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Melissa Aldana: Visions
ByAldana, sassofonista di base a New York, prima donna e musicista sudamericana a vincere la prestigiosa Thelonious Monk Competition nel 2013 (all'età di 24 anni), nel suo ultimo disco disegna un ritratto intimo pieno di curve, scale ripide e riesce a tradurre i suoi assoli in dialoghi taglienti, affrontando anche il ruolo della donna nel panorama musicale contemporaneo. Realizzato insieme a Sam Harris al piano (lo ricordiamo anche per le sue collaborazioni con il trombettista Ambrose Akinmusire), a Pablo Menares al contrabbasso, Tommy Crane alla batteria e Joel Ross al vibrafono, Visions è un santuario dall'anima cilena, con impazienti storie di jazz da raccontare.
L'album si ispira all'opera dell'artista messicana Frida Kahlo, sebbene non tutti i brani richiamino l'influenza latino-americana, ma incorporino solo alcuni stilemi della tradizione. «La pittrice si esprimeva attraverso la sua arte, parlava di bruttezza, bellezza, essere donna, di religione, politica, sessualità e affetti, accettando se stessa come individuo», afferma Melissa Aldana. Questa tensione ispira la sassofonista nella scrittura del suo disco. Ci sono momenti in cui l'ascolto diventa quasi difficile da gestire e le composizioni s'impossessano di una ferocia, di un senso di rivalsa nei confronti di una repressione latente che dirige la nostra esistenza. Aldana trova un parallelo nel modo in cui la pittrice messicana si scaglia contro la dittatura culturale del suo tempo, la stessa con la quale deve confrontarsi come donna cilena cresciuta in una società governata da norme di vergogna, di colpa e silenzio. «Nella mia vocazione d'artista continuerò ad esplorare questi temi e a farmi ispirare dai loro significati». Quel senso di oscenità, quel dolore visivo così crudo che sprigionano i quadri di Frida, insieme al suo essere fuori scena e dentro il caos, è udibile in ogni traccia. C'è una ricerca continua, con sviluppi armonici e cambiamenti timbrici fluidi, parte di un'estetica raffinata, di una visione d'insieme poetica.
Sia in "Visions" che in "Acceptance," Aldana va oltre la complessità delle strutture, delle scale, dell'improvvisazione stessa. Il suo modo di suonare il sax tenore è sempre elegante, melodico, si distingue per il tono asciutto e per il suo essere parte di un tutto, dando spazio a un ensemble che spesso irrompe in modo liberatorio. Nell'incontro con il vibrafono di Joel Ross tutto si fa più languido e i panorami visivi pian piano si diluiscono nel tempo. "La Madrina" (omaggio a Kahlo) ne è un esempio. Sia Aldana che Harris si lasciano guidare da assoli ardenti, mentre strati tensivi e risolutivi guidano le linee del contrabbasso di Menares, sorrette dai dialoghi appassionati tra il piano e la batteria di Crane, come se esprimessero il desiderio di eternità. Con "Perdon" (una delicata ballad scritta da Menares), la chiarezza del linguaggio concede una pace serafica. Aldana usa anche costrutti jazz affermati, come nello standard "Never Let me Go" (Evans/ Livingston) che nella cadenza introduttiva ricorda lo stile di Sonny Rollins (suo idolo omaggiato anche nel brano "Elsewhere") e nell'incedere degli altri strumenti richiama un'urgenza che diviene quasi contagiosa. Il disco ha molti strati e contrappunti che rappresentano momenti diversi della vita. Ci pone di fronte ad un processo di accettazione che parte da noi stessi e vira verso una multiformità in movimento, che cambia le dinamiche e a volte l'intenzione, nel cercare un legame tra la propria determinazione e l'espressione della creatività.
Album della settimana.
Track Listing
Visions; Acceptance; La Madrina; Perdón; Abre Tus Ojos; Elsewhere; Dos Casas Un Puente; Never Let Me Go; The Search; Su Tragedia; El Castillo de Velenje; Camino al Sol.
Personnel
Melissa Aldana
saxophoneSam Harris
pianoJoel Ross
vibraphonePablo Menares
bass, acousticTommy Crane
drumsAlbum information
Title: Visions | Year Released: 2019 | Record Label: Motéma Music
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About Melissa Aldana
Instrument: Saxophone
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