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David Sylvian, il percorso di un artista

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David Alan Batt (nome d’arte Sylvian) nasce il 23 febbraio del 1958. L’artista inglese ha legato il suo nome alla band Japan (Mick Karn, Steve Jansen, Richard Barbieri) artefice di un sound che raccoglieva l’eredità dei Roxy Music e dei New York Dolls e lo spingeva verso un dialogo occidente/oriente, ricco di fascino e sintomatico mistero. Quiet Life (1979), Gentleman Take Polaroids (1980) e Tin Drum (1981) aprivano la strada ad altre sperimentazioni timbriche.

Ma la febbrile sete di ricerca di Sylvian non poteva fermarsi. Dopo la fine del “viaggio” con i Japan, la creatività di Sylvian affina le sue armi e i singoli “Bamboo Houses” (1982) e “Forbidden Colours” (1983) consolidano un legame spirituale ed artistico con Ryuichi Sakamoto. Da quel momento, il cantante cerca di rapportarsi con la ricerca musicale senza confini: dalla sperimentazione ambient al jazz. Con risultati che, per almeno tutti gli anni Ottanta, hanno lasciato tracce indelebili.

Brilliant Trees (1984) è un album d'esordio di rara intensità ed espressione artistica. Affiancano Sylvian musicisti di elevato spessore artistico (lo stesso Sakamoto, Holger Czukay, Jon Hassel, Kenny Wheeler e tanti altri) e sigilla l'applicazione della "sintassi tradizionale" (“Pulling Punches”, “Red Guitar”) in un contesto di contaminazione da "sapori altri" (“Nostalgia”, “Weather Wall”, “Brilliant Trees”). Appendice all'esordio da solista è Alchemy An Index of Possibilities (1985), episodio strumentale di suggestiva intuizione che mette ulteriormente a fuoco la lezione che Jon Hassel e Brian Eno avevano impartito col seminale Possible Music - Fourth World vol. 1 (1980).

Seguirà Gone to Earth (1986), un monumentale doppio album (il secondo disco è interamente strumentale) in cui si fa ancora più presente l’idea dell’artista di trovare nuove strade alla forma canzone tradizionale. Bill Nelson, John Taylor, Mel Collins e Robert Fripp, tra gli altri, contribuiscono a rendere le timbriche affascinanti, così sospese tra generi e culture musicali (“Before the Bullfight”, ”Gone to the Earth”, “Wave”, “Silver Moon”). Le liriche, cristalline e struggenti, vengono diluite su pregevoli tessuti sonici, e confermano la preziosa vena poetica di Sylvian. In questo periodo è elevato il numero delle collaborazioni, testimonianza di un momento di creatività che segnerà anche un punto di non ritorno in tutta la carriera dell’inglese. Secrets of the Beehive (1987) è arrangiato dall’onnipresente Sakamoto che fa brillare la natura essenzialmente acustica rispetto ai lavori precedenti.

Gli album, Plight and Premonition (1988) e Flux and Mutability (1989), scritti in collaborazione con Holger Czukay, con i contributi di Jaki Liebezeit e Michael Karoli (tutti membri dei Can), ed un singolo insolitamente ironico quanto sperimentale (“Pop Song”, in cui compare al piano John Taylor) chiudono gli anni ‘80. Il nuovo decennio dei ’90 viene inaugurato con la reunion dei Japan chiamata, per volontà dello stesso Sylvian e contro il volere della Virgin, Rain, Tree, Crow. I risultati dell’omonimo disco pubblicato nel 1991 non sono brillanti. Né i rapporti con gli ex compagni di viaggio sono soddisfacenti. Il carisma di Sylvian e la sua autoritarietà contraddistinguono e condizionano non solo le registrazioni del disco, ma anche il missaggio.

Altro decennio, altra collaborazione. First Day (1993) è scritto a quattro mani con Robert Fripp ed avrà un ulteriore seguito con Damage (1994), CD live del tour "Road to Graceland". Tali lavori sono la perfetta documentazione del definitivo incontro, dopo una quasi decennale collaborazione, tra due diversi, ma affini musicisti. All'eleganza degli album solisti si sostituisce una scrittura musicale dura, nervosa che disegna asprezze sonore (il background di "Re Cremisi" Fripp). Che è poi la magnetizzazione della musica verso l'essere convulso della società moderna (“20th Century Dreaming”).

Segue uno strano cameo con il musicista franco algerino Hector Zazou in Sahara Blue (1992) - qui David Sylvian compare come Mister X e un suo brano (“Victim of Stars”) viene incluso solo nella prima e molto rara versione del CD. Ancora, quella con alcuni artisti italiani tra cui Andrea Chimenti (L'albero Pazzo). Segue un tour, "Slow Fire" (1995) one man band, per chitarra e tastiera. Ma per un nuovo lavoro da solista bisognerà attendere il 1999: anno del suo rientro dopo circa dodici anni da Secrets of the Beehive.

Dead Bees on a Cake è il titolo di un altro ambizioso CD i cui temi spaziano dalla devozione religiosa all'interesse verso per la nuova dimensione familiare (la sua relazione felice con l'attuale compagna Ingrid Chavez).

Sylvian cerca di proseguire nella sua evoluzione artistica, reinventandosi. Cerca nuovi partner e turnisti di lusso. E così “Dobro # 1” è composta con Bill Frisell. C’è poi la tromba di Kenny Wheeler, la chitarra di Marc Ribot, le tabla di Talvigh Singh. “I Surrender” e “Midnight Sun”, sono orchestrati dall’amico di sempre, Ryuichi Sakamoto, e dimostrano quanto Sylvian sappia essere duttile stilisticamente.

Approaching Silence (1999), titolo programmatico, raccoglie materiale pubblicato per installazioni multimediali. Sarà una doppia raccolta, tra inediti e materiale conosciuti, a chiudere il decennio: Everything and Nothing. E si chiude pure il lungo contratto con la Virgin.

Ancora un nuovo decennio e ancora altri orizzonti stilistici. Crea una propria label, Samadhi Sound, e in un paio di anni produce Blemish (2003), disco realizzato con il fratello Steve Jansen e gli interventi di Derek Bailey [da cui venne tratto un intero CD intitolato To Play - The Blemish Sessions e Christian Fennesz. Il CD riassume tutto il discontento per la fine del matrimonio con Ingrid Chavez.

Il singolo “World Citizen”, scritto con Sakamoto e riproposto in diverse versioni e con un diverso testo, ci presenta anche una faccia inedita di Sylvian: quella dell’impegno sociale.

Nell’ottobre del 2005 nasce un altro progetto: Nine Horses. Il disco che segue, Snow Borne Sorrow, fonde pop, jazz e avanguardia e, alla fine, non va oltre gli interessi artistici e di sperimentazione che avevano coinvolto da sempre Sylvian. Sakamoto, Jansen, la vocalist Stina Nordenstam, il trombettista Arve Henriksen e il tastierista Burnt Friedman completano il disco che si distinguerà per essere stato realizzato non in modo tradizionale, magari attraverso estenuanti session in un dispendioso studio di registrazione, ma attraverso il file sharing. Sezioni di brani che corrono, attraverso il web, da un continente all’altro e si ricompongono in un banco di missaggio.

Due anni e i Nine Horses producono Money For All, CD che presenta qualche inedito e remix del disco di esordio. Sylvian compone le musiche per When Loud Weather Buffeted Naoshima, musica per un’installazione commissionatagli dal Fukutake Art Museum Foundation. L’opera, uscita su DVD il 6 agosto solo in edizione limitata, avrà una permanenza di pochi mesi in catalogo e non verrà ristampata in futuro. Intanto, David Sylvian intraprende un tour mondiale “The World Is Everything” inaugurato il 7 settembre a Stoccolma per finire, dopo 28 concerti, il 30 ottobre a Tokio.

Lo spettacolo attraverserà gran parte della vita artistica di Sylvian, dai tempi che lo videro icona del pop mondiale con i Japan, attraverso la carriera solistica. Troveranno spazio anche i brani più immediati tratti dalle svariate collaborazioni con Fripp, Eno e Sakamoto e il nuovo progetto nato sotto lo pseudonimo di Nine Horses. David Sylvian, che nel frattempo è tornato a vivere in Europa, promette un concerto fra canzoni “vecchissime, lontane, recenti, nuove e una cover”. Lo accompagnano: Takuma Watanabe alle tastiere, Keith Lowe al basso e Steve Jansen alla batteria [per leggere una recensione del concerto di Roma clicca qui].

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