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Darcy James Argue & Secret Society
ByTeatro Manzoni - Milano - 21.11.2010
Darcy James Argue è un giovane compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra nato a Vancouver e residente a Boston, da noi pressoché sconosciuto. Negli Stati Uniti e nel natio Canada è già un fattore e il suo disco d'esordio è stato premiato dalla stampa specializzata di mezzo mondo. A giudicare dal notevole concerto tenuto al Teatro Manzoni di Milano per la rassegna Aperitivo in Concerto è fama del tutto meritata.
Secret Society è il nome della sua big band, Infernal Machine quello del summenzionato disco d'esordio, espressioni che fanno riferimento allo steampunk, filone della narrativa fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all'interno di un'ambientazione storica, spesso la Londra ottocentesca e vittoriana. Darcy James Argue dirige l'ensemble con gesti secchi, meccanici, a scatti una sorta di reincarnazione di un qualche macchina presente nei suoi amati racconti, ma la musica che ne scaturisce è tutt'altro che meccanica e spezzettata.
Il nocciolo duro dell'ensemble ha un'impronta decisamente rock con batteria, basso elettrico, fender rhodes e chitarra elettrica che interagiscono con la sezione delle ance, quella dei tromboni e quella delle trombe. Ma a differenza delle classiche big band che basavano le proprie fortune proprio sulle battaglie e gli scontri scoppiettanti tra le varie componenti dell'orchestra, James Darcy Argue ne esaspera le funzioni timbriche creando una tavolozza di colori che utilizza in maniera assai creativa e inusuale per esaltare struttura e dinamiche delle proprie composizioni.
I quattordici fiati si muovono con la flessibilità e la flessuosità di un'orchestra d'archi - a volte sembra proprio di sentire violini e viole - ed il contrasto con la sezione ritmica è davvero inusuale. Non ci sono nomi famosi, tranne la trombettista Ingrid Jensen - autrice di assolo infuocato nell'ultimo brano del concerto - ed il trombonista Curtis Hasselbring, entrambi solisti di spicco nell'orchestra di Maria Schneider, ma l'orchestra è oliata come un meccanismo ad alta precisione e non sbaglia un colpo.
Assai interessante è proprio l'utilizzo che Argue fa delle varie sezioni con grande attenzione posta alle dinamiche ed un uso stupefacente dei piani e dei pianissimi con quali i musicisti creano un fondale mobile e cangiante attraverso impercettibili cambi di registro, slittamenti ritmici, riverberi timbrici dando origine ad una sorta di minimalismo orchestrale di grande suggestione. Altrettanto interessante è il modo in cui Argue sviluppa gli arrangiamenti lasciando sempre qualcosa di sospeso e di indefinito, alimentando una sottile tensione che non sempre trova catarsi nel classico epilogo ma lascia ampio spazio all'immaginazione. In un gioco di progressivi svelamenti e ammiccamenti la "Società Segreta" regala quasi due ore di grande musica nella quale vengono superate con grazia e intelligenza barriere stilistiche e di genere.
Foto di Roberto Cifarelli
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