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Lester Bangs: Deliri, desideri e distorsioni

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Lester Bangs

Deliri, desideri e distorsioni

Minimum Fax - 2006 - 435 p. - 16.50 euro

Seconda incursione - sempre grazie all'editore Minimum Fax e sempre con la traduzione di Anna Mioni - nel mondo di uno dei più divertenti e caustici giornalisti musicali degli ultimi decenni, quel Lester Bangs di cui avevamo già segnalato la fondamentale raccolta di articoli Guida ragionevole al frastuono più atroce.

Chi ha già apprezzato di Bangs - scomparso prematuramente nel 1982 a causa di un'overdose di medicinali - l'inimitabile stile letterario, eccessivo e irruente, troverà di che divertirsi anche nelle varie sezioni di questo Deliri, desideri e distorsioni.

In Bangs tutto è diretto: sono evidenti i limiti del suo giudizio - di cui avevamo già segnalato ad esempio una certa limitatezza di visione alla scena USA [o a quello che per di lì passava] - così come sono palesi i grandi pregi narrativi e la capacità di prendere comunque una posizione. Certo il prendere posizione netta con continuità prevede statisticamente che si possa azzeccare "profeticamente" un buon numero di giocate, ma non c'è dubbio che cose come la vibrante e contraddittoria disamina sulle radici del punk forniscano indicazioni interessantissime.

Il libro si apre con una serie di recensioni, alcune delle quali virate su toni di particolare sgradevolezza, in cui si passa dagli MC5 a Patti Smith, passando per un ritratto dell'Art Ensemble of Chicago [qui nel periodo Ecm] che snuda la parzialità degli strumenti analitici di Bangs e al tempo stesso come un certo tipo di giudizio suoni oggi rapidamente invecchiato.

Nella seconda parte troviamo articoli dedicati a Miles Davis, a Captain Beefheart, i leggendari "scambi" con Lou Reed, per poi tuffarci nella terza parte in alcuni dei pezzi migliori della raccolta, come l'esilarante reportage dalla Giamaica o l'intervista immaginaria con Jimi Hendrix.

Ma ogni articolo contiene, nel suo flusso a volte inarrestabile, spunti e intuizioni interessanti e il piacere della lettura è assicurato: ne emerge inoltre un vivido ritratto degli anni che abbiamo da poco attraversato e una straordinaria - forse non voluta - riflessione sui rapporti stessi tra conformismo e anticonformismo, tra mercato e opposizione, sul desiderio, inconfessato a tratti, che anche il parlare di musica ci possa dare lo stesso pugno nello stomaco che molta musica riesce a procurarci.

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