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Dominique Fils-Aimé: Il Potere del Cambiamento

Dominique Fils-Aimé: Il Potere del Cambiamento

Courtesy Andreanne Gauthier

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La "nota giusta" non ha niente a che fare con il suono, ma con l'emozione che ci mettiamo dentro.
Dominique Fils-Aimé è una delle più interessanti rivelazioni del jazz e del soul contemporaneo, un'artista unica. Il suo percorso discografico è iniziato nel 2018 con Nameless, è continuato con Stay Tuned! nel 2019 (che le è valso un Juno Award come "Vocal Jazz Album of the Year," l'equivalente canadese di un Grammy Award) e si è concluso con la recente pubblicazione di Three Little Words. La trilogia è stata l'occasione per approfondire la sua ricerca sulla musica afro-americana e, nell'ultimo capitolo, per interpretare il nostro tempo, con una visione poetica e piena di luce. Rispetto ai suoi album precedenti, Three Little Words porta nuovi colori, dinamiche e ritmi per trasmettere un messaggio di resistenza, amore, speranza e—soprattutto—cambiamento. Il percorso della cantante di Montreal affonda le sue radici nel jazz, nel soul, nell'R&B, ispirandosi sia alle grandi voci del passato (da Billie Holiday a Nina Simone soprattutto) che alle influenze globali, tra cui quelle della sua terra, Haiti, e alle sonorità orientali.

All About Jazz: Three Little Words (Modulor) completa la trilogia dedicata alla musica afro-americana che comprende Nameless (2018) e Stay Tuned! (2019). Parlaci dell'evoluzione di questa trilogia.

Dominique Fils-Aimé: Ho iniziato questa trilogia quando ho capito che la storia non può essere ridotta ai fatti, ai tempi e agli eventi di cui leggiamo nei libri, ma include anche le emozioni catturate dagli artisti che hanno vissuto quei tempi e quegli eventi.

Nel concepire questa trilogia ho deciso di costruire una correlazione tra i colori primari che caratterizzano le copertine degli album, ma anche gli elementi e i momenti della giornata, per facilitare la comprensione della prospettiva che volevo proporre. Il colore blu di Nameless è collegato alla musica Blues e alle canzoni degli schiavi. Simboleggia l'attraversamento delle acque di un oceano scuro in piena notte, l'arrivo nelle Americhe, la perdita di identità e umanità. Il lato oscuro dell'umanità. Il rosso di Stay Tuned! è legato al Jazz nella sua definizione più pura, alla libera creazione e alla sfida dello status quo. Richiama l'elemento del fuoco, la rabbia ardente e la passione che viveva nel cuore degli artisti e degli attivisti che hanno dato vita al movimento per i diritti civili. È l'alba di un nuovo giorno. Quel fuoco è come la lava che tutto abbatte, ma lascia anche un terreno più fertile per nutrire ognuno di noi. Infine, il giallo solare di Three Little Words riflette la musica Soul principalmente, ma anche tutte le ramificazioni che sono venute fuori dall'era del jazz. Dopo alcune libertà ritrovate, siamo finalmente in grado di celebrare le piccole vittorie, unirci, guarire. Se il jazz era il tronco di un albero, i rami e le foglie sono il Soul, l'RnB, il Neo-soul, Motown, doo-wop e tante altre ramificazioni. Il sole scalda i nostri cuori, l'albero dei limoni è pieno di limoni, pronti per essere trasformati in dolce limonata. Il vento del cambiamento ci conforta.

AAJ: Avevi annunciato che la trilogia sarebbe "finita con una rivoluzione." È successo?

DFA: Credo che stiamo vivendo un momento di rivoluzione e cambiamento. Il sistema viene scosso nel suo nucleo, perché ci siamo ricordati che siamo noi a scegliere. Siamo parte di questo sistema e quindi abbiamo noi il potere di cambiarlo. Vedo molte persone unirsi e imporre un cambiamento nei loro rispettivi campi, a livello micro e macroscopico. Inoltre, da un punto di vista personale, questa trilogia è stata una vera rivoluzione. Mi ha insegnato l'importanza di fare ciò che sento davvero e di sostenere ciò che desidero. Osservare il passato mi ha dato una nuova visione del futuro.

AAJ: Il singolo "While We Wait" contiene un chiaro manifesto a tal proposito. C'è un cambiamento di registro verso la fine e canti "We could be change/ we can see the chains/ we will be the change." Qual è il cambiamento che speri?

DFA: Il cambiamento che spero, e che già vedo accadere, è quello che porta ad un mondo in cui lavoriamo insieme per rendere le nostre società mentalmente e fisicamente sane per tutti, delle società che possano essere uno spazio sicuro per ognuno di noi.

AAJ: Quali sono queste "tre piccole parole" al quale il titolo dell'ultimio disco allude e qual è il tuo messaggio?

DFA: Sono abbastanza sicura che la maggior parte delle persone indovinerà che significa ti voglio bene ["I Love You"]. Il fatto che la gente possa capirlo senza che io debba dirlo è molto eloquente per me, ecco perché sono importanti e potenti queste parole. Inoltre il titolo di ogni traccia dell'album contiene tre parole. L'ultimo significato che ha per me è: celebrare le piccole vittorie.

AAJ: Ho ascoltato il tuo ultimo album dall'inizio alla fine e poi dalla fine all'inizio. Ed è stato un po' come fare un viaggio di andata e ritorno, attraverso culture, Paesi e stili diversi (dal Nord America, spingendosi verso oriente), e poi riportarli a casa. Da dove hai tratto l'ispirazione per questo album e come hai intrecciato tutte queste influenze?

DFA: Rispetto ai miei primi due dischi, questo album è più vicino ai tempi moderni, avevo bisogno di scavare nelle mie influenze attuali. In un certo senso, queste influenze sono il risultato della globalizzazione e del suo impatto sul nostro accesso alla musica internazionale. Sono sempre stata attratta dalla musica di tutto il mondo, mi fa sentire connessa con una parte diversa di me. Le anime sono universali, proprio come la musica soul.

AAJ: Ogni copertina dell'album di questa trilogia presenta una tua foto in primo piano. Guardandole in ordine cronologico, ti giri progressivamente verso l'ascoltatore e, alla fine con la copertina di Three Little Words, stabilisci un "contatto visivo." Era questa l'idea dietro a queste tre copertine?

DFA: L'evoluzione delle tre copertine degli album ricorda le fasi della luna che si scopre progressivamente. Dal momento che Nameless è legato ad una perdita di identità, non c'è quindi contatto visivo, metà del viso resta nascosto e non c'è modo di identificare veramente il mio volto. Stay Tuned! incarna il desiderio di confrontarsi con le regole prestabilite in modo provocatorio, quindi l'immagine non è ancora completamente frontale, ma c'è un inizio di contatto visivo, perché viene trasmesso un messaggio. Sulla copertina dell'ultimo album ho il volto rivolto verso l'ascoltatore, perché questo è il disco che entra nella mia epoca, con tutte le influenze vive del mio tempo.

AAJ: Nina Simone, Billie Holiday, Etta James sono ispirazioni fondamentali per te. Tre donne impegnate, potenti, ma anche fragili e tormentate. Cosa ti ha attirato di loro?

DFA: Trovo che l'onestà e la vulnerabilità che hanno condiviso con noi sia la loro più grande prova di coraggio. Hanno cantato dal profondo del loro cuore e questo è ciò cui aspiro. Per me, essere crudi e autentici è la cosa più importante nella musica. La "nota giusta" non ha niente a che fare con il suono, ma con l'emozione che ci mettiamo dentro.

AAJ: Cosa significa essere politicamente e socialmente impegnata come musicista oggi?

DFA: Io mi sento come se fossi nient'altro che un'anima che cerca di connettersi con altre anime nella speranza di poter continuare a costruire insieme un mondo migliore, più accondiscendente e inclusivo.

AAJ: Qual è la tua missione?

DFA: Lasciare tracce d'amore.

AAJ: In questo nuovo album comunichi anche un'idea di speranza, parli di guarigione ("The Healing Song"), di amore e di resistenza ("Love Take Over" o "We Are Light") come se la musica avesse avuto una funzione terapeutica. Cosa ne pensi del potere curativo della musica?

DFA: La musica è sempre stata la mia terapeuta. Spesso sottovalutiamo il potere della musica. Le frequenze d'onda che ci attraversano, piene dell'intenzione che l'artista ci ha messo dentro, hanno il potere di raggiungere le nostre paure e i nostri dolori più profondi e intimi. Certe emozioni possono essere tabù per molti, ma la musica non giudica nessuno. In un mondo che dice "solo buone vibrazioni" la musica ci accoglie indipendentemente dallo stato d'animo in cui ci troviamo.

AAJ: Nella trilogia la tua voce ha un ruolo importante. Passi da un'impostazione minimalista del tuo primo disco, in cui ti concentri sulle tue possibilità vocali, ad arrangiamenti più complessi degli album successivi, in cui il jazz contemporaneo si apre ad altri linguaggi. Cosa ti ha portato su questa strada?

DFA: Esattamente come le cover degli album rivelavano sempre più cose di me, la mia presenza vocale è cresciuta disco dopo disco. È un percorso che va dall'idea di sentirsi senza voce nei tempi più bui, fino a trovare la nostra voce e usarla fino in fondo.

AAJ: Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

DFA: Riposarmi, esprimere la mia gratitudine, ricentrarmi, ascoltare il mio cuore per vedere quale messaggio vuole condividere.

AAJ: Passando dal futuro al passato, quando è nata la tua passione per la musica?

DFA: Ricordo di aver amato sempre la musica, la danza, il canto. La connessione emotiva più profonda si è formata nella mia adolescenza. Prendevo in prestito gli album di mia sorella e quando ne trovavo uno che mi piaceva, lo ascoltavo a ripetizione, fino a tarda notte; mi sentivo così connessa e sopraffatta dalle emozioni che queste canzoni o artisti mi davano. Mi sono innamorata di questa sensazione.

AAJ: Perché hai deciso o scelto di cantare?

DFA: Ho provato altri lavori, cercando di dare un mio contributo in questo mondo, o in ogni modo possibile. Quando ho iniziato a lavorare nel settore del supporto psicologico per dipendenti di aziende, facevo musica di nascosto per guarire me stessa dallo stato traumatico in cui mi trovavo dopo aver finito di lavorare. Alla fine ho capito che la musica era l'unico modo che avessi per essere felice, per stare bene. Questo accadeva circa sei anni fa.

AAJ: Se dovessi descrivere te stessa, come definiresti Dominique Fils-Aimé?

DFA: Un'anima dentro ad un corpo che fanno del loro meglio per condividere amore e luce, usando la musica e le interazioni della vita quotidiana.

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