Home » Articoli » Live Review » Map of Moods

1

Map of Moods

By

View read count
Massa Lombarda - 14-15.09.2007

Anche se molti dei partecipanti vantano decenni di esperienza alle spalle, anche se alcuni di essi hanno barbe grigie o teste calve, al Map Of Moods sono stati in netta maggioranza i giovani, i trentenni. A questo 1° Meeting nazionale dei collettivi musicali di ricerca, organizzato dall'etichetta indipendente Èl Gallo Rojo, col sostegno della Regione Emilia- Romagna e del Comune di Massa Lombarda, si è respirata un'atmosfera informale, "alternativa", di fervida partecipazione. I lavori si sono articolati in una serie di concerti ed in una tavola rotonda.

Nel corso di quest'ultima, nel merito della quale entra il servizio di Enrico Bettinello [clicca qui per leggerlo], si sono dibattuti temi vecchi e nuovi, temi di fondamentale importanza per la sopravvivenza e lo sviluppo di questo ambito musicale e dei loro operatori. Periodicamente, dai tempi dell'AMJ (Associazione Musicisti Jazz) o del Circa, ed ancor prima, ci si ritrova ad affrontare queste problematiche; ma i tempi cambiano ed anche gli attori cambiano, per cui è giusto, anzi indispensabile, che la discussione riprenda vigore e si sviluppi di volta in volta, senza dimenticare le esperienze precedenti. Va dato atto comunque che i convenuti alla tavola rotonda di Massa Lombarda hanno dimostrato una consapevolezza ed un’esperienza sul campo maggiori (se non una maggiore concretezza) rispetto ai loro colleghi di un tempo.

Quella che segue vuole essere solo una segnalazione dei set più notevoli, non un resoconto completo dei numerosi gruppi che si sono succeduti su vari palchi: gruppi consolidati o del tutto estemporanei, d’improvvisazione radicale o improntati ad una strutturazione più jazzistica. La programmazione dei concerti d'altra parte è divenuta estemporanea, deviando, negli orari ed anche nelle formazioni, da quanto preannunciato; l'importante era stare all'erta e pronti a seguire il flusso dell'onda. Così quando meno te l'aspettavi, dopo la fine della tavola rotonda, all'aperto, nella luce perlacea del tardo pomeriggio, è capitato di assistere al breve set di un inedito nonetto d'archi, formato da violino, viola, due violoncelli e cinque contrabbassi. Dopo un inizio vago ed aereo in cui la sonorità si agglutinava timidamente, Tristan Honsinger ha preso l'iniziativa di condurre la formazione con buffa gestualità.

Particolarmente interessanti si sono rivelate le larghe formazioni, che fra l'altro è raro poter ascoltare in altre rassegne o festival. La Phophonix Orchestra è un ensemble friulano (con innesti veneti) nato nel 2001, la cui direzione è affidata annualmente a un diverso membro del collettivo. Nel 2007 è toccato a Giorgio Pacorig, che a Massa Lombarda ha guidato un'orchestra di tredici elementi, fra i quali Giovanni Maier e U. T. Gandhi. Da fasi informali e brulicanti si è passati a temi più corposi, a tese progressioni di stampo mingusiano. In alcuni passaggi si sarebbero desiderati più compatti i collettivi dei fiati, mentre fra i non molti spunti solistici concessi ai singoli va segnalato quello del contraltista Pietro Bitolo Bon.

Libero Ostile è invece un collettivo aperto, con improvvisatori di varie provenienze, che, animato da Domenico Caliri, sta mettendo a punto una sua prassi improvvisativa. Per l'occasione è stata schierata una dozzina di elementi, che il chitarrista con saltuari cenni ha direzionato verso sviluppi di scabra efficacia. Èl Gallo Rojo ha presentato un doppio quartetto: Achille Succi e Francesco Bigoni alle ance, Danilo Gallo e Stefano Senni, contrabbassi, Massimiliano Sorrentini e Nelide Bandello, batterie, Enrico Terragnoli alle chitarre e Alfonso Santimone alle tastiere. Nella suite proposta si sono concatenati tre brani: il primo di Bigoni, dai toni fragorosi, di notevole impatto, il secondo di Terragnoli, più sfumato, insidiosamente dolce, con profumi esotizzanti, ed il terzo di Gallo, dalle marcate reiterazioni.

In rappresentanza della bolognese Bassesfere si è imposto Memorial Barbecue, un ottetto diretto da Antonio Borghini e comprendente Edoardo Marraffa ed Enrico Sartori alle ance ed un grande Cristiano Calcagnile alla batteria. Questa performance è risultata fra le più jazzistiche ed allo stesso tempo fra le più sostanziose e coinvolgenti. I passaggi scritti da Borghini hanno costituito le cerniere di collegamento, ed i momenti più riflessivi e melodici, fra le corpose improvvisazioni collettive. Ampio anche lo spettro timbrico, grazie al vibrafono di Pasquale Mirra, alla chitarra di Caliri, al banjo e alla viola di Paolo Botti, al baritono di Beppe Scardino. Per il bis si è riesumato un irresistibile brano di Mongezi Feza: "You Ain't Gonna Know Me 'cause You Think You Know Me".

Fra i gruppi di dimensioni più ridotte, si sono messi in evidenza I Gastronauti, l'affiatato duo Mirko Sabatini - Vincenzo Vasi (batteria e chitarra basso, con l'ausilio di vari ammennicoli elettronici), la cui improvvisazione, scura, grumosa, a tratti più frammentata, ha evitato qualsiasi concessione ad una serenità sonora. Un'improvvisazione altrettanto radicale, ruvida e umorale, quella proposta dal trio che ha visto Edoardo Marraffa affiancare i veterani Tristan Honsinger e Filippo Monico. Sono stati prevalentemente il violoncellista ed il tenorista toscano i responsabili nel tracciare le linee guida e i cambi di direzione, mentre il batterista era impegnato a cesellare contrappunti sghembi e puntillistici.

Molto interessante anche un quartetto giovane, formato da Stefano Roveda al violino, Andrea Faccioli alla chitarra, Giulio Corini al contrabbasso e Nelide Bandello alla batteria. La loro prima improvvisazione è partita da un'atmosfera intimista, di concentrata rilassatezza, quasi rinunciataria, quasi zen, per animarsi gradualmente, ma mantenendo sempre lo slancio e le energie sotto controllo. Di un certo fascino gli impasti violino- chitarra. L'altrettanto giovane gruppo T.R.E. (Alessandro Giachero, Stefano Risso e Marco Zanoli, i primi due autori dei temi), che ha già alle spalle un paio di CD pubblicati dalla Abeat (Riflessi e Passaggi), ha confezionato invece un jazz tumultuoso e sanguigno, basato sul pianismo fosco e aggrovigliato di Giachero, sulle linee insistenti del contrabbassista e sul drumming di Zanoli, nodoso e nitido, ravvivato da sussulti imperiosi.

Foto di Claudio Casanova

Tags

Comments


PREVIOUS / NEXT




Support All About Jazz

Get the Jazz Near You newsletter All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.

Go Ad Free!

To maintain our platform while developing new means to foster jazz discovery and connectivity, we need your help. You can become a sustaining member for as little as $20 and in return, we'll immediately hide those pesky ads plus provide access to future articles for a full year. This winning combination vastly improves your AAJ experience and allow us to vigorously build on the pioneering work we first started in 1995. So enjoy an ad-free AAJ experience and help us remain a positive beacon for jazz by making a donation today.

More

Jazz article: Baku Jazz Festival 2025: Part 2
Jazz article: Jazz and Place: A Symposium and Walking Tour
Jazz article: Kamasi Washington At Golden Gate Theatre

Popular

Read Record Store Day Black Friday 2025 Releases
Read Remembering Jack DeJohnette: Unlimited Imagination
Read Bruce Hornsby: Camp Meeting
Read Joni Jazz, Part 1
Read Baku Jazz Festival 2025: Part 1
Read Claude Debussy on So What
The Blue Note Portal
Claude Debussy on So What
Read Dave Anderson: Plays with Gusto
Read Vilnius Jazz Festival 2025

Get more of a good thing!

Our weekly newsletter highlights our top stories, our special offers, and upcoming jazz events near you.