Johnny O'Neal: Live at Smalls
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La vicenda del pianista Johnny O'Neal ricorda quella dei molti jazzmen usciti repentinamente di scena e in qualche caso riscoperti in età avanzata. Il suo caso non ha avuto la risonanza che ebbe il ritorno di Henry Grimes un decennio fa ma ha catalizzato comunque l'attenzione degli appassionati.
Gran parte del merito va a Spike Wilner, il proprietario dello Smalls di New York, che ha più volte ospitato il pianista nel suo club, facendogli anche incidere questo lavoro il 16 giugno 2013.
Nato a Detroit 58 anni fa, O'Neal ebbe un momento di notorietà nei primi anni ottanta, quando operava a New York collaborando con Clark Terry, i Jazz Messengers di Art Blakey (Oh-By The Way, Timeless 1982), Ray Brown, Milt Jackson e suonando regolarmente al Blue Note. Lasciata la metropoli nel 1986, ha trascorso i decenni seguenti ad Atlanta, St.Louis e Detroit in condizioni sempre più precarie, aggravate dall'aver contratto l'HIV nel 1998. Quando la sua esistenza sembrava ormai senza sbocchi (aveva anche perso l'assicurazione sanitaria) un gruppo di benefattori l'ha aiutato a ristabilirsi.
Tornato a suonare a New York il pianista ha scoperto che il pubblico apprezzava anche il suo stile vocale e ha iniziato così a cantare accompagnandosi.
Qualcuno, per descrivere il suo pianismo, ha citato Art Tatum e Oscar Peterson ma il paragone è francamente esagerato anche se appaiono alcune somiglianze. La tecnica di Johnny O'Neal è comunque pregevole e il suo stile si pone in equilibrio tra il linguaggio bop e la tradizione dei pianisti d'anteguerra. In questo disco in trio (dove dà spazio alla vocalità polverosa, dalla bella tensione bluesy), si muove con eleganza evidenziando l'abilità di un consumato entertainer ma anche raffinato gusto armonico, fluidità melodica e tensione ritmica.
I brani sono tutti molto piacevoli: tra i pezzi esclusivamente strumentali spiccano il serrato "Sudan Blue" e il danzante "Uranus," tra quelli vocali l'articolato "Blues for Sale."
Gran parte del merito va a Spike Wilner, il proprietario dello Smalls di New York, che ha più volte ospitato il pianista nel suo club, facendogli anche incidere questo lavoro il 16 giugno 2013.
Nato a Detroit 58 anni fa, O'Neal ebbe un momento di notorietà nei primi anni ottanta, quando operava a New York collaborando con Clark Terry, i Jazz Messengers di Art Blakey (Oh-By The Way, Timeless 1982), Ray Brown, Milt Jackson e suonando regolarmente al Blue Note. Lasciata la metropoli nel 1986, ha trascorso i decenni seguenti ad Atlanta, St.Louis e Detroit in condizioni sempre più precarie, aggravate dall'aver contratto l'HIV nel 1998. Quando la sua esistenza sembrava ormai senza sbocchi (aveva anche perso l'assicurazione sanitaria) un gruppo di benefattori l'ha aiutato a ristabilirsi.
Tornato a suonare a New York il pianista ha scoperto che il pubblico apprezzava anche il suo stile vocale e ha iniziato così a cantare accompagnandosi.
Qualcuno, per descrivere il suo pianismo, ha citato Art Tatum e Oscar Peterson ma il paragone è francamente esagerato anche se appaiono alcune somiglianze. La tecnica di Johnny O'Neal è comunque pregevole e il suo stile si pone in equilibrio tra il linguaggio bop e la tradizione dei pianisti d'anteguerra. In questo disco in trio (dove dà spazio alla vocalità polverosa, dalla bella tensione bluesy), si muove con eleganza evidenziando l'abilità di un consumato entertainer ma anche raffinato gusto armonico, fluidità melodica e tensione ritmica.
I brani sono tutti molto piacevoli: tra i pezzi esclusivamente strumentali spiccano il serrato "Sudan Blue" e il danzante "Uranus," tra quelli vocali l'articolato "Blues for Sale."
Track Listing
The More I See You; I'm Born Again; Blues for Sale; I'll Be Tired of You; Uranus; Goodbye; Where Is the Love / Overjoyed; Tea For Two; Sudan Blue; Let the Good Times Roll.
Personnel
Johnny O’Neal: pianoforte; Paul Sikivie: contrabbasso; Charles Goold: batteria.
Album information
Title: Live at Smalls | Year Released: 2014 | Record Label: Smalls Records
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Instrument: Piano
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