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Melchiorre/Bo/Franceschini/Kagel - Divertimento Ensemble

Alessandro Melchiorre - Figurazione dell’invisibile (studio secondo)

Sonia Bo - …De la Meduse

Matteo Franceschini - Sequel

Mauricio Kagel - Divertimento? Farce für ensemble

Palazzina Liberty - Milano - 13.05.2007

Conclusa la serie di concerti classico-contemporanei presso la deliziosa sede della Villa Reale di Monza, giunge per il Divertimento Ensemble il momento di confrontarsi, nella cornice milanese della Palazzina Liberty, con un repertorio che più attuale non potrebbe essere.

Dei quattro brani in programma, infatti, ben tre, composti in tempi recentissimi su commissione del gruppo cameristico, sono oggetto di una prima esecuzione assoluta. La composizione che completa il concerto, scritta da Mauricio Kagel nel 2006 e già eseguita all’estero in diverse occasioni, è una novità per il pubblico italiano, aggiungendo l’ennesima tessera al mosaico delle numerose prime assolute di cui il Divertimento Ensemble è apprezzatissimo artefice. Le opere di Melchiorre, Bo e Fransceschini sono connotate dalla ricerca di una comunicatività sufficentemente chiara e intelligibile, non finalizzata, tuttavia, alla creazione di un “dramma musicale”. Il lavoro di Alessandro Melchiorre sviluppa la riflessione leonardesca sulla musica quale “figurazione dell’invisibile” attraversando la dialettica fra il caos, sempre in agguato, inoculato da una massa sonora bruta e sconnessa, e l’ordine che orienta il discorso di solisti e gruppi strumentali verso una trasparenza via via più netta, ma pur sempre fragile.

La direzionalità si fa più evidente in “…de la Meduse”, che trae ispirazione tanto dal celebre dipinto di Gericault, “La zattera della Medusa”, quanto dalla cruda realtà dei disperati in viaggio su imbarcazioni di fortuna. Direzionalità del discorso musicale, certo, ma quella perseguita da Sonia Bo precipita nell’afasia: a poco a poco il virtuosismo del bravissimo oboista Luca Avanzi (impegnato anche all’oboe d’amore e al corno inglese) si sfrangia in un lamento muto, ripetuto e variato dall’orchestra sino all’inabissamento finale, commentato a mezza voce dal violoncello.

Come in una sorta di crescendo, l’elemento comunicativo si fa sempre più estroverso nei brani successivi, diventando gestualità in Matteo Franceschini e in Mauricio Kagel. Con un distinguo, però: mentre nell’opera del ventottenne autore trentino la gestualità è intrinseca al trattamento compositivo del materiale, la “Farsa” dell’argentino appartiene alla ben nota, personalissima ricerca di un teatro musicale non convenzionale. “Sequel” nasce da una semplice sequenza ritmica, in costante cambiamento lungo un continuum intrecciato dalla splendida viola solista (Maria Ronchini) e dall’ensemble: l’accumulo progressivo di tensione non concede un attimo di respiro né agli esecutori né al pubblico, avvincendone l’attenzione fino alla conclusione. “Divertimento?” conclude il concerto impegnando tutto l’ensemble in una controllatissima - e proprio per questo paradossale - rappresentazione della perdita del controllo e dei tentativi di (ri)conquistarlo.

Tanto sul piano visuale quanto su quello sonoro (che Kagel sorveglia sempre e considera paritario rispetto al primo), al centro di questa “farsa” sono le dinamiche del potere, costantemente messe in discussione da tentativi di rovesciamento. Sandro Gorli, quindi, è un direttore in balìa di un manipolo di strumentisti indisciplinati: seguendo le puntuali indicazioni del compositore, lancia occhiatacce che dovrebbero essere eloquenti a chi continua imperterrito a suonare quando dovrebbe smettere, ma non riesce a fronteggiare gli atteggiamenti da primadonna di qualche solista, sicché non gli resta che abbandonare la sala, esterrefatto.

Come se non bastasse, le frizioni sovvertono anche i rapporti fra strumenti, con il basso-tuba, solitamente relegato a sostegno ritmico, libero di sfogare la sua rabbia inespressa con esplosioni cupe e fragorose, e l’ottavino che irride, con l’agilità dei suoi trilli - sottolineata dalla gestualità - il registro grave del contrabbasso. E avanti così…

Se con la straniante poetica di Kagel l’edizione 2007 di Rondò raggiunge il culmine dell’ironia, tutt’altro clima si respirerà a Milano il 3 giugno, quando i pianoforti di Maria Grazia Bellocchio e Stefania Radaelli e la regia sonora di Lorenzo Pagliei officieranno il rito elettroacustico di “Mantra”, uno dei più affascinanti lavori “mistici” concepiti da Karlheinz Stockhausen.

Visita il sito del Divertimento Ensemble e consulta il programma di Rondò 2007

Foto di Ermes Rosina

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