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Divertimento Ensemble - Rondò 2007
ByGyörgy Ligeti - Continuum, Hungarian Rock
Manuel De Falla - Concerto per clavicembalo e strumenti
Jean-Luc Hervé - In sonore
Bruno Mantovani - La morte meditata Teatrino di Corte della Villa Reale - Monza - 24.02.2007
Il Divertimento Ensemble, una delle realtà più solide della scena contemporanea italiana, festeggia il trentesimo anniversario di attività con la ricca proposta musicale di Rondò, approdata quest’anno alla quarta edizione. La rassegna, dopo la serata di presentazione di gennaio, durante la quale sono stati eseguiti brani solistici di Berio e Donatoni (omaggiato anche con un documentario), alla presenza di Maurizio Pollini e Giacomo Manzoni, entra nel vivo a febbraio, distribuendo i concerti tra la splendida, intima, cornice del Teatrino della Villa Reale di Monza (in cui il repertorio affianca brani contemporanei ad altri della tradizione europea) e la Palazzina Liberty a Milano (con programmi interamente dedicati alla musica d’oggi).
L’infaticabile direttore artistico e musicale dell’Ensemble, Sandro Gorli, persegue l’intento di smuovere le consuetidini concertistiche agendo su più fronti: da un lato, con la commissione di cinque nuove composizioni ad altrettanti autori e la preferenza accordata, nelle scelte di repertorio, a brani scritti negli ultimi venti anni (con alcune eccezioni riconducibili a lavori di portata ormai storica, quali Mantra di Stockhausen e l’opera Satyricon di Bruno Maderna, programmata per giugno al Teatro Binario 7 a Monza), dall’altro organizzando, in collaborazione con alcune istituzioni locali, importanti iniziative didattiche, come la seconda edizione del corso di direzione d’orchestra per il teatro musicale contemporaneo. Ultimi, ma non meno significativi, elementi di originalità, finalizzati a sciogliere la refrattarietà che ancora oggi parte del pubblico nutre verso il mondo della nuova musica, sono gli incontri con i compositori, invitati a presentare i propri brani in programma, e i contrappunti enogastronomici, che introducono i concerti monzesi, favorendo la prossimità con interpreti ed autori in un clima di distesa convivialità. Dopo i primi concerti incentrati sulla musica di Stefano Gervasoni, affiancata da Brahms e Mahler (con annesso contrappunto culinario mitteleuropeo), il mese di febbraio si è concluso all’insegna di autori francesi dell’ultima leva (Bruno Mantovani e Jean-Luc Hervé) e della penultima generazione (Tristan Murail e Philippe Manoury, a Milano), senza tralasciare un doveroso omaggio al grande György Ligeti, a Monza. A quest’ultimo si è ispirata, tra l’altro, l’introduzione enogastronomica, basata su piatti della tradizione magiara, come i rotoli di sfoglia ai crauti e carne, la dolce crema di zucca tokleves, il porkolt speziato alla paprika, da noi noto come “gulasch”, e la sontuosa torta Dobos, autentico tripudio di glassa e crema di cacao. L’inizio del concerto ci sottrae - fortunatamente, per certi versi, data la qualità ottima e tentatrice del cibo - a ulteriori assaggi, per concentrare l’attenzione sui funambolici virtuosismi del clavicembalista Ruggero Laganà.
Tra i pochi esecutori che, in Italia, si dedicano tanto alla musica antica quanto a quella moderna - scelta dettata, forse, anche dal fatto di essere egli stesso compositore - il solista milanese passa senza difficoltà né soluzione di continuità dall’avviluppante rapsodicità delle Ondes e dell’Amphibie di Couperin - preceduta dalla delicatezza degli Artistes - a due celeberrimi lavori ligetiani, quali Continuum e Hungarian Rock. Attenendosi all’annotazione apposta in partitura, “Prestissimo, estremamente rapido, in modo che i singoli suoni siano difficilmente percepibili, fusi in un continuum”, Laganà intreccia sino alle ultime conseguenze velocità esecutiva e sensibilità timbrica, ottenendo illusori effetti di accelerazione e decelerazione, tramite l’incessante variazione della densità dei microeventi che si dipanano nell’unità di tempo. Altrettanto inappuntabile è l’interpretazione di Hungarian Rock, arricchita dall’espressività intrinseca al brano, in cui la vitalità ritmica del jazz incontra un ostinato di ciaccona in 9/8 alla mano sinistra: questa eco barocca, per quanto deformata dall’ossessiva mercurialità delle musiche folkloriche e di consumo, costituisce il sottile trait d’union con gli estratti dagli Ordres di Couperin. Purtroppo un infortunio accaduto prima del concerto non ha consentito a Laganà di preparare con la necessaria cura il Concerto scritto da Manuel De Falla per clavicembalo e cinque strumenti; dal momento che, tuttavia, secondo l’indicazione del compositore, il ruolo solista può essere affidato anche a un pianoforte, il brano viene ugualmente eseguito con l’ottima Maria Grazia Bellocchio in veste di protagonista. L’interpretazione è scolpita con precisione da Bruno Mantovani, giovane, e già apprezzatissimo (oltralpe) compositore francese di origini parmensi, ora in veste di direttore: il suo gesto perentorio e sciolto tende a evidenziare i nitidi tratti neoclassicheggianti del brano, piuttosto che le sinuosità melodiche desunte dal folklore spagnolo.
La seconda parte del concerto è dedicata alla musica di Jean-Luc Hervé e Bruno Mantovani, con due prime italiane. In sonore scritta nel 2002 per sette strumenti (quartetto d’archi, flauto, clarinetto e percussioni) da Hervé - già allievo di Grisey e ricercatore all’IRCAM - viene eseguita priva delle parti elettroniche che dovrebbero incorniciare la sezione centrale del brano, portandolo da sonorità gravi verso zone via via più acute. L’interesse del compositore per i suoni ambientali (artificiali o naturali che siano) si concreta in stridori sempre più ramificati, che la compagine cameristica conduce attraverso lenti trascoloramenti dalla plumbea risonanza del clarinetto e del flauto basso alla luminosità de registro acuto, in particolare del vibrafono, appena sfiorato, nel finale, da Riccardo Balbinutti con tocco impeccabile.
La morte meditata, scritta dal prolifico Mantovani nel 1999 per la voce di Silvia Vadimova Marini e l'ensemble TM+, si ispira ancora più esplicitamente alla dialettica luce/ombra, attingendo a sei poesie di Ungaretti, tratte dalla raccolta “Sentimento del Tempo”. Nell’arco di circa mezz’ora, il mezzosoprano Sonia Turchetta infonde partecipazione emotiva alla meditazione sulla morte condensata nei versi, assecondata con pari sensibilità dalle voci raccolte nell’ensemble. La guida di Mantovani sottolinea le pause e i silenzi, in modo che il gioco drammaturgico tra pieni e vuoti si evolva in tutta la sua ricchezza di contrasti dinamici e colorazioni timbriche, aderendo alla complessità delle sfumature emozionali sottese al testo: la tensione motoria dell’inizio si scioglie nel cupo alone dei tre clarinetti bassi, per accedere alla dimensione del "confuso silenzio" nel Canto Terzo. Un’inquietudine febbrile attraversa tutto il brano; gli archi friniscono come cicale irose sul fondale notturno che gradualmente schiarisce; accordi reiterati del pianoforte lasciano aperto il finale, avvolgendolo in una fioca luminosità: "Con voi, fantasmi, non ho mai ritegno/E dei vostri rimorsi ho pieno il cuore/Quando fa giorno".
La “stoffa” compositiva di Mantovani, capace di conciliare elementi apparentemente incongruenti tramite uno stile personale e maturo, è venuta in bella evidenza in questo concerto; è auspicabile, quindi, che altre rassegne concertistiche italiane seguano la strada intrapresa dal Divertimento Ensemble, sulla scia di Milano Musica, che proprio pochi mesi fa chiamava alla Scala Pierre Boulez e l’Ensemble Intercontemporain a intepretare la reecentissima partitura intitolata Streets. Per dirla con una battuta (sperando che resti tale), non vorremmo aspettare sino al 2011, data per la quale l’Orchestra RAI ha richiesto al trentaduenne compositore di Chatillon-sous-Bagneux un brano per flauto e compagine sinfonica.
Intanto la programmazione di Rondò procede senza tentennamenti, tra concerti, incontri e proposte enogastronomiche nel 2007: al centro dei prossimi appuntamenti, il 17 e 18 marzo, le musiche degli austriaci Beat Furrer, Olga Neuwirth e Georg Friederich Haas e le composizioni commissionate a Paolo Casiraghi e Ruggero Laganà.
Visita il sito del Divertimento Ensemble e consulta il programma di Rondò 2007
Foto di Ermes Rosina
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