Dopo la comune militanza (a partire dal 2011, con tre album all'attivo) nel quartetto del sassofonista Noah Kaplan completato da Jason Nazary alla batteria, il bassista genovese Giacomo Merega, ormai newyorchese d'adozione, e il chitarrista Joe Morris, noto in particolare per il suo generosoin quanto a documentazione discografica, specie su Leosodalizio con Ivo Perelman (ma non solo, ovviamente), in questo nuovo lavoro, inciso nel gennaio 2023, si propongono come duo, con molte, senz'altro legittime, ambizioni, che peraltro non sembrano trovare adeguato riscontro sul piano della resa effettiva della comune proposta musicale, fondata sull'improvvisazione senza rete.
Ovviamente non è questo il limite dell'album, quanto semmai la sostanziale monotonia che questi poco più di cinquanta minuti di tête-à-tête ci propongono, monotonia che nasce da una carenza sia dinamica che timbrica piuttosto marcata, nel momento in cui ogni brano, al suo interno e nel suo rapporto con gli altri, è una costante ripetizione di un trend un po' sempre uguale a se stesso, rituffandosi (più correttamente: immergendosi) ognuno dei suddetti episodi nei fondali abbastanza indistinti e melmosi del precedente, nonché del successivo.
Al di là della buona volontà e totale onestà intellettuale, di cui ovviamente non possiamo né intendiamo certo dubitare, ci sembra proprio che non ci sia altro da aggiungere. Buon ascolto ai più temerari.
Track Listing
Real and Then Not Real, Something Like an Opera; Quasicadenze; Autopsy in Blue; Tauromachy; The Uninhabited Song; Vedova; Threnody for the Bourgeois Improviser; Anteroom; Stabat Mater (dedicated to E.M.).
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Ecumenico ma (abbastanza) esclusivo, non sopporta la musica – e l’arte in generale – di routine, rassicurante e dozzinale, preferendo, se proprio deve, il brutto all’inutile. Un ideale spaccato dei suoi amori musicali (che non si limitano al jazz; e più o