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Non solo Youssou: appunti musicali sparsi di un viaggio in Senegal
Sulle pagine di tutti i quotidiani e i settimanali si possono così vedere le colorate fotografie che rappresentano una serie di lavoratori e lavoratrici senegalesi, immagini che sembrano a volte quasi "inventate", come quella del venditore di spazzoloni e scope, ma che in realtà sono parte della quotidianità di questo splendido paese africano.
Sono sbarcato all’aeroporto di Dakar in un pomeriggio di gennaio e ho vissuto due settimane molto intense in mezzo a gente meravigliosa e cordiale, festosa e a volte contraddittoria, una nazione per la quale la musica ha un ruolo davvero speciale, un paese che vive immerso nella musica.
Durante il mio viaggio ho avuto modo di ascoltare concerti, parlare con musicisti, vivere la musica nella sua quotidianità e cercherò qui di raccontare le persone, i luoghi, le emozioni, non senza un doveroso ringraziamento alle persone che hanno condiviso con me questo viaggio, in primis Bamba e Lorenza, ma anche Ousmane e Alou, quest’ultimo infaticabile compagno di vita notturna e concerti.
Viaggio tra i locali di Dakar
Già la seconda sera del viaggio, decidiamo di andare al Just 4U, il locale che è probabilmente il più importante di Dakar per quanto riguarda la musica dal vivo. Quando la macchina accosta all’ingresso e riusciamo a leggere la lavagnetta che sera dopo sera indica il concerto del giorno, capiamo che è la nostra serata fortunata: si esibisce Souleymane Faye!
Il Just 4U, nel quale si esibiscono con regolarità gruppi come l’Orchestra Baobab [di cui è da poco uscito il CD Made in Dakar] e tutti i principali jazzisti locali, è il club che più degli altri si avvicina alla concezione "occidentale" di spazio per i concerti: un bel palco, molti tavolini, aperto e chiuso che convivono in modo elegante, clientela internazionale, cocktail, un pubblico attento e silenzioso.
È ormai oltre l’una di notte - cosa normalissima qui - quando la band incomincia a suonare, raggiunta dopo poco da Souleymane Faye. Sebbene non sia più giovanissimo [ha quasi sessant’anni], Faye è considerato uno dei cantautori più influenti e interessanti della scena musicale senegalese: ed è un peccato che a un ascoltatore occidentale non sia facile comprendere la potenza delle sue parole, dal momento che la sua grandezza si svela proprio come poeta dal grande coraggio politico e sociale, oltre che come vocalist e chitarrista.
Anche senza potere comprendere appieno i testi delle sue canzoni, il concerto è splendido, con la band - e i diversi ospiti che si alternano sul palco - in grado di passare dal classico ritmo di mbalax [una costante nella musica senegalese] al jazz, dal funk alle atmosfere più dolci.
Il Just 4U è collocato in una zona di Dakar ricca di locali: a poca distanza si trovano l’Alizé, il Pen’Art, il Sahel, nonn tanto più in là c’è anche il Thiossane, il mitico locale di Youssou N’Dour, che però resta desolantemente chiuso per lunghe settimane quando l’artista, come spesso accade, non è in città.
All’Alizè, locale basso e scuro, vagamente claustrofobico, ma non privo di un certo fascino, mi capita di ascoltare in concerto Salam Diallo. Ora, a un ascoltatore senegalese smaliziato, il nome di Salam Diallo fa un po’ sorridere, dal momento che l’artista - che ha incominciato la sua carriera come danzatore nei celeberrimi Super Diamono di Omar Pene - ha una fama un po’ "tamarra", ma non c’è dubbio che la musica di un suo concerto riesca a fare ballare anche le pietre.
Chitarre, percussioni [in particolare il classico "tama", piccolo tamburo che si tiene sotto il braccio], parole cantate e declamate, un look appariscente con occhialini e camicia dorata: nel giro di pochi minuti la pista dell’Alizé è un vero inferno, tutti a ballare, la temperatura che sale vertiginosamente, l’energia che si rende tangibile.
La musica prevede anche delle parti percussive - cadenzate dal "tama" - nelle quali sia i ballerini della band [che si chiama Nokoss Band, dal nome di un suo celebre brano] sia i più coraggiosi tra il pubblico si esibiscono nella tipica danza senegalese, fatta di grandi salti e sinuosi movimenti.
Al Pen’Art invece, locale dall’affascinante arredamento dove di solito si esibisce Cheick Lo, abbiamo modo di ascoltare la musica mandinka dei Kouyaté Fréres, caratterizzata dall’uso della kora, dal basso e dalle voci di due giovani cantanti. Ipnotica, avvolgente, la musica di questo gruppo aggiorna in modo convincente la grande tradizione da cui provengono.
Un sabato sera decidiamo di concederci qualcosa di più commerciale e andiamo ad ascoltare Viviane N’Dour in una discoteca, lo Yangoulene. Viviane è la cognata del più celebre Youssou ed è - pur non possedendo una voce particolarmente speciale, anzi - un vero e proprio idolo dei giovanissimi, grazie a un look e a movenze molto globalizzate.
Il concerto, pur non essendo musicalmente niente di eccezionale, è comunque interessante per studiare alcune dinamiche: le giovanissime si accalcano sotto il palco e conoscono tutte le canzoni, ma [come mi accorgerò anche in altre situazioni] anche quando apprezza molto, il pubblico non è particolarmente prodigo di applausi. L’importante è ballare - anche qui ci sono i consueti siparietti per la danza senegalese - e vivere il momento, il manifestare la propria gioia non passa però dagli applausi né tantomeno dalla richiesta di un bis, tanto che quando si chiude il sipario del palco ai fans bastano 5 minuti per lasciare deserta la sala, anche perché sono le 5 del mattino...
Ci riserviamo per l’ultima sera uno dei pezzi forti del viaggio: il concerto di Thione Seck. Vero e proprio mito, dotato di una voce straordinaria e potentissima con cui canta canzoni di varia natura, che spaziano dal soggetto religioso a quello amoroso, dal sociale al tradizionale, Seck si esibisce ogni mercoledì al Gaal Gui, locale dall’inquietante decor marinaresco non lontano dal mercato di Somboudienne.
Il concerto è annunciato per le 23, noi giungiamo [consci di essere in un grande anticipo] per mezzanotte e mezza: la band incomincerà a suonare alle 1 e 45, ospitando diversi cantanti [tra cui il figlio dello stesso Thione] e tocca attendere fino alle 2 e 45 per vedere salire sul palco la star.
Il locale intanto si è riempito, tanto che è quasi impossibile vedere bene Thione Seck [che sta anche un po’ in ombra], ma tutti ballano come dei pazzi le hit del cantante. Si tira l’alba, ma ne vale decisamente la pena.
Senegal o Jamaica? Il reggae e il "caso" Morgan Heritage
Oltre alla musica senegalese, alla salsa e al rap [di cui parleremo tra poco], l’altra musica che riempie la quotidianità del Senegal è quella giamaicana, in particolare il reggae classico. Non è difficile sentire dalle autoradio o dalle botteghette il suono di una chitarra in levare, così come l’iconografia di Bob Marley è spesso presente nelle decorazioni urbane.
Giallo, verde, rosso e nero, i colori dell’Africa e della Jamaica, i dreadlocks che sono segno distintivo di molti ragazzi, in particolare dei "baye fall", seguaci della confraternita "mouride" dediti al duro lavoro, il messaggio di pace e fraternità che qui trova realizzazione nella grande ospitalità e umanità dei senegalesi. Jamaica e Senegal sono davvero vicini.
Mentre ero a Dakar, uno degli "eventi" è stata la visita in Senegal da parte della band giamaicana Morgan Heritage: il gruppo ha tenuto tre concerti affollatissimi, due a prezzo molto abbordabile, in uno stadio e in un teatro, il terzo al Just 4U, con un biglietto assai più impegnativo, oltre una trentina di euro [tenete conto che un buon pasto si porta via con una decina di euro scarsa].
Le tv e i giornali hanno dato grande risalto alla presenza dei Morgan Heritage in città, seguendo la loro visita all’isola di Gorée [storico punto di partenza degli schiavi per il Nuovo Mondo] e registrando le loro dichiarazioni sull’Africa, un po’ simili a tutte quelle che artisti afroamericani rilasciano quando tornano alla loro terra di mitica origine.
The rap-volution will be televised
Come accennavo prima, molto forte è anche la scena rap: la musica in Senegal è un fortissimo veicolo di rivendicazione politica e sociale, una possibilità di dare voce alle istanze della gente e alla loro scontentezza nei confronti delle contraddizioni, delle ingiustizie, della corruzione.
Basta aprire la televisione in qualsiasi momento per imbattersi in video [spesso piuttosto semplici] di cantanti rap, moltissimi dei quali sono ragazzini o addirittura bambini. A un ascoltatore occidentale questo tipo di musica [tranne alcuni illustri eccezioni] suona presto abbastanza noiosa, ricalcando dal punto di vista delle basi sonore i più abusati clichè dell’hip-hop commerciale a stelle e strisce e la forza del messaggio, a volte molto diretto, non cambia più di tanto la scarsa piacevolezza di molte canzoni. Il successo di queste proposte è però fortissimo in Senegal.
La televisione è comunque un mezzo onnipresente nella vita sonora del senegalese: ogni casa, anche la più povera, ha la sua bella tv, ogni ristorante, anche il più raffinato, ha la tv accesa che catalizza gli sguardi degli avventori, spesso si vedono ragazzi pigiati in botteghette per vedere la televisione assieme. Tanti video, di salsa, di hip-hop, di mbalax, riempiono la programmazione nazionale, rendendo i cantanti dei personaggi popolarissimi e amatissimi.
Oltre a Youssou N’Dour, il Senegal è una nazione che trabocca di grande musica: Baba Maal, Cheick Lo, Orchestra Baobab, Thione Seck, Souleymane Faye, Omar Pene, sono solo alcuni degli eroi di una quotidianità che non può prescindere dalla musica. Un viaggio per rendersene conto vale davvero la pena.
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