grande. Per Frisell un cerchio che si chiude a 34 anni dal debutto in proprio su ECM con In Line, curiosamente in duo con un altro contrabbassista, Arild Andersen; per Morgan e il suo incredibile suono (Ray Brown, Red Mitchell, Charlie Haden: i rimandi e gli agganci trovateli voi) la consacrazione urbi et orbi.
Quanta bellezza.
Dritto, preciso e perfetto nel caso di Bill Frisell e Thomas Morgan. Che qualcuno -finalmente! -ha avuto la buonissima idea di mettere insieme su un palco. Quello del mitico Village Vanguard di New York, che più o meno un anno fa ha ospitato una serie di esibizioni del mirabolante duo chitarra-contrabbasso. Poi ci hanno pensato Manfred Eicher e l'ECM a selezionare il meglio del meglio e a dare forma di disco a un incontro benedetto (straconsigliato il doppio vinile, pubblicato in via del tutto eccezionale per rimarcare la sacralità dell'evento). Il risultato? Un'indicibile meraviglia. Pura magia snocciolata lungo otto brani che raccontano di un'intesa prodigiosa, di affinità elettive e di meccaniche celesti.
Si comincia con un commovente omaggio a Paul Motian, nume tutelare sia di Frisell che di Morgan: "It Should Have Happened a Long Time Ago," brano inciso per la prima volta nel 1985 per l'omonimo esordio del trio Motian-Frisell-Lovano. Undici minuti di incanto, tra deliziosi loop di chitarra e languidi arpeggi, legnose impennate del contrabbasso e improvvise picchiate. Un sogno, un'inafferrabile chimera. Decisamente più "materica" la rilettura dell'immancabile "Subconscious-Lee," standard-ossessione che Frisell ha interpretato e reinterpretato centinaia di volte, mentre con la tripletta "Song for Andrew No.1," "Wildwood Flower" e "Small Town" si arriva dritti al cuore "americano" del repertorio del chitarrista di Baltimora, là dove le strade polverose del Midwest si srotolano tra cittadine tutte uguali, oceani di mais e fattorie dipinte di rosso.
Finale in crescendo con un felpato omaggio al Fats Domino di "What a Party" e con una strepitosa versione di "Goldfinger" che da sola basta per far dimenticare la patinata sciatteria dei recenti When You Wish Upon a Star e Guitar in the Space Age!, tra i punti più bassi del Frisell calligrafico. Nel mezzo i dodici e passa minuti di "Poet -Pearl," meditazione in forma di pulviscolo stellare sull'arte del dialogo che sa di estasi e rapimento.
Brividi, insomma. Di quelli che si avvertono solo quando si è in presenza di qualcosa di grande. Per Frisell un cerchio che si chiude a 34 anni dal debutto in proprio su ECM con In Line, curiosamente in duo con un altro contrabbassista, Arild Andersen; per Morgan e il suo incredibile suono (Ray Brown, Red Mitchell, Charlie Haden: i rimandi e gli agganci trovateli voi) la consacrazione urbi et orbi.
Quanta bellezza.
Track Listing
It Should've Happened a Long Time Ago; Subconscious Lee; Song for Andrew No. 1; Wildwood Flower; Small Town; What a Party; Poet - Pearl; Goldfinger.
Personnel
Bill Frisell
guitar, electricBill Frisell: guitar; Thomas Morgan: double bass.
Album information
Title: Small Town | Year Released: 2017 | Record Label: ECM Records
Comments
About Bill Frisell
Instrument: Guitar, electric
Related Articles | Concerts | Albums | Photos | Similar ToTags
Bill Frisell
CD/LP/Track Review
Luca Canini
Small Town
ECM Records
Thomas Morgan
Manfred Eicher
Paul Motian
Ray Brown
Red Mitchell
Charlie Haden
Concerts
May
15
Wed