3ology: With Ron Miles

Insomma quel tipo di proposta che ti fa battere i piedi, ti fa muovere il corpo, ti aggancia ritmicamente e fornisce un ottimo motivo per avere fiducia e ottimismo (merce rara ultimamente) verso il prossimo e verso se stessi (almeno per i sessanta minuti dell'incisione).

Ma è anche musica che corre il rischio di sciogliersi come neve al sole a gioco (ascolto) finito, se manca di peso specifico, di un qualche elemento che la sdogani dal piacere estemporaneo. E il trombettista Ron Miles sembra proprio essere l'uomo giusto al posto giusto.

Il suo fraseggio un poco asimmetrico e ondivago, il timbro con un non so che di spiritato ed evasivo si combinano assai bene con il contralto guizzante di Doug, con il basso acustico che Tim fa splendidamente guizzare con l'agilità del basso elettrico (sul quale invece è più convenzionale) e la batteria rocciosa di Powers. Ma soprattutto incide in maniera decisiva sulla scrittura e lo sviluppo dei brani, che conservano, è vero, la loro carica dirompente ma sono ancorati ad una struttura più solida, articolata, organica e compiuta rispetto ai lavori precedenti.

Ne è testimonianza, più di altri, "Nightmares of My Youth," brano di oltre dieci minuti, crepuscolare, popolato da incubi notturni, con sonorità care a certa avanguardia contemporanea, ricco di pause e silenzi, formalmente ineccepibile, carico di una tensione sotterranea che si libera lentamente e non può lasciare indifferenti.

Convincente.

Comments