Home » Articoli » Book Review » Angelo di Dolegna, di Claudio Cojaniz
Angelo di Dolegna, di Claudio Cojaniz
Di Claudio Cojaniz
Campanotto Editore - Udine, 2008 - Euro 13,00
Con CD allegato
Il pianista Claudio Cojaniz non è nuovo alla frequentazione creativa degli universi letterari. I l suo esordio di scrittore risale al 2000, con la pubblicazione di Questione Lagrand (Campanotto, Udine), un romanzo surreale (il sottotitolo era "Histoire Dada") a là Queneau la cui struttura già dice molto: trentaquattro capitoli - un tema e trentatré variazioni - esattamente come le Variazioni Goldberg di J. S. Bach.... Il suo secondo romanzo, Cobra 13 (Kappa Vu, Udine), è del 2007 e - come dice lo stesso autore nell'intervista che gli abbiamo fatto - è una sorta di «uscita di senno», di sfogo in parte autobiografico contro il mondo; del resto, il sottotitolo recitava appunto "odio a scoppio ritardato". Se il primo era bachiano, il secondo romanzo era in fondo un libro blues, di quelli suonati con rabbia dalla New Thing degli anni settanta.
Il terzo libro di Cojaniz, uscito nel 2008, è questo Angelo di Dolegna, solo in parte diverso e, ovviamente, anche questo ben riconducibile alle sue radici "musicali".
La prima, macroscopica caratteristica di Angelo di Dolegna è di fare un uso ostentato dei palindromi, ossia di frasi che risultano uguali anche se lette al contrario: il titolo stesso è un palindromo, così come lo è il titolo di ciascuno dei ventisette capitoli. In coerenza con la centralità di una figura così curiosa come il palindromo, il libro è basato sui concetti, tra loro connessi, di "doppio" e di "rovescio": doppio è il protagonista, Angelo, che vive la vicenda sotto due diverse spoglie, Arie e Enego; rovescio sono l'una dell'altra queste due anime di Angelo, la prima mistica, la seconda materialista. Coprotagonista è Paleogene, sirena che accompagna entrambi i "doppi" di Angelo, recando a ciascuno i dotti messaggi dell'altro, strumenti di una lenta e laboriosa ricomposizione dell'identità che avverrà al termine del romanzo.
Già narrata in estrema sintesi in queste poche righe, la trama del romanzo da l'idea della sua originalità e del suo carattere onirico. In realtà le cose sono molto più estreme, perché la vicenda si svolge di fatto tanto senza limiti di tempo e di spazio - i protagonisti vivono la loro esperienza ora nell'Egeo in epoca dorica, ora in una Cuba del futuro, ora in una realtà totalmente sognata - quanto senza limiti di ispirazioni - vi si ritrovano Freud e Wittgenstein, Joyce e Marx, la teoria dei neuroni specchio e complesse teorie matematiche... Sfoggio di cultura, si dirà. No, rispondiamo, necessità creativa legata al modo in cui la struttura del romanzo spinge - con forza - l'autore a improvvisare la storia.
Sì, perché - sempre nell'intervista, Cojaniz sostiene che stavolta il riferimento del libro alla musica vada cercato nella dodecafonia: i palindromi, costituirebbero il modello strutturale per la composizione delle parole in "serie," la quali poi costituirebbero l'ossatura del romanzo. E infatti il palindromo "Angelo di Dolegna" offre all'autore il nome del protagonista, così come la struttura del palindromo gli offre lo spunto per sdoppiarlo in due entità che mirano a rispecchiarsi l'una nell'altra. Ma non solo: il titolo palindromico di ogni capitolo offre all'autore dei riferimenti che sono poi tanto degli stimoli, quanto dei vincoli al direzionamento della vicenda. Tanto per esemplificare, il capitolo 16 s'intitola "Ai polpi d'uso, mai dir, a torto, Nino Trota: ridiamo su Diplopia" e tale titolo serve da spunto/vincolo per costruire una storia, divertente e surreale, di permalosi polpi musicisti...
Ne vien così fuori una sorta di potockiano Manoscritto trovato a Saragozza, fatto di storie di fatto isolate le une dalle altre, ma di diritto invece tra loro rigorosamente connesse: per il lato della forma, dall'essere tutte prodotte dai palindromi; per il lato del senso del racconto, dall'essere tutte parte della complessa vicenda di Angelo-(Arie/Enego). Il resto è - e, conoscendo Cojaniz, non poteva non essere - improvvisazione: un metter mano al proprio bagaglio di esperienza, sensibilità e cultura, per "rispondere" nel modo più opportuno e geniale alla chiamata della forma dodecafonico/palindromica. Una pratica, quella dell'improvvisazione, che lo scrittore trae dalla lunga frequentazione del jazz in quanto pianista. E, poiché il jazz non è una musica che presuppone un'intesa forte con chi ti circonda - musicisti, pubblico, società, mondo tutto - ovvero è amore, ecco che Angelo di Dolegna, dietro e attraverso il suo contenuto pirotecnico e sdrucciolevole, proprio l'amore ha per tema: «...a tutto ciò che amo...» è l'epigrafe con cui si apre; «Ti amo. Qualunque cosa tu sia, io ti amo» è la "soluzione" con cui si chiude.
Libro, quindi, sull'amore e sulla vita, scritto in forma musicale e ampiamente improvvisato, Angelo di Dolegna è un romanzo imprescindibile per comprendere la complessa personalità di quel Maestro della musica che è Claudio Cojaniz.
Tags
PREVIOUS / NEXT
Support All About Jazz
All About Jazz has been a pillar of jazz since 1995, championing it as an art form and, more importantly, supporting the musicians who make it. Our enduring commitment has made "AAJ" one of the most culturally important websites of its kind, read by hundreds of thousands of fans, musicians and industry figures every month.








