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Silvia Bolognesi: Jungle Duke

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Silvia Bolognesi: Jungle Duke
Nel suo inesausto lavoro creativo, che affianca l'ancor più energica attività di strumentista, Silvia Bolognesi intreccia costantemente e virtuosamente l'antico e il moderno, le sue due "patrie"—la natia Siena e l'adottiva Chicago—e i musicisti con i quali condivide il percorso, talvolta da molti anni attraverso mille collaborazioni, talaltra da poco tempo, perché incontrati nelle aule di Siena Jazz. Così, dopo essersi dedicata lo scorso anno al repertorio di un artista leggendario come Gil Scott-Heron, chiamando Eric Mingus ad affiancare un gruppetto di suoi eccellenti allievi (clicca qui per la recensione del suo concerto al P.A.R.C. di Firenze), se ne esce adesso con un lavoro dedicato nientemeno che a Duke Ellington, anche in questo caso riletto modernamente assieme a una formazione multiforme.

Su Ellington la contrabbassista senese lavorava da qualche anno, in particolare assieme a Emanuele Parrini e Tony Cattano, due "fratelli" con i quali condivide ormai venticinque anni di esperienze: il primo, nato proprio il giorno della morte del Duca; il secondo, conosciuto nel 1999 a Siena Jazz in un'orchestra diretta dal Maestro Giovanni Gazzani che lavorava proprio su Ellington —e che per questo è dedicatario del disco, assieme a Franco Caroni, lo scomparso fondatore di Siena Jazz.

Poi, nell'agosto del 2023, una tournée degli Young Shouts —il quartetto che la Bolognesi ha con alcuni suoi giovani allievi, leggi qui la recensione del loro primo disco aLive Shouts. An Homage to Bessie Jones —vide l'indisponibilità del sassofonista titolare, Attilio Sepe, che fu sostituito da una vecchia conoscenza della contrabbassista, l'altosassofonista chicagoano Nick Mazzarella: visti gli eccellenti risultati artistici e umani, ne nacque subito un appuntamento in Italia per l'anno successivo, per una registrazione in formazione allargata. A completarla, accanto agli altri due componenti degli Young Shouts, il trombettista e vocalist Emanuele Marsico e il batterista Sergio Bolognesi, sarebbe stato chiamato un altro giovane incontrato nelle sale di Siena Jazz, l'emergente e già apprezzatissimo pianista Guglielmo Santimone.

Giunti al momento, però, invece di lavorare come inizialmente previsto su brani originali, la presenza di Parrini e Cattano fece scoccare l'idea di riprendere in mano l'opera di quello che per la Bolognesi, così come per tanti altri, è uno dei più grandi compositori della storia della musica, e non solo del jazz, complice anche il cinquantenario dalla morte del Duca, coincidente con il cinquantesimo compleanno sia di Parrini, sia della musicista senese. La scelta poi del repertorio, prevalentemente orientato sul periodo Jungle di Ellington, fu dovuta a più motivi: il fatto che ci si trovasse, come allora, negli anni '20, anche se un secolo dopo; la centralità della ricerca timbrica di quella musica, un aspetto molto caro alla contrabbassista e che lei cura particolarmente in tutte le sue esperienze; la compatibilità del settetto con quell'identità timbrica, grazie alla presenza di tromba e trombone, con le loro possibilità espressive attraverso l'impiego di una molteplicità di sordine, del violino come loro antagonista timbrico e del sax contralto come collante. E poi, appunto, l'incrociarsi degli anniversari, che offrivano l'occasione di festeggiare quella musica così magicamente a cavallo tra la tradizione e la ricerca.

Un'aria di festa che ha caratterizzato anche il lavoro in sala di registrazione, con l'entusiasmo di sperimentare sia sull'espressività degli strumenti e —forse soprattutto —sulla voce, con Marsico che ha messo a frutto le sue doti cercando di ricreare, attualizzate, sonorità dell'epoca, sia sugli inserti, strumentali e vocali, di audio originali, per la Bolognesi importantissimi perché permettono di ascoltare cosa Ellington pensasse della musica, del suo potere di liberazione e di aggregazione. E poi di sperimentare anche sui brani, dalle tre versioni diversissime tra loro dell'arcinoto "The Mooche" —quasi a voler descrivere musicalmente più versioni dello "scroccone" in questione —all'inserimento di un brano particolare "Chicago Stomp Down" —caro alla Bolognesi, che usa l'originale nell'attività didattica per il lavoro atipico che vi svolgono contrabbasso e batteria —fino al coro a bocca chiusa di "Creole Love Call."

Tutto questo si apprezza all'ascolto del disco, che rende pienamente l'atmosfera festosa e gli intrecci timbrici, ma ancor più abbiamo avuto modo di apprezzarlo dal vivo al Pinocchio Live Jazz l'8 marzo. Qui, in un doppio set nel quale sono stati proposti i brani del disco e anche qualche altro rimasto fuori, sono emersi in tutta la loro espressività il colorato trombone di Cattano e il vivacissimo violino di Parrini, il ritmico vocalizzare di Marsico e gli assoli tipicamente oltreoceano di Mazzarella, ma anche le brillanti e un po' spiazzanti armonizzazioni pianistiche di Santimone e il lavoro ora oscuro, ora aperto e irruente di Sergio Bolognesi alla batteria.

Su tutti, ovviamente, la leader, bravissima come al solito allo strumento, sempre entusiasticamente sorridente e anche simpaticamente dialogante di brano in brano con il pubblico per indicare l'importanza —in sé e per lei —di questa musica e del modo in cui la ripresentava, con i suoi arrangiamenti, la formazione sul palco. Un pubblico che ha palesemente apprezzato, acclamandola a lungo, cosa che probabilmente accadrà anche a chi ascolterà Jungle Duke, il disco pubblicato da Caligola Records.

Album della settimana.

Track Listing

The Mooche I; Black and Tan Fantasy; Impro n.1 - The Plunger; Half the Fun; Such Sweet Thunder; Ko-Ko; Impro n.1 - Freedom of Expression; East St. Louis Toodle-Oo; The Mooche II; Impro n.3 - Listen to Music; Creole Love Call; Chicago Stomp Down; Diga Diga Doo; The Mooche III.

Personnel

Album information

Title: Jungle Duke | Year Released: 2025 | Record Label: Caligola Records

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