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Michael Attias

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01. Jascha Horenstein conducting Das Lied Von der Erde (BBC).

Mahler e Debussy sono stati compositori della mia adolescenza ma suonano tuttora attuali. Horenstein è un assoluto maestro del tempo, del respiro, del suono delle proporzioni. Un'esecuzione assai dinamica dall'inizio alla fine. Il tempo si ferma. La fine è un inizio, per sempre sospeso.

02. Bunky Green - Another Place (Label Bleu - 2006).

Questo dovrebbe essere acclamato l'album jazz dell'anno. Ci sono anima e mente, un grido acuto che attraversa il più attuale dei vocabolari, una voce ed un ritmo di assoluta originalità, un maestro al culmine della sua creatività, con una sezione ritmica agile, appassionata, moderna. Grazie a Steve Coleman per aver prodotto questo album. Partecipare a questa session presso i System 2 Studios in Brooklyn è stato uno dei momenti più eccitanti della mia vita.

03. Duke Ellington - Fargo Concert (Discoinforme - 2008).

Dove il disordine è ordine ai massimi livelli. Ben Webster in "Stardust" fa viaggiare il suo sax verso le stelle con una luce che brilla sopra di noi da oltre settant'anni. Fantasmagorico, disordinato, geniale, con momenti di raro equilibrio, fallimenti e successi, ma soprattutto un altro grande concerto...

04. Paul Motian - I Have the Room Above Her (ECM - 2005).

Suonare con Paul Motian lo scorso anno al Vanguard è stato un altro grande momento di gioia e di terrore. In questo trio si è trovato qualcosa di simile alla perfezione della triangolarità. Le sfumature del tempo, le ombreggiature, le macchie di colore, la grammatica e la narrazione collettiva sono incantevoli in ogni momento. Cosa significa suonare in terza persona? O il futuro del passato? Cercatelo qui...

05. Von Freeman - Chicago Bootlegs.

Mi dispiace ma non posso dirvi dove ho comprato questi dischi. Magie di tempo, suono, dinamiche, fraseggio ed una voce che esprime tutte le manifestazioni fisiche del proprio corpo. Freeman sta all'evoluzione del bop come Mandelbrot alle equazioni razionali.

06. Anthony Braxton - Mosaic Box (Mosaic Records).

E' da poco tempo che questo materiale è diventato nuovamente disponibile. Potrebbe per favore qualcuno pubblicare questi album separatamente? Five Pieces e New York, Fall 74 hanno cambiato la mia vita. Ho lasciato Parigi per gli States nel 1993 sotto la spinta di Anthony Braxton. E' una fonte inesauribile di motivazioni e di rinnovamento.

07. Roy Haynes - Cymbalism (OJC - 1963).

Disco scelto per il solo di Frank Strozier in "I'm Getting Sentimental Over You". E' questo uno dei pochissimi assoli di sax alto che ho trascritto negli ultimi anni. Fraseggio dal lirico cubismo, linguaggio nuovo e originale, esecuzione ricca di drive e passione. Adoro il modo di suonare di Strozier, l'ultimo maestro del contralto (dopo Ornette, Lee Konitz, Jimmy Lyons) che ho cercato di imitare e che mi ha costretto a rinunciare.

08. Andrew Hill - Pax (Blue Note - 1965).

I fiati sono grandiosi ma la vera prelibatezza di questo disco è l'interplay tra Andrew, Joe Chambers e Richard Davis, ancor oggi difficilmente eguagliabile.

09. Masabumi Kikuchi - At Home (ECM - in uscita).

Fruscii di ritmo, di melodia, di armonia, di colore. Assoluta dedizione ad una continua ricerca di sé e del tempo che fugge. Poo-San dice che quando ha una visione le dita si muovono automaticamente nel modo giusto, una danza sul filo dell'errore. Ogni brano gorgoglia come una fontana. Ritmo sinuoso.

10. Anthony Coleman - Freakish (Tzadik - in uscita).

Autoritratto di Jelly Roll Morton. O per essere più precisi, come i brani di Jelly Roll si trasformano in composizioni di Anthony. Come Pierre Menard ma incommensurabilmente più ricco... Nessun neotradizionalismo idealizzato in questo omaggio, la tradizione è un Talmud, un punto di domanda su ogni particolare, la storia come viaggio e non come deposito di ricordi, più una manciata di grandi interventi pianistici da qualche parte nel Tempo...

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