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Detail: At Club 7
ByIn sostanza, questo è un disco in qualche modo storico che raccoglie una delle migliori testimonianze del suono free dei primi anni Ottanta in terra norvegese. Pochissime, per l'appunto, le registrazioni che raccontano il movimento free norvegese, a quel tempo raccolte innanzitutto appunto grazie alle tanto amate "cassette" che, chissà come mai, non sono mai state (le cassette stesse ma il discorso vale anche per i gruppi di quel periodo) considerate più di tanto dalla poi fiorente "catena" cultural-discografica di quella terra nordica. Oggi, in un momento in cui il jazz norvegese ha un posto riconosciuto nelle produzioni discografiche continentali, qualcuno da quelle parti si mangia le mani per non avere utilizzato l'intelligenza di dare più spazio ai nomi alternativi ai vari Garbarek, Andersen di quel periodo.
Parentesi importante per il Club 7: forse non tutti possono sapere quanto importante fu quel piccolo e fumoso locale. Vera e propria "cattedrale" del nord Europa, ove tutti gli amanti di musica norvegese sono passati almeno per una visita. Quel palco ospitò infatti e per davvero tutti i grandi eroi della musica di quegli anni e ogni sera il programma era ricco di nomi stratosferici della musica contemporanea tout-court: un giorno dopo l'altro, il locale ospitava Joni Mitchell, Arild Andersen, Kevin Coyne, i pop hero britannici, il meglio del jazz americano. L'atmosfera era quella dell' "evento" sistematico tutte le sere dell'anno. Arrivarci dunque a suonare era praticamente un punto di arrivo assoluto. Anche e forse proprio per questo, una band del tutto sconosciuta che aveva avuto la fortuna di "aprire" il concerto di nomi "top" come quelli di Andersen e Christensen non poteva lasciare l'occasione di potersi finalmente presentare davanti ad un folto pubblico.
Detail mise dunque in piedi un set fulminante, ben organizzato sebbene totalmente improvvisato, unendo i due grandi amici Gjerstad e One Pedersen che collaboravano già dalla metà degli anni Settanta, il promettente bassista di origine sudafricana Johnny Mbizo Dyani e quel John Stevens, allora uno dei più ricercati drummer londinesi.
Un set, ripeto, quasi irripetibile per energia, decisione ed equilibrato in tutte le sue componenti essenziali. Cinque lunghi brani ovviamente senza titolo e semplicemente enumerati in senso cronologico, dove i tratti artistici distintivi di ogni componente l'organico cavalcano il verbo della inter-comunicazione e travolgono un uditorio pronto ad ascoltare ben altre istanze sonore. Questo è un disco solo per amanti "duri" e duttili. Forse da ascoltare a volume sostenuto e lasciando ogni inibizione dietro l'angolo. Provate ad immaginare un pianista che percorre le strade del Paul Bley minimalista, un bassista che ha offerto la sua ritmica alle tesi del più creativo Abdullah Ibrahim o a quelle più "africane" ancora di Chris McGregor. Pensate poi al drumming intenso di Stevens come a quello dei batteristi più "in" del circuito avant-garde contemporaneo. Il tutto "benedetto" da un Gjerstad in serata di grazia. Arild Andersen mi ha personalmente raccontato della bontà di quella serata ma anche del fatto che, stimolato da quel primo set irripetibile, il suo gruppo fu poi chiamato a superarsi per dare ad un pubblico che era rimasto in estasi dopo il primo set, la stessa "dose" di felicità d'ascolto. Insomma un CD che è un racconto di una serata semplicemente magica. Per veri appassionati.
Track Listing
Part 1; Part 2; Part 3; Part 4; Part 5.
Personnel
Frode Gjerstad
saxophone, altoJohnny Mbizo Dyani: upright bass; John Stevens: drums; Eivin One Pedersen: piano, synth; Frode Gjerstad: tenor and soprano saxophones, bass clarinet.
Album information
Title: At Club 7 | Year Released: 2017 | Record Label: Not Two Records
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Comments
About Frode Gjerstad
Instrument: Saxophone, alto
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