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Giovanni Falzone Special Band "Around Ornette"
ByDa qualche tempo, il trombettista Giovanni Falzone sta concentrando la propria attenzione su grandi figure del passato. Negli anni scorsi il nostro si è cimentato in progetti su Mozart, Ennio Morricone, Maria Callas, su quell'incontro inseguito e mai avvenuto tra Miles Davis e Jimi Hendrix. Nella serata conclusiva della rassegna monzese "Lampi," abbiamo invece ascoltato in prima assoluta il suo progetto più recente, dedicato a Ornette Coleman.
Quello di Falzone per Ornette è un amore di vecchia data. Una decina d'anni fa, in occasione dell'uscita del suo primo album da leader (Music for Five), mi capitò di intervistare il trombettista, e ricordo benissimo l'entusiasmo con cui già allora mi parlò di Coleman e dei suoi album del periodo d'oro tra il 1958 ed il 1960. Di quella serie impressionante di dischi (Something Else!!!!, Tomorrow Is the Question! , The Shape of Jazz to Come, Change of the Century, This Is Our Music, Free Jazz) che sconvolse e rivoluzionò per sempre la musica. Jazz, ma non solo.
Un album dedicato ad Ornette è dunque, per Falzone, una cosa naturale e in qualche modo dovuta. E chi conosce Falzone sa che per lui un tributo non è mai una rivisitazione pedissequa del repertorio del tributato, quanto un'occasione per confrontarsi con la sua eredità. In questo caso, forse anche un'occasione per mettere a fuoco non tanto (non solo) lo spirito libertario di Coleman, noto a tutti, quanto quella sua dolcissima e sempre presente vena lirica, spesso misconosciuta.
Il progetto si snoda come una suite in otto movimenti. Quattro a firma di Coleman ("Blues Connotation," "Lonely Woman," "Free," "Congeniality"), quattro a firma di Falzone ("Fuga Mentale," "King of the Free," "Ornette," "Bourbon Street"), che si intersecano e dialogano tra loro. Ne consegue un orizzonte musicale vastissimo: si spazia dal jazz di New Orleans alle rarefazioni della classica contemporanea, dal blues più sanguigno a Ligeti e Messiaen. Enorme (come sempre, del resto) il lavoro di scrittura di Falzone, che è riuscito a creare un quadro sonoro di impeccabile coerenza, pur concedendo la più ampia libertà negli spazi solistici (emozionante, a dir poco, l'intervento di Francesco Bearzatti su "Lonely Woman").
La band, composta da alcuni tra i nostri migliori musicisti (oltre al già citato Bearzatti a sax e clarinetto, troviamo Beppe Caruso al trombone, Paolino Dalla Porta al contrabbasso, Zeno De Rossi alla batteria), mostra una compattezza e un'adesione alle idee musicali di Falzone notevoli.
In breve, un progetto di altissimo livello, che ci auguriamo troverà spazio in ogni festival.
Foto di Roberto Cifarelli.
Altre foto di questo concerto sono disponibili nella galleria immagini
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