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Intervista al Divertimento Ensemble. Conversazione con Sandro Gorli

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Due parole introduttive. Il Divertimento Ensemble è una delle formazioni di più lunga vita e storia nel panorama della musica contemporanea in Italia. Sotto la direzione di Sandro Gorli si è affermato in Italia e all'estero realizzando moltissimi concerti ed incidendo ben 10 CD. Il debutto dell'Ensemble nel 1981 al Teatro alla Scala di Milano con l'opera Il Sosia di Flavio Testi e con un concerto monografico dedicato ad Aldo Clementi ha segnato la consacrazione di questa formazione. Da segnalare che nel 1998 il Divertimento Ensemble ha realizzato uno storico concerto dedicato a Frank Zappa di cui si parla anche in quest'intervista. Fra le sue incisioni vanno ricordati un Solo di Sandro Gorli, ben tre CD dedicati a Bruno Maderna - Satyricon (Salabert-Harmonia Mundi), Don Perlimplin (Stradivarius), Venetian Journal, Juilliard Serenade, Vier Briefe, Konzert für Oboe und Kammerensemble (Stradivarius) -, un'antologia di giovani compositori italiani (Fonit Cetra); due CD monografici dedicati a Giulio Castagnoli e ad Alessandro Solbiati (Stradivarius), un CD dedicato a Franco Donatoni (10 anni dopo), uno appena uscito dedicato a Matteo Franceschini (Il risultato dei singoli) e uno in uscita a settembre dedicato a Stefano Gervasoni.

L'intervista che segue è stata condotta con Sandro Gorli attuale direttore del Divertimento Ensemble.

All About Jazz Italia: Hai/Avete voglia di raccontare come, quando e dove si è formato il vostro Ensemble?

D.E.: Il nostro ensemble si è formato nel 1977; esisteva già un ensemble di soli fiati con un repertorio contemporaneo piuttosto limitato. Allora eseguivamo anche i Divertimenti e le Serenate di Haydn e Mozart ed io avevo già diretto quell'ensemble. Insieme abbiamo deciso di allargarlo anche a un quintetto d'archi, tastiere e percussioni, in modo da poter affrontare tutta la produzione contemporanea per piccolo ensemble.

AAJ: Come e perché del nome che avete scelto.

D.E.: Come detto, eseguivamo i Divertimenti classici per strumenti a fiato: il nome deriva da questo; sono sicuro che nessuno potrebbe immaginarlo ma è così.

AAJ: I presupposti che vi hanno portato a unirvi sono gli stessi sui quali ancora oggi basate il vostro legame?

D.E.: Sono passati 34 anni, moltissimi, ed è facile immaginare che quasi tutti gli strumentisti che hanno dato vita all'ensemble siano cambiati, a poco a poco, con un ricambio direi fisiologico. Ma i presupposti sono gli stessi: far parte di un "gruppo" all'interno del quale dare il meglio di sé per una musica in cui si crede.

AAJ: Per quanto riguarda il repertorio, come lo scegliete e come lavorate per l'esecuzione...magari potete raccontarlo a partire da un progetto che avete realizzato che vi sta particolarmente a cuore.

D.E.: I nostri interessi seguono due direzioni principali: i classici della musica del 20° secolo e la recentissima produzione dei giovani. Lavorando insieme da tanti anni abbiamo sviluppato un rapporto comune con la produzione contemporanea, oserei dire un gusto comune; è chiaro che ogni musicista dell'ensemble ha le sue preferenze musicali e queste possono essere diverse da quelle degli altri; mai però divergono fra loro in modo diametralmente opposto. Questo ci porta a scegliere insieme, senza problemi, il nostro repertorio nella grande produzione del '900.

Per quanto riguarda la produzione più recente organizziamo due concorsi ogni anno, uno rivolto agli studenti dei Conservatori italiani e un altro internazionale (Incontri internazionali per giovani compositori "Franco Donatoni"); frequentando i luoghi di produzione più interessanti e ovviamente attraverso una rete di compositori che ruotano attorno alla nostra attività, veniamo in contatto con i più attivi compositori giovani italiani ed europei.

AAJ: Che cosa vi interessa maggiormente mettere in luce della musica del Novecento? Quali sono gli aspetti sui quali voi come Ensemble ritenete di dover maggiormente lavorare?

D.E.: Le innovazioni linguistiche e le tecniche strumentali che hanno aperto le porte alla musica che si scrive oggi; ma anche naturalmente i mutamenti stilistici e l'invenzione che ha prodotto capolavori ancora da indagare e scoprire (come ogni opera d'arte) nella loro profondità e complessità.

AAJ: Cosa significa per voi improvvisare? L'improvvisazione è una pratica del vostro fare musica insieme? Nel caso, come avviene e quanto peso ha nel vostro lavoro?

D.E.: Non pratichiamo veramente l'improvvisazione; ci è capitato di dover affrontare pagine di improvvisazione in partiture che abbiamo eseguito (per esempio molte pagine di Maderna, o Cage, Globokar...); si è sempre trattato di una improvvisazione funzionale a una pagina scritta, una pratica diversa dall'improvvisazione vera e propria.

AAJ: ... e per quanto riguarda l'elettronica?

D.E.: Ci interessa molto; abbiamo eseguito molte pagine con elettronica dal vivo; non abbiamo però una struttura specifica che agevoli questa direzione (ad esempio una sala prove adatta, con acustica, amplificazione e altri strumenti specifici), per cui non è una pratica per noi abituale.

AAJ: Essendo All About Jazz una rivista dedicata al jazz, quanto pensate il vostro lavoro abbia a che fare con questo genere? Che cosa vi interessa in particolare del jazz?

D.E.: Anche il jazz è una pratica completamente diversa da quella della musica "scritta" che pratichiamo. Ogni musicista dell'ensemble ha rapporti con molte musiche che non suona ma che lo possono interessare per molte ragioni. Il jazz è sicuramente un genere vicino e intrigante per tutti noi. Molti compositori si sono avvicinati al jazz concretamente ricostruendo uno stile jazzistico attraverso le loro pratiche abituali (penso a Donatoni e a Kagel, per citare i due più noti), questi pezzi sono il nostro tramite con il jazz e farli ci dà molto piacere.

AAJ: Portate avanti un lavoro teorico (letture, discussioni sulla metodologia, studi o ricerche, seminar) a livello di Ensemble oppure la formazione e la ricerca sono un percorso individuale da condividere solo in un secondo momento insieme?

D.E.: Non portiamo avanti un lavoro teorico né ci impegniamo in un lavoro di formazione e ricerca separati dalla nostra pratica abituale, né come gruppo, né individualmente; ogni nuovo compositore con cui lavoriamo, ogni concerto che prepariamo è però un accurato lavoro di formazione e di ricerca che svolgiamo insieme; insieme dobbiamo entrare nel mondo teorico e tecnico del compositore, capirne il significato, gli sviluppi; non è solo un lavoro di "aggiornamento" ma di reale "formazione" come gruppo. Ogni composizione eseguita contribuisce a una crescita tecnica di ogni singolo esecutore e una crescita di coesione e consapevolezza del gruppo.

AAJ: Qual è il campo di ricerca musicale imprescindibile per un ensemble che si occupa di musica contemporanea?

D.E.: Non riesco ad individuare un campo di ricerca specifico: l'attenzione al nuovo è il nostro campo di ricerca.

AAJ: Lavorate anche per fare formazione ai giovani? È importante e in quale misura il coinvolgimento delle istituzioni (conservatori, scuole musicali ect.)?

D.E.: Certamente, lavoriamo per fare formazione ai giovani e lo facciamo da una decina d'anni, da quando cioè abbiamo iniziato i Corsi per Direttori d'orchestra interessati al repertorio cameristico contemporaneo. Oltre 200 giovani direttori d'orchestra hanno diretto Divertimento Ensemble in prove e in concerti che hanno dato loro la possibilità di passare da un momento didattico a uno professionale. Abbiamo cercato e avuto rapporti con il Conservatorio di Milano (con le classi di direzione d'orchestra ma anche con le classi di canto e di strumento, che potessero collaborare con le produzioni rivolte ai giovani) ma non sono stati rapporti facili e poco proficui.

AAJ: Nei vostri concerti eseguite autori contemporanei, ma anche pezzi vostri. Come costruite un concerto e attorno a quali aspetti puntate maggiormente?

D.E.: Il solo compositore coinvolto nella gestione dell'ensemble sono io e non amo programmare musica mia nei concerti che organizziamo noi; se qualche organizzatore lo chiede lo faccio. La risposta sembrerà banale, ma cerchiamo di mettere insieme pezzi belli, almeno secondo quanto sembra a noi, fortemente connotati, cercando pezzi non di maniera e nei quali il compositore prenda più rischi che precauzioni

AAJ: Il pubblico è importante? E in che forma, dimensione, misura...?

D.E.: Il pubblico è importante, ma lo è di più la nostra proposta (per esempio la mia ultima risposta sarebbe diversa se il pubblico fosse più importante della proposta, sceglieremmo compositori che prendono più precauzioni che rischi); non facciamo molti compromessi...

AAJ: Vi appoggiate ad una casa discografica? Ne avete fondata una vostra?

D.E.: Lavoriamo da anni con Stradivarius, una delle etichette più disponibili verso la musica contemporanea e con una buona distribuzione.

AAJ: Dal punto di vista economico, come avete provveduto fino ad ora a finanziare i vostri progetti? Quali margini di autonomia avete rispetto a chi/coloro che vi sovvenziona/no?

D.E.: Otteniamo con fatica fondi pubblici e privati, insufficienti ma che ci lasciano autonomia totale. I fondi privati ci vengono da mecenati che credono nei giovani e nella ricerca come noi; quelli pubblici sono più sensibili alla presenza di pubblico e potrebbero condizionare le nostre scelte in funzione di avere più pubblico; potrebbero ma non ci facciamo condizionare.

AAJ: Pensi che ci sia una politica in Italia attenta agli Ensemble e/o su cosa dovrebbe sostenere realtà come la vostra la politica (locale, nazionale?)?

D.E.: In Italia c'è una totale disattenzione, siamo tollerati a stento. Invece si dovrebbe e potrebbe sostenere realtà come la nostra per aiutarle ad essere competitive a livello europeo, come succede quasi ovunque in Europa.

AAJ: Un ensemble è un archivio di memoria storica musicale oppure, diversamente, lavora sul vivo della musica intervenendo nella quotidianità in tempo reale?

D.E.: Crediamo di essere entrambe le cose; il rapporto approfondito con alcuni esecutori e quello che questo rapporto ha lasciato (esecuzioni, CD, registrazioni, interviste) \ costituiscono un archivio di memoria storica. Ma gli stimoli che forniamo alla creatività e la verifica che offriamo ai giovani compositori sono un intervento nella quotidianità.

AAJ: Al centro di tutta la vostra produzione c'è il repertorio della musica contemporanea italiana. In particolare avete lavorato sui compositori "istituzionali" che rappresentano della colonne portanti, quali Aldo Clementi, Bruno Maderna per fare due nomi. Perché questa scelta? Cosa racconta quella musica dell'Italia che merita ancora di essere esplorato, studiato e riproposto ancora oggi?

D.E.: Nella seconda metà del '900 l'Italia ha prodotto un numero elevato di compositori di grandissimo livello che hanno lasciato dei veri capolavori, entrati ormai nella storia della musica, che riassumono esigenze e posizioni di quel periodo e che hanno tracciato importanti indicazioni per le generazioni successive. La fruizione di quelle opere arricchisce, fa riflettere, nobilita, come ogni opera d'arte. L'esplorazione e lo studio di queste opere, ci permette oggi di riproporle sotto una luce diversa, liberate dalle difficoltà linguistiche che presentavano all'epoca della loro composizione. Non raccontano solo dell'Italia ma soprattutto della storia del pensiero musicale.

AAJ: In ogni caso non rinunciate al lavoro con le (più) giovani generazioni (Stefano Gervasoni e Matteo Franceschini) e alla "musica presente"...

D.E.: Il lavoro con i giovani è una missione che ci caratterizza sempre di più in questi ultimi anni; in Italia non lo fa quasi nessuno e quindi ci sembra necessario. Sarebbe peraltro impossibile riuscire a godere delle opere del passato, anche recente, senza essere incuriositi di cosa viene prodotto oggi dai giovani artisti.

AAJ: Mauricio Kagel è stato per voi un compagno di viaggio importante e insostituibile nel percorso. Figura centrale nella musica contemporanea, in cosa?

D.E.: Ho conosciuto Mauricio nel 1981, quando mi è stato chiesto di dirigere alla Piccola Scala la prima esecuzione italiana di Variété: sono rimasto molto colpito non solo dalla sua musica ma dalla sua curiosità, dalla sua ironia, dalla sua profonda conoscenza dell'uomo. Da quell'anno, il 1981, è stato per noi un importante compagno di viaggio e un amico; abbiamo eseguito moltissime sue opere per la prima volta in Italia, è stato docente ai nostri corsi di direzione d'orchestra (era anche un ottimo direttore) e ha diretto in varie occasioni l'ensemble. Nel 2008 il Bologna Festival aveva dedicato a lui la rassegna e Divertimento Ensemble è stato coinvolto con due spettacoli: Mare Nostrum e un concerto da camera, che avrebbe dovuto essere diretto da lui; purtroppo questo non è potuto avvenire e i musicisti dell'ensemble, commossi dalla sua allora recentissima scomparsa, hanno dedicato alla sua memoria il concerto. La sua centralità nel panorama contemporaneo sta paradossalmente nel suo essere stato sempre ai margini e nell'aver tenuti vivi aspetti trascurati dalla maggior parte dei compositori suoi coetanei come l'ironia, una teatralità (spettacolarità) molto umana, la poesia.

AAJ: Avete eseguito numerose opere di Kagel (penso a La trahison orale, Mare Nostrum, Variété), ma non avete ancora inciso nulla. Casuale? Avete progetti in merito? Kagel va soprattutto gustato e conosciuto "live"?

D.E.: E' vero che la "teatralità" della musica di Kagel, anche quella solo strumentale, va gustata "live," ma Divertimento Ensemble non ha mai registrato musiche sue perché sono praticamente tutte già registrate; difficilmente una casa discografica si pone in concorrenza con un prodotto già esistente in un mercato già non propriamente ricco.

AAJ: Molte della vostre attività concertistiche sono prime assolute o prime esecuzioni italiane? Aldilà della scoperta di giovani e nuove prospettive sulla musica (sulle quali avete il concorso) qual è la vostra filosofia e il vostro modus operandi in merito? Come si lavora sulle prime?

D.E.: Lavorare su una prima esecuzione è assai affascinante e lo è per tutti i musicisti dell'ensemble. Sono tutti molto curiosi di ricevere la loro parte, qualcuno vuol vedere la partitura, e poi più curiosi ancora sono di sentire le parti di tutti, il pezzo intero alla prima prova; dopo la prima prova possono nascere sentimenti diversi: di ancor maggiore curiosità se si intuisce che ci deve essere qualcosa da scoprire oltre a quello che si vede e sente subito, di agitazione se si avverte che le difficoltà individuali da superare sono tante, di serenità se si riconoscono paesaggi noti, nei quali muoversi con agio... Come quando si va in vacanza in un luogo nuovo: si va in esplorazione dei dintorni, ci si organizza, si stabiliscono relazioni con i luoghi conosciuti...

Operativamente procediamo così: una lettura del pezzo il più presto possibile, in modo che ciascun musicista possa tornare alla sua parte conoscendo il contesto in cui si deve porre, e poi effettuiamo le prove necessarie per poter interpretare al meglio l'opera. Quando è possibile cerchiamo di lavorare sempre con la presenza del compositore che può dare un aiuto alla comprensione che va al di là del testo scritto.

AAJ: La nostra rivista ha dedicato largo spazio a Frank Zappa, soffermandosi anche sulla sua produzione "strettamente raffinata" (per usare una espressione di Giordano Montecchi). Nel vostro lungo percorso musicale anche il Divertimento Ensemble si è dedicato a questo incredibile compositore che più di altri ha fatto del divertimento la sua cifra espressiva. Mi piacerebbe approfondire le scelte che avete fatto rispetto all'esecuzione delle sue partiture.

D.E.: Nel 1998 Zappa ha eseguito più volte The Yellow Shark riprendendo la stessa orchestrazioni resa celebre dall'Ensemble Modern. Devo confessare che la spinta ad eseguire questa raccolta di brani mi è arrivata dai musicisti dell'ensemble; è stata quindi una scelta che l'ensemble ha fatto per proprio piacere e per la curiosità di affrontare una musica piuttosto diversa da quella che frequentavamo abitualmente. The Yellow Shark è una partitura molto difficile tecnicamente e quell'esperienza ha certamente lasciato tracce nella sensibilità e nella coesione dell'ensemble.

AAJ: Uno degli ultimi CD che avete inciso per Stradivarius Franco Donatoni - 10 anni dopo mi pare di grande interesse per questa figura musicale unica che è forse al centro più di altre nel vostro lavoro. Qual è l'eredità lasciata da questo compositore?

D.E.: Io mi sono formato come compositore con Franco Donatoni, a Siena e al Conservatorio di Milano. Qualche anno dopo il diploma di composizione ho iniziato a dirigere; è nato Divertimento Ensemble e soprattutto attraverso questo strumento i miei contatti con Franco si sono ancor più intensificati e ulteriormente approfonditi. Ho eseguito moltissima musica di Franco, più di trenta composizioni diverse e in centinaia di concerti, spesso con lui presente. L'universo musicale di Donatoni è una vera gioia per i suoi interpreti: la sua natura luccicante, seducente, il suo aspetto concreto, reale, evidente sono il veicolo diretto per la comprensione del suo pensiero, che non ha altre mediazioni; ed è facile ritrovare nel suonare la stessa gioia, o meglio la stessa sincerità che il compositore sperimentava nello scrivere. Il compositore inventa le regole del suo "gioco" e l'esecutore, riconoscendo in esse l'immediatezza della loro autenticità, le accetta facilmente, gioca allo stesso gioco senza bisogno di spiegazioni, e quindi si diverte. Gioca e ne scopre le molteplici possibilità: il gioco, non avendo significato ma solo esistenza, non è ingombrante ed è molto umano, e quindi l'esecutore si arricchisce. La maestria con cui il gioco è organizzato realizza l'illusione e quindi l'esecutore vive un'esperienza realmente magica.

Tornando alla sua domanda vorrei però precisare che il CD Donatoni non è l'ultimo inciso: è appena uscito un CD dedicato a Matteo Franceschini, con quattro concerti per strumento solista e ensemble, tre dei quali commissionati da Divertimento Ensemble, tutti realizzati in prima esecuzione da noi, e uscirà in settembre un CD con musiche di Stefano Gervasoni.

AAJ: Quali sono i nuovi progetti sui quali state lavorando?

D.E.: In luglio registreremo un CD con il Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg e Folk Songs di Luciano Berio, entrambi con la bravissima soprano Alda Caiello. Sono due pezzi che eseguiamo da molti anni e questa registrazione è quindi molto importante per noi. Abbiamo già realizzato un concerto con questo programma e con la stessa cantante a Milano lo scorso anno e lo ripeteremo al Ravenna Festival il 4 luglio, due giorni prima dell'inizio della registrazione. Sempre in luglio avremo 3 prime esecuzioni al Festival di Sermoneta e in settembre un concerto per Mito a Milano con musiche di Berio, Purcell, Maxwell-Davies e i Beatles. Stiamo preparando la prossima edizione di Rondò e alcuni progetti che vedranno Divertimento Ensemble coinvolto per il prossimo quinquennio in un network europeo.

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