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Francois Couturier - Nostalghia: Song for Tarkovsky
Negli ultimi anni della sua vita, il regista cinematografico Andrei Tarkovsky, malaccetto in URSS e dopo aver peregrinato per l'Europa, trovò accoglienza a Firenze. Dopo la sua morte, una fondazione, condotta da suo figlio e appoggiata dalle istituzioni locali, si è occupata e tuttora si occupa di ricordarne la memoria e tenerne viva la lezione artistica, così particolare e tormentata.
Nel ventennale della sua prematura morte, le istituzioni hanno voluto ricordare Tarkovsky, ponendo una targa sulla casa che lo ospitò e organizzando una manifestazione celebrativa, culminata nell'antico, poco frequentato e splendido teatro Goldoni, con l'esecuzione dal vivo del recente omaggio rivolto al regista da Francois Couturier, pubblicato da ECM (clicca qui qui per leggere la recensione del CD).
Il concerto ha seguito in buona sostanza la traccia del lavoro registrato, tranne mettere in luce a pieno le elaborate dinamiche relazionali tra i suoni, le quali, evidenziate sulla scena da quelle dei musicisti stessi, sono alfine risultate ancor più apprezzabili del pur prezioso disco.
In particolare sono risaltati i ruoli e le specificità dei dialoghi condotti separatamente dai diversi musicisti, con Couturier spesso a duettare con Matinier o, alla cieca, con la Lechner (postagli di spalle, al centro della scena come se fosse la solista) e - nonostante la relativa libertà improvvisativa concessa da una musica per molte parti scritta - il valore strumentale di Jean-Marc Larché, qui dal vivo molto più estremo nelle sue scelte espressive che non su disco.
L’ora e mezzo di musica, pur nella sua inquieta crepuscolarità, grazie alla vivacità della rappresentazione che favoriva una più completa fruizione dei suoi aspetti più reconditi, è risultata di grande fascino anche per chi avesse già ben presente l’ascolto del CD. Mostrando in tal modo anche di appartenere a quel genere di musica creativa e sufficientemente improvvisata da non riprodurre nei concerti mere e celebrative copie dei dischi.
Foto di Luciano Rossetti
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