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Matteo Bortone No Land's: A Tree in the Mist
ByIl musicista pugliese ha lavorato a lungo sulla scena parigina, dapprima studiando al prestigioso Conservatorio Nazionale Superiore, poi interagendo con una serie di musicisti francesi, il cui nucleo, variato e aggiustato nel corso degli anni, rappresenta tuttora l'asse portante del quintetto No Land's. Con A Tree in the Mist si approda al secondo CD della formazione, dopo l'esordio nel 2020 per l'etichetta Auand.
La varietà ampia degli elementi che interagiscono e vanno a comporsi nella musica del bassista ha reso molto articolata la genesi del suo lavoro, passata in precedenza dai due episodi discografici del quartetto Travelers, nel 2013 e 2015, strettamente legati all'attuale. Sempre, il riferimento ideale è focalizzato sul viaggio, sulla ricerca di terre nuove e di una chimerica "nessuna terra." Forse l'isola misteriosa di utopia. Certamente una geografia fantastica, dove si incrociano più percorsi, più visioni.
In effetti, non mancano il mistero e il fantastico nella musica di Bortone, e proprio nell'intenzione di seguire suggestioni erratiche con un'idea ben precisa di fondo sta la sua scommessa. No Land's è una dichiarazione, un intento di molteplicità, di apertura all'esplorazione. Le tappe precedenti sono significative, ma con questo CD si avverte il raggiungimento di un'impronta, che regge i fili della ragnatela con un suono d'insieme calibrato e nel contempo alla continua ricerca di infrazioni, incrinature, spostamenti.
Alla base della costruzione c'è il basso del leader, in questo caso solo lo strumento elettrico. Solido, muscolare, ma allo stesso tempo pronto a percorrere quegli spostamenti, quelle incrinature di cui si parlava. Tutta l'intelaiatura strumentale è qui orientata sull'elettrico: non c'è più, come in precedenza, l'alternarsi di pianoforte e tastiere. Scelta coesiva, a vantaggio di uno stile, che emerge dalla quantità di elementi implicati, li armonizza con atteggiamento esplorativo.
L'armonizzazione delle parti è resa evidente dal fatto che gli episodi sono sviluppati con un lavoro di gruppo, in sincronia e stratificazione; ognuno si muove con la massima libertà all'interno delle mappe in costante trasformazione. L'idea di "un albero nella nebbia" evocata nel titolo dell'album citando uno scritto di Andrej Tarkovskij, può essere fuorviante: in realtà si adattano meglio al lavoro di No Land's le altre parole del grande regista, nello stesso testo riportato dalle note di copertina, dove si dice di "un rapporto dettagliato, lucido nel significato e chiaramente definito."
In tanti episodi, non cessano di mandare scintille prolifiche i bagliori del progressive rock storico, sia nell'esplorazione timbrica che negli impasti ritmici solidi, spigolosi, come in "Counter Hit," "Pantheisme" e "Tosh." Brano tra i più significativi dell'album è "Mnemosine," con lo spazio timbrico trasparente e onirico della parte introduttiva, da cui germoglia un tema circolare che si va a intrecciare con altri motivi e sfocia in accordi scanditi come in uno scampanio.
Il tempo libero e il tema melodico a cavallo di armonie fluttuanti (armolodico?) dell'iniziale "Jukurrpa" sembra evocare l'Ornette Coleman elettrico, mentre nel conclusivo "Hyades" torna l'atmosfera onirica, in forma quasi psichedelica. Forse è pleonastico, a questo punto, sottolineare come tutti i musicisti coinvolti siano perfettamente sintonizzati e protagonisti nello sviluppo dell'idea di Bortone. Voci differenti, in attenta relazione. L'album respira in modo profondo, vitale, convinto e convincente.
Album della settimana.
Track Listing
Jukurrpa; Counter Hit; Okra; White Count; Mnemosyne; Pantheisme; Sud Sud Est; Tosh; Hyades.
Personnel
Matteo Bortone
bass, acousticBenjamin Garson
guitar, electricYannick Lestra
keyboardsJulien Pontvianne
saxophone, tenorAriel Tessier
drumsAdditional Instrumentation
Matteo Bortone: only electric bass; Yannick Lestra: Fender Rhodes, synth.
Album information
Title: A Tree in the Mist | Year Released: 2025 | Record Label: Onze Heures Onze
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