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Giovanni Falzone e le Mosche Elettriche - The Jimi Hendrix Experience
ByTeatro Binario 7 - Monza - 17.01.2010
Il jazz è una musica fatta di incontri. Giovanni Falzone ci racconta invece di un incontro che non è mai avvenuto. Quello tra Miles Davis e Jimi Hendrix. I due si stimavano reciprocamente. Avevano suonato - separatamente - sullo stesso palco (quello dell'isola di Wight, nel 1969). Progettavano di fare qualcosa insieme. Un primo possibile incontro saltò per disaccordi tra i rispettivi manager. La prematura scomparsa di Hendrix rese impossibile un secondo tentativo.
Nel quarantennale della morte del chitarrista, Falzone riflette su quel possibile incontro. Senza tentare improbabili "cosa sarebbe successo se ...". Recuperando, piuttosto, l'eredità di questi due grandissimi musicisti ed inserendola all'interno delle proprie concezioni musicali. Una riflessione sfociata nell'album Around Jimi, recentemente uscito per la CAM Jazz e presentato a Monza con tre concerti, programmati dalla rassegna Lampi.
Per la realizzazione del progetto, Falzone ha fatto ricorso alle Mosche Elettriche (Valerio Scrignoli alla chitarra, Michele Tacchi al basso, Riccardo Tosi alla batteria), il suo gruppo di estrazione più prossima al rock.
La scaletta dell'album, ripresa fedelmente nel concerto cui abbiamo assistito (quello di domenica 17 gennaio) prevede quattro suite. Le prime tre incentrate su Jimi Hendrix (Purple Haze - Electric Flies, Fire - November 19th, Manic Depression - Mr. Jimi), nelle quali è evidente l'intreccio tra i brani del chitarrista e le composizioni originali di Falzone. Qua e là si percepisce lo spirito di Davis (la tromba sordinata, le sperimentazioni elettroniche), ma è solo un accenno. Nella quarta e conclusiva suite (Solar - So What - Foxy Lady - Tutu), invece, la presenza di Miles diventa netta e palese. E qui Falzone fa avvenire ciò che non è mai avvenuto. La tromba di Miles incrocia la chitarra di Jimi. Il solo di So What, di cui Falzone ci svela un'insospettabile quanto convincente anima rock, si intreccia con il riff di Foxy Lady (potere della modalità!), mentre all'orizzonte si staglia l'approdo sicuro del tema di Tutu.
Come sempre nei progetti a firma di Falzone, i generi e le epoche si mescolano, il senso della struttura è forte, l'energia è possente, l'attenzione al suono quasi maniacale. Nell'affrontare un tema delicato, complesso ed ampiamente esplorato come l'incontro tra jazz e rock, il trombettista è ben consapevole che il kitsch ed il déjà vu sono dietro l'angolo. Il jazz-rock degli anni '70, la fusion degli anni '80, l'elettronica degli anni '90 ... Tutti demoni che Falzone a tratti sembra volutamente cercare, per affrontarli a viso aperto ed esorcizzarli. Ma sono demoni, appunto, e con il jazz vanno poco d'accordo. Nei suoi esperimenti di contaminazione, non riuscì a domarli completamente nemmeno il divino Miles. Meglio allora i frammenti più schiettamente rock. Qui il déjà vu assume il sapore della nostalgia. Il kitsch fa parte del gioco. Il linguaggio delle Mosche Elettriche è più in sintonia con gli orizzonti espressivi. La musica suona più autentica e divertente.
Foto, di repertorio, di Dario Villa (la prima) e Roberto Cifarelli (la seconda).
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