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Don Byron 'Ivey-Divey' Trio
Teatro President - Piacenza - 04.03.2006
Don Byron ha fortemente contribuito alla rinascita, negli anni Novanta, della scena newyorchese riportando agli onori delle cronache uno strumento caduto nell’oblio come il clarinetto; Jason Moran, emerso nel gruppo di Greg Osby e successivamente autore di pregevoli incisioni Blue Note, è molto più che una giovane promessa del piano; Billy Hart è un pezzo di storia del jazz avendo suonato, tra gli altri, con Miles Davis, Wes Montgomery, Stan Getz, McCoy Tyner.
Tre musicisti di differenti generazioni e con differenti percorsi musicali che, riuniti sul palco del Teatro President per presentare il progetto “Ivey-Divey - Omaggio a Lester Young” hanno dato vita ad un concerto di straordinaria intensità ed impatto emotivo, stregando in maniera tangibile il pubblico presente.
Sia ben chiaro, nulla di filologico nel tributo a “Prez”, bensì l’idea di un jazz totale e grondante di passione, con lo spirito del grande sassofonista che aleggia principalmente nelle ballad e nel fraseggio rilassato e morbido, che in quei frangenti Byron rivela di possedere al sax tenore. Per il resto semplicemente grande musica, sfrontata ma carezzevole, viscerale e meditata, inclassificabile nei suoi molteplici riferimenti stilistici e culturali, testimone della storia ma tremendamente attuale nella vivacità interpretativa.
Ogni esecuzione è un pirotecnico caleidoscopio di idee che i musicisti, con assoluta complicità, sviluppano, trasformano e rilanciano nel rispetto della forma e delle proporzioni. Non vi è nulla di scontato nella musica del trio che si diverte a spiazzare continuamente l’ascoltatore, deviando i centri focali dell’esecuzione, in uno scambio continuo di ruoli, e nel contempo agganciandolo alla sottile linea rossa della melodia che non viene mai meno.
È musica che procede spesso per accumuli progressivi, in un crescendo spettacolare del flusso sonoro, come nella strepitosa versione della coltraniana “Giant Steps” tutta giocata sui cambi di ritmo repentini, con il piano di Moran fantastico nel trasformare la piccola cellula melodica del brano in una vera e propria sinfonia. È musica acustica che sa rendere con incredibile efficacia le visioni elettriche del Miles Davis di"In a Silent Way": qui è il clarinetto di Byron a farla da padrone, con l’andatura guizzante che rimanda ai padri della musica klezmer e il timbro secco, quasi metallico di chi ha assorbito gli umori e i fermenti metropolitani.
Se di Moran, splendido anche nell’originale lavoro di sostegno armonico, e di Byron, convincente anche al meno familiare sax tenore, abbiamo detto, resta da sottolineare la maiuscola prova di Billy Hart un vero maestro nell’esaltare la multidirezionalità del proprio strumento e nel valorizzarne a pieno la dimensione melodica.
Foto di Claudio Casanova
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