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Charlie Kohlhase

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01. Muhal Richard Abrams - Blues Forever (Black Saint - 1981).

Muhal ha registrato una fantastica serie di dischi per la Black Saint tra la fine degli anni '70 e inizio '80: questo è quello di cui mi sono innamorato ultimamente. C'è tutto: dal blues di Chicago alle composizioni dodecafoniche utilizzando, il tutto utilizzando spesso sottogruppi orchestrali. Muhal faceva trent'anni fa cose che dovrebbero essere fatte oggi per dare freschezza al jazz del ventunesimo secolo.

02. Mahmoud Ahmed - Ere Mela Mela (Buda - 1975).

Sono stato fortunato a incontrare spesso Mahmoud con la Either/Orchestra quest'ultimo anno. Ho sempre saputo che fosse un grande, ma il primo concerto che feci con lui a Londra ero talmente emozionato che non riuscivo a suonare le mie parti. Ascoltare Mahmoud cantare è come sentire Otis Redding per la prima volta! Benché canti esclusivamente in Amarico puoi capire benissimo il suo messaggio.

03. Ornette Coleman - The Complete Science Fiction Sessions (Columbia - 1971).

L'Lp originale uscì quando frequentavo le scuole superiori e fu la prima cosa di Ornette che ascoltai, così che mi è rimasta sempre nel cuore. Il solo di Don Cherry con la pocket trumpet in "Civilization Day" potrebbe essere il mio assolo preferito di sempre.

04. Graham Connah's Sour Note 7 - Gurney to the Lincoln Center of Your Mind (Rastascan - 1998).

The Sour Note 7 è stato uno dei più grandi gruppi degli anni novanta anche se in pochi lo conoscono. Mr. Connah è un tipo in gamba e la sua scrittura è scoppiettante, inventiva e i suoi testi sono incredibilmente surreali (ci sono veramente pochi compositori di jazz che riescono a scrivere testi che vadano oltre la banalità).

05. Stan Getz with the Kenny Clarke/Francy Boland Big Band - Change of Scenes (Verve - 1971).

Francy Boland è stato un arrangiatore di talento ma questo album supera ogni precedente. Credo che stesse cercando di eguagliare la scrittura di Eddie Sauter nell'album Focus di Stan Getz. La musica cambia continuamente e, talvolta, sembra disarticolata ma è sempre affascinante. Se non mi sbaglio l'intero album è basato su una serie dodecafonica presente nella prima sezione che successivamente si ripresenta in modi differenti. L'esecuzione dell'orchestra è deliziosa e ci sono grandi assoli di Getz, del grande trombettista Benny Bailey, di Sahib Shihab (il dimenticato genio del sax baritono e diversi altri strumenti) e di molti altri.

06. Curtis Hasselbring - The New Mellow Edwards (Skirl - 2006).

Curtis è un compositore di primordine (e trombonista) e questo era evidente vent'anni fa quando suonavamo insieme nell'Either/Orchestra e nel mio quintetto. Per qualche motivo imperscrutabile ha fatto sì che non uscisse nessun disco a suo nome fino all'età di quarant'anni. E' dal 2006 che ascolto continuamente questo CD e sono impaziente di ascoltare il suo nuovo lavoro.

07. Krzystof Komeda - Polish Jazz Vol. 3 (Muza - 1960/65).

Solo recentemente ho scoperto la musica di Komeda. Il suo Astigmatic del 1965 è un capolavoro ed è paragonabile a ciò che Marion Brown e Sonny Simmons stavano registrando per ESP nello stesso periodo. Il fatto che Komeda riuscisse a fare ciò al di là della cortina di ferro lo rende ancor più straordinario.

08. Roscoe Mitchell - Nonaah (Nessa - 1976/7).

In questo periodo Roscoe stava esplorando i limiti assoluti del sax alto. Dopo aver ascoltato il doppio LP originale nel 1978 rimasi turbato ma anche affascinato. I ventitre minuti dell'iniziale Nonaah sono un classico, un esibizione scarna che lentamente e inesorabilmente cresce passo dopo passo.

09. Jason Robinson - Cerberus Rising (Circumvention - 2008).

E' un disco per solo tenore di uno dei giovani musicisti che preferisco. Composizioni ed esecuzioni essenziali e perfettamente a fuoco, marchiate AACM ma deliziosamente riconcettualizzate. Jason è uno di quei giovani musicisti che alimentano un po' di speranza per il futuro della musica. E' anche membro dell'eccellente quartetto Cosmologic.

10. Dusty Springfield - The BBC Sessions (Mercury - 1962/1970).

Dusty aveva una qualità che mi catturò fin da bambino quando nemmeno capivo quello che stavo ascoltando. Mi succede la stessa cosa ancora oggi. Questo disco presenta materiale mai registrato in studio, inclusa una bellissima versione di "Up Tight" di Stevie Wonder. Ma ogni canzone che interpreta è come se fosse sua.

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