Daniele Tione: Nightglow

Difficile dare un’indicazione di ascolto che rinvii a maestri dello strumento - e questo è già un pregio di originalità. Certo, Tione sembra rifarsi alla scuola evansiana, senza incedere più di tanto verso astrattismi ed uso estremo dei silenzi, anzi, utilizzando spesso dei pedali ritmici sui bassi, per “riempire” ogni vuoto. In tal modo, alcuni brani ricordano il primissimo Jarrett, altri certi momenti in solitaria del nostro Pieranunzi. Ma, in generale, la poetica del disco è molto personale, frutto evidente di una meditazione della storia del pianismo jazz e di una profonda conoscenza della tastiera, spesso esplorata con delicatezza nelle sue possibilità cromatiche.

In un programma che, nella sua varietà, appare complessivamente molto coerente, spiccano “Massimo Troisi”, malinconico omaggio di grande dolcezza, la rilettura dello standard “Blue Room” e la meditativa, finale “Ultimi tuoni”. Momenti di punta di un lavoro forse poco appariscente, ma realizzato con evidente, profondo trasporto.

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