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Chris Potter: Underground

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Chris Potter: Underground
La prima cosa che salta all’occhio ascoltando questo ottimo Underground del saxofonista americano Chris Potter è la presenza di una sottile anomalia che rende questo lavoro utile per capire da che parte sta andando il jazz contemporaneo.

Molto semplicemente si tratta di una anomalia nella strumentazione: manca infatti il basso, acustico o elettrico che sia. E la sua funzione è divisa non troppo equamente fra il chitarrista Wayne Krantz e il tastierista Craig Taborn. In realtà è soprattutto quest’ultimo, con la parte grave del suo piano elettrico Fender Rhodes ad occuparsi del sostegno della ritmica, insieme all’eccellente batterista Nate Smith, un nome che certamente sentiremo sempre più spesso.

Chris Potter è un ottimo leader e si sente che il progetto è decisamente suo, sue sono le scelte più importanti, sua è buona parte del repertorio e indubbiamente sue e ben centrate sono le scelte delle cover inserite a spezzare la trama. A cominciare dalla rilettura intensa e spaziosa di “Morning Bell” dei Radiohead, transitando per una notturna e raffinata escursione nella incantata “Lotus Blossom” di Billy Strayhorn, per finire con una dolente, quasi immobile “Yesterday” dei Beatles, messa in chiusura, a indicare che le possibilità di questa musica sono davvero infinite.

Quello che ascoltiamo è un chiaro esempio di come ci sia distanza fra il jazz moderno elettrico e nervoso qui molto bene rappresentato e le derivazioni fusion che spesso diluiscono l’intensità della materia prima nei mille progetti poco utili che ancora ammorbano la discografia. Qui di queste diluizioni non troviamo traccia e perfino nei momenti più lievi rimane ben avvertibile una intensità di fondo che dà spessore al progetto. L’abbondanza di riferimenti richiama anche esperienze non appartenenti alla corrente centrale del jazz (vedi i Weather Report e i Lost Tribe, avvertibili in filigrana nella frizzante “The Wheel”) ma la solidità del fraseggio di Potter è una chiara spina dorsale che fa respirare le cose nella giusta maniera.

Il chitarrista Wayne Krantz è in ottimo stato di forma e dispensa uscite piene di brio e di compattezza, con un suono che non è mai riuscito ad essere particolarmente originale neppure nei suoi ottimi progetti da leader, ma che certamente ha uno spessore e una sua forza espressiva di grande valore ed evidenza. La presenza del chitarrista aggiunto Adam Rogers in un paio di brani non ha particolare rilievo se non nelle parti di raccordo e anche in questi casi Krantz rimane padrone della situazione in modo deciso.

Craig Taborn dimostra di essere perfettamente in grado di gestire il piano elettrico, suo unico strumento in questo album e sa variare con puntualità il clima dei suoi interventi che sono frenetici, liquidi, incantati, poderosi a seconda delle necessità indicate dalla musica in ogni momento. Ne viene fuori un album che segnala alle giovani generazioni di musicisti e ascoltatori l’esigenza di prendere rischi, di uscire dai sentieri battuti, di togliere l’alimentazione a quel pilota automatico che spesso purtroppo sembra governare la musica dei nostri giorni.

Track Listing

Next Best Western; Morning Bell; Nudnik; Lotus Blossom; Big Top; The Wheel; Celestial Nomad; Underground; Yesterday.

Personnel

Chris Potter
saxophone

Chris Potter: tenor saxophone; Wayne Krantz: guitar; Craig Taborn: Fender Rhodes; Nate Smith: drums; Adam Rogers: guitar (6,9).

Album information

Title: Underground | Year Released: 2006 | Record Label: Sunnyside Records

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