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Ai Confini tra Sardegna e Jazz - XXXVI Edizione

Ai Confini tra Sardegna e Jazz - XXXVI Edizione

Courtesy Luciano Rossetti (Phocus Agency)

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Ai Confini tra Sardegna e Jazz
Sant'Anna Arresi
7.8-8.9.2021

Trentaseiesima edizione del festival Ai Confini tra Sardegna e Jazz. La prima senza Basilio Sulis, creatore e visionario direttore artistico della manifestazione, scomparso lo scorso novembre e ricordato con una bella e affettuosa mostra fotografica curata dal nostro Luciano Rossetti.

Edizione di transizione e di tributo a Basilio, dunque. Edizione che ha proseguito quanto fatto in passato, ma ha mostrato anche diversi segnali di discontinuità.

In linea con la gestione precedente, la Direzione Artistica Associazione Culturale Punta Giara ha avuto una spiccata attenzione per le musiche libere e l'improvvisazione radicale, nonché buona flessibilità e sensibilità nel gestire le assenze dell'ultimo minuto (inevitabili di questi tempi).

La novità prevalente di quest'anno era invece il forte coinvolgimento del territorio. Le serate centrali del festival sono state precedute e seguite da numerose tappe nei comuni limitrofi. Uno sforzo particolare è stato inoltre dedicato a stimolare l'interesse dei turisti basati nella vicina Porto Pino, con concerti in loco all'alba e a mezzanotte.

Il nucleo forte del festival si è comunque svolto nella consueta Piazza del Nuraghe a Sant'Anna Arresi dove, nelle prime due serate e sempre in un'ottica di coinvolgimento del territorio, abbiamo ascoltato prevalentemente musicisti sardi.

Antonello Salis, prima in solo e poi con il suo "Giornale di bordo" (Gavino Murgia al sax, Hamid Drake alla batteria, Paolo Angeli alla chitarra) ci ha condotto lungo i territori a lui consueti di cantabilità, aperture solari e profumi di contaminazione.

Paolo Angeli, in compagnia del tenores Omar Bandinu, ha invece evocato quelle sonorità ancestrali e rituali che in Sardegna sono tradizione viva ed attuale.

Parafrasando il titolo del festival, con le contaminazioni di "The Crossing" di Enzo Favata (Pasquale Mirra al vibrafono, Rosa Brunello al basso e Marco Frattini alla batteria) abbiamo varcato i confini della Sardegna e siamo entrati nella parte più propriamente jazz della manifestazione.

Il fitto e delicato interplay del duo Pasquale Mirra—Hamid Drake, il gioioso quartetto di David Murray (Bradley Jones al contrabbasso, Aruán Ortiz al pianoforte e di nuovo Hamid Drake), la preghiera in jazz di James Brandon Lewis (con Alexis Marcelo al piano, Silvia Bolognesi e Pasquale Mirra), altro non erano che un modo di rendere omaggio, da parte di vecchi amici del festival, al fondatore Basilio Sulis ed alla sua visione artistica.

La "Elephantine Band" di Maurice Louca, con la sua torrida energia, le articolazioni ritmiche complesse e le melodie danzanti dai profumi d'oriente, ha fornito spunti di notevole interesse, anche se non sempre collegati tra loro in modo lineare e consequenziale.

I friulani Maistah Aphrica (gioco di parole di derivazione dialettale per indicare che i musicisti della band non sono mai stati in Africa) ha portato la musica verso poliritmie danzanti quasi, ma non propriamente, afrobeat, impreziosite da poderose incursioni dei fiati e dell'elettronica.

Splendido il concerto dei Sound Glance (Marco Colonna a sax e clarinetto, Silvia Bolognesi, Fabrizio Puglisi al pianoforte e Gunter Sommer alla batteria). Malgrado fosse la prima volta che i quattro musicisti suonavano insieme, la coesione esecutiva e l'intesa mostrata sul palco hanno prodotto una musica notevole, in grado di spaziare dalla ricerca più aperta e rarefatta a coinvolgenti pedali. Con un'occhio alla musica colta e una lieve ironia in grado di stemperare anche i momenti più arditi.

Più legato alla tradizione afroamericana, ma di altrettanto impatto, il concerto del quartetto di Aruán Ortiz (Hamid Drake, Silvia Bolognesi, Pasquale Mirra), che nel suggestivo scenario della miniera Serbariu di Carbonia ha chiuso in bellezza il festival lasciando (forse) intravedere quali saranno le direzioni verso cui la manifestazione punterà in futuro.

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