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Alessandro Lanzoni Trio
ByApertura emblematica della stagione per il Pinocchio Live Jazz di Firenze: sul palco una giovane promessa fiorentina, che - classe '92, dunque diciassette anni compiuti da poco - pare già avviata ad una luminosa carriera: Alessandro Lanzoni. Il pianista gode infatti già della stima dei colleghi più esperti, ha alle spalle ben tre CD - uno dei quali, 81+15=96!, inciso a quindici anni per la Philology nientemeno che con Lee Konitz - e suona regolarmente in un quartetto paritetico assieme con Nico Gori, nonché con il trio a suo nome di scena al Pinocchio, con Ares Tavolazzi e Walter Paoli.
A prima impressione, ciò che stupisce di Lanzoni è la sua metamorfosi al momento in cui poggia le mani sulla tastiera: è lì che il ragazzo dall'aria timida ed esitante che ha attraversato il palco e presentato la formazione con parole incerte improvvisamente diventa sicuro e padrone assoluto delle sue movenze. Perché Alessandro Lanzoni non pare proprio essere un fenomeno da "spettacolo-stupore," il "bambino che suona come un grande": no, qui fortunatamente siamo oltre, siamo di fronte a un musicista non solo molto dotato e ben formato, ma anche sensibile, curioso, sobriamente appassionato, che suona dettagliando le improvvisazioni come raramente si sente fare a musicisti più grandi e maturi di lui.
Il programma della serata prevedeva standard e brani dello stesso Lanzoni, in gran parte provenienti dai suoi dischi I Should Care e On the Snow, nei quali il pianista ha potuto mettere in mostra notevole proprietà di tocco, svariando da sofisticati e delicati fraseggi fino a passaggi dinamicamente più intensi e percussivi, una interessante creatività negli assolo, ove - pur se a partire da un approccio abbastanza tradizionale, evansiano - ha evidenziato curiosità e coraggio nella ricerca di soluzioni non banali, e una considerevole padronanza, dato che i brani si sono prolungati spesso oltre i sei-sette minuti, senza perdita di coerenza né ripetitività.
Bravi i due partner, con Tavolazzi particolarmente disposto agli assolo e al dialogo con il pianista; un dialogo non solo routinario, ma che spesso e volentieri si è alimentato di reciproche e divertite "provocazioni," che hanno spinto l'un l'altro su territori creativi.
Va da sé che il giovanissimo pianista manchi ancora di una personalità completamente definita e che non tutto quello che ha messo in scena nella serata sia pienamente originale o privo di aspetti perfezionabili; ma questo, vista l'età, pare più un pregio che un difetto. Quel che importa è che, per tutta la durata del concerto, Lanzoni abbia dato l'impressione quantomeno di cercare, con grande spontaneità, freschezza e assenza di presunzione, forme espressive e risvolti tematico-armonici nuovi. Questo è quanto fa presagire in lui, ben aldilà delle sue notevoli qualità attuali, un futuro da jezzista di razza, da cui attendersi prove ed opere di sicuro interesse.
Lo aspettiamo con curiosità e simpatia.
Foto, di repertorio, di Giorgio Ricci
Visita il sito di Alessandro Lanzoni.
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