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Dolomiti Ski Jazz - Edizione 2025

Dolomiti Ski Jazz - Edizione 2025
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Dolomiti Ski Jazz—XXIX Edizione
Val di Fiemme, Val di Fassa, Val di Cembra
07-16 marzo 2025

Fedele al motto "musica calda tra paesaggi innevati", anche questa ventinovesima edizione del Dolomiti Ski Jazz ha puntato sul consueto mix di concerti di intrattenimento sulle terrazze dei rifugi per allietare la pausa pranzo degli sciatori, street parade nelle vie dei diversi paesi delle valli per coinvolgere un pubblico più occasionale, eventi di maggior spessore nei teatri e nelle sale da concerto.

Da un paio d'anni, alle valli di Fiemme e Cembra che hanno dato origine al festival e lo hanno sviluppato nel corso del tempo, si è affiancata anche la Val di Fassa con tutta la sua forza turistica. Nella sua versione attuale, il festival si svolge dunque su un territorio piuttosto ampio che va da Pecol (oltre Canazei) fino a Cembra e ad Anterivo (in provincia di Bolzano). Uno sforzo organizzativo importante, premiato da una buona affluenza di pubblico a tutti gli eventi in programma.

Come è facilmente intuibile, un festival che prevede numerosi concerti all'aperto ha bisogno del supporto di un meteo favorevole. Supporto che purtroppo quest'anno è decisamente mancato. Frequentiamo il festival da oltre vent'anni e possiamo tranquillamente affermare che non ci eravamo mai imbattuti in una settimana così sfortunata dal punto di vista meteorologico. Gli organizzatori si sono dunque visti costretti a spostare all'interno dei rifugi buona parte dei concerti previsti sulle piste da sci, con ovvie conseguenze in termini di godibilità e (perché no?) di photo opportunities di cui il festival è solitamente ricco.

Tutto ciò non ci ha comunque impedito di apprezzare, ad esempio, il sanguigno blues della band del cantante e chitarrista Peter Karp, vagamente ispirato agli Allman Brothers e ben supportato da una sezione ritmica italiana composta da Marco Xeres al basso elettrico e dal fratello Paolo Xeres alla batteria.

Venendo ai concerti serali cui abbiamo assistito, il trio formato da Pietro Tonolo ai sassofoni, Dario Deidda al basso elettrico e Jorge Rossy a batteria e vibrafono ha presentato musiche tratte dal recente album Somewhere (Parco della Musica), dandoci una personalissima interpretazione di brani famosi (da «Donna Lee» a «Con Alma», dal Leonard Bernstein di «Somewhere» fino al Sam Rivers di «Ellipsis»), con un equilibrio e un livello di interplay che ricordavano vagamente certe atmosfere sperimentali degli anni '50, per intenderci quelle del cool jazz più evoluto.

Atmosfere decisamente più rilassate per Six Friends for Bicio (Giampaolo Casati a tromba e flicorno, Roberto Rossi al trombone, Michele Polga ai sassofoni, Marcello Tonolo al pianoforte, Marc Abrams al contrabbasso, Enrico Smiderle alla batteria) che hanno dedicato un sentito ed affettuoso tributo a Maurizio Caldura Núñez, scomparso nel 1998 a soli trentanove anni. Per qualcuno un amico e collega (Tonolo aveva fondato con lui una scuola di musica), per altri un maestro (Polga è stato il suo allievo più talentuoso), per tutti uno dei tanti musicisti italiani che ci hanno lasciato troppo presto. Attingendo al repertorio di Caldura e dei suoi due album Static Energy e Murrina Latina, il sestetto ha dato vita ad un mainstream piacevole e rotondo, senza angolosità, di immediata e piacevole fruizione.

Meno lineare il trio del pianista Kevin Hays, con Alexander Claffy al contrabbasso e Eric Harland alla batteria. Dopo un inizio vagamente a cavallo tra Bill Evans e Keith Jarrett (un'intro per piano solo, in cui gradualmente si fa luce la melodia portante) il trio ha divagato tra generi e stili, tra composizioni originali e brani famosi («How High Is the Moon», «Somewhere») con un eclettismo a tratti ammirevole, ma non sempre ben focalizzato. Musicista di indubbio talento e manualità, il nostro ha mostrato (quantomeno in questa serata) una tendenza all'eccesso che lo porta a debordare, a trasformare il concerto in una sorta di showcase, di recital pianistico che penalizza e mette in disparte i suoi compagni di viaggio, peraltro di altissimo livello e meritevoli di maggior spazio.

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